Il video nel recruiting ai tempi del distanziamento
di Eleonora Conti
Già da tempo, diciamolo apertamente, il video fa la differenza per chi si occupa di recruiting avendo abbattuto le distanze (anche quando queste non erano ancora imposte dall’urgenza sanitaria che stiamo vivendo).
Pensiamo solo a com’era reclutare anni fa, quando sugli annunci di lavoro compariva, immancabile, la richiesta di “essere residente in provincia”. Requisito per lo più obsoleto oggi, non pensate?
Più facile leggere: “disponibilità al ricollocamento”, “disponibile a viaggi o trasferte”, “possibilità di smart working”. L’era della mobilità e della fluidità lavorativa è stata resa possibile anche grazie al video. Dapprima con i classici Skype, Hangouts e, più recentemente, con l’ausilio di numerosi software dedicati, Zoom e persino le video chiamate su WhatsApp. Il video ha permesso ai recruiter di abbattere chilometri di lontananza ed evitare spostamenti ‘inutili’, come quando un candidato veniva sottoposto a tre colloqui individuali in sede per la stessa posizione.
Il video ha permesso di reclutare a livello internazionale (aprendo mercati di nicchia a nuovi bacini di candidati), portando la selezione prima oltre provincia e poi persino oltre confine o in un altro continente. L’effetto? Quello di una competizione tra candidati a livello ‘global’ ed una ricerca di competenze che ha richiesto ai recruiter di aziende ed agenzie di collocamento di sperimentare nuovi strumenti di comunicazione (i social, tra tutti) ma anche nuovi tool e software di recruiting.
Il video ha spinto, in molti casi, aziende e professionisti a rivedere il proprio processo di selezione, saltando step divenuti anacronistici, abbattendo costi e reinvestendo risorse del dipartimento HR in attività ormai necessarie di Employer Branding.
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Adesso poi che il video si è trasformato da scelta a necessità, il panorama del recruiting ha assunto davvero una nuova forma. Adecco stima + 27% di video interviste da inizio anno e + 200% di colloqui online tra gennaio e febbraio 2020.
Colloqui online, colloqui in differita, “speech on demand” e video presentazioni sono diventati oggi termini decisamente più digeribili, anche per i più scettici. Chiaramente, il video non restituisce l’esperienza del contatto diretto, le sfumature di un’interazione uomo/uomo completa e senza filtro tecnologico, ma è di indubbio aiuto per superare, oltre che la distanza fisica, anche quella psicologica tra recruiter e candidato. Tra chi seleziona e chi è selezionato.
Il video dà a chi cerca lavoro, la possibilità abbattere ‘i pregiudizi’ che possono nascere dal nero su bianco del curriculum vitae, incapace per sua natura, di controbattere e dare così valore ad altre qualità che possono solo essere raccontate a voce o messe in pratica: le famose soft skills di cui tutti parlano. Una video presentazione, ad esempio, poiché breve e diretta, è un’arma potentissima nelle mani di quel candidato che desidera presentarsi ad un’azienda, inviando una candidatura spontanea. Richiedere invece una video presentazione può diventare un nuovo strumento per testare l’engagement del candidato e coinvolgerlo in una candidate experience tecnologicamente aggiornata ed in grado di mostrare (oltre il lato professionale) anche il lato più personale di chi cerca lavoro.
Ci auguriamo di tornare a vederci e conoscerti di persona, al più presto e senza alcun tipo di filtro, ma ciò non significa che il ruolo del video verrà per forza ridimensionato. Conviene invece trarre dalle recenti esperienze in materia qualche insegnamento: capire come utilizzare questi metodi di confronto virtuale come un’opportunità di risparmio di tempo e risorse, per dare una configurazione agile all’iter che il candidato deve affrontare nonché un nuovo significato (e valore aggiunto) al colloquio di persona.
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