l Virtual Team ovvero il Gruppo di lavoro in remoto
Ce la può fare anche l’Italia con il suo 75% di PMI colonna portante della nostra economia
Qualche anno fa andai ad un workshop del Guru Peter Ivanov organizzato presso uno Studio Notarile di Bologna da TVLP Institute, azienda californiana (Silicon Valley) con la quale collaboro.
Ricordo che qui in California dove portiamo i manager a vivere questa esperienza di entrepreneurship con Docenti di Berkeley, Stanford e Santa Clara oltre a molti già Top Manager di grandi aziende è nata ARPANET, la rete che venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro nodi: l’Università della California di Los Angeles, l’SRI di Stanford, l’Università della California di Santa Barbara, e l’Università dello Utah.
Rimasi stupita io da Ivanov e il suo workshop.
Il concetto è banale ed io ne avevo già avuto esperienza con una multinazionale tedesca e pensai: “in Italia con le PMI ci arriveremo che i nostri figli saranno nonni”. Ed invece eccoci qui a fronteggiare questa situazione e a comprendere che non è un evoluzione ma una necessità.
Continuare a sviluppare i Virtual Team non significa ove possibile non far incontrare più le persone ma ridurre semplicemente i giorni di presenza di impiegati e manager. Il processo che ci deve portare a mantenere strettamente vivo questo sistema di viverci deve valere per il cliente esterno e interno quindi per tutti i nostri collaboratori, tutti i manager e tutti i nostri clienti portandoci a migliorare il benessere della persona nell’equilibrio vita privata – lavoro, a tutela dell’ambiente e dell’economia.
«Ivanov ci dimostra che è possibile: il mondo è globalizzato e aziende con il quartier generale in Italia, già da anni producono e vendono fuori confine, e hanno così a che fare con culture diverse e modi di pensare differenti. Quella dei virtual team – studiati per aggregare e incontrare contemporaneamente i lavoratori basati in sedi differenti – è ormai una scelta dalla quale non ci si può tirare indietro. Questi gruppi possono essere “power”, possono funzionare alla perfezione».
Non si raffreddano i rapporti basta applicare alcune regole.
Per essere vincenti, i team virtuali devono prima di tutto far emergere la personalità di ogni componente del gruppo, per evitare disarmonia nel lavoro in comune. Ogni partecipante deve essere messo in grado di condividere con gli altri le proprie emozioni, i propri punti di vista e le proprie opinioni in merito a un progetto. Deve poi esserci una chiara visione degli obiettivi di fondo che il team vuole raggiungere in un determinato periodo di tempo. L’individualismo è il “tarlo” che può danneggiare il lavoro in comune e rischiare di far fallire i progetti di un team virtuale.
Per far funzionare i team virtuali tutti i componenti devono raccontare i successi e gli insuccessi lavorativi. Per far questo servono dei chiari strumenti di comunicazione. Bisogna alternare meeting periodici informali, durante i quali ognuno racconta la propria parte di lavoro, ad altri meeting più formali, in videoconferenza, per analizzare obiettivi raggiunti e per fissarne dei nuovi. Il “regista” di questi incontri deve essere preciso, chiaro nell’esposizione dei contenuti, deve essere un leader capace di attirare l’attenzione dei collaboratori; deve poi essere abile nel concedere a tutti i componenti del gruppo i propri spazi per esprimersi e per condividere i propri punti di vista.
Molto spesso anzi “troppo spesso” nel mondo delle risorse umane gli imprenditori s’improvvisano nella gestione dei collaboratori ignorando la gestione delle risorse umane quale materia che da poco ha compiuto i suoi primi 100 anni dagli albori.
Innovandoci e facendo nostri sistemi già sperimentati in lungo ed in largo quale il lavoro in remoto (smart working o tele lavoro come lo volete chiamare) è possibile che le persone che collaborano con noi siano maggiormente soddisfatte e che la nostra azienda abbia ottimizzato maggiormente i suoi costi?
Bibliografia consigliata:
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