I vantaggi del Multipotenziale nei percorsi di carriera
E’ possibile cambiare settore professionale a metà del nostro percorso lavorativo? Quali sono le vere difficoltà? Ma soprattutto, è possibile essere presi sul serio dai recruiter se si posseggono competenze specifiche diverse ?
Cecherò in questo articolo di spiegare non solo che tutto ciò è possibile, ma anche perchè, interessarsi a più settori diversi l’uno dall’altro, può addirittura risultare vantaggioso.
Tantissimi professionisti di ogni settore, si trovano spesso durante il loro percorso professionale a tirare le somme su obiettivi di carriera raggiunti, interessi di vita e passioni extralavorative. Spesso queste considerazioni, portano a una maggiore consapevolezza su quanto è stato fatto e quanto ancora si vuole fare, maturando delle volte anche decisioni importanti come quella di dedicarsi a nuovi percorsi di carriera. Questa scelta può essere vissuta come un passo spaventoso, spesso sconsigliato, ma allo stesso tempo emozionante e stimolante.
Se hai lavorato per tutta la vita nella stessa azienda, o hai ricoperto gli stessi ruoli nel medesimo settore, avrai sicuramente accumulato competenze specifiche. Ma questo non toglie il fatto che una persona può assumerne di nuove, imparare e, formarsi nel contempo anche in altri settori.
Scorrendo la rete ho trovato numerosi articoli con innumerevoli consigli, tutti validi, su come il candidato debba affrontare questo cambiamento, come prepararsi al meglio sia da un punto di vista emotivo che di competenze e impostazione del nuovo percorso. Non ho però trovato lo stesso livello di approfondimento volendo affrontare il discorso dal punto di vista del selezionatore nei confronti del candidato che si propone per una nuova sfida. Approcciarsi ad un neo laureato è decisamente diverso dall’approcciarsi ad un professionista con 20 anni di esperienza lavorativa alle spalle.
Cambiare lavoro e, soprattutto settore, non è ripartire da zero, ma non è neanche anni di esperienza specifica. E’ un’atra cosa.
Un buon recruiter dovrebbe saper cogliere questa opportunità. Ma ciò avviene troppo poco, perché raramente capita di trovarsi di fronte un candidato che prova a cambiare radicalmente professione e forse ciò accade anche perchè queste ‘sterzate’ sono spesso sconsigliate o troppo poco spronate.
E’ un circolo vizioso: quanto meno accade, tanto meno si conosce e si consiglia e, tanto meno accadrà.
La Multipotenzialità
Ciò che a mio avviso ad oggi non viene ancora sfruttato come si potrebbe è la Multipotenzialità dei candidati.
La Multipotenzialità (dall’inglese multipotentiality) identifica la capacità delle persone che hanno più interessi e attività, una forte curiosità intellettuale, sono creativi ed eccellono in più settori. Questo tipo di persone si definiscono multipotenziali.
Per alcuni aspetti il multipotenziale rappresenta l’opposto dello specialista e, non per questo è da intendersi con accezione negativa. Anzi, alcuni di noi non hanno un’unica vocazione , ma hanno la capacità di trasferire le competenze acqusite in un ambito, su un’altro.
Proprio grazie a queste capacità multiple, la persona con multipotenziale sa adattarsi alle situazioni, reinventarsi in base alle esigenze del mondo esterno e, ha uno spiccato adattamento al cambiamento uscendo da quelle zone di confort in cui ha forse navigato per anni, e in cui molti scelgono di rimanere perdendo grinta ed entusiasmo. Non sono forse queste tutte caratteristiche che un buon recruiter cerca per costruire solidi team?
Applicando quindi queste caratteristiche alle ricerche di ruoli e figure professionali, possiamo chiaramente scoprirne i vantaggi. Pertanto è possibile valutare un candidato che si propone a cambiare completamente settore lavorativo in modo nuovo. Basti pensare a tutte le esperienze, le abilità e le competenze maturate che hanno contribuito alla formazione, alla capacità di affrontare le più svariate situazioni.
Molte di queste competenze apprese sono effettivamente trasferibili, ciò vuol dire che possono essere applicate in più contesti, anche in settori lavorativi del tutto nuovi. Tutti questi aspetti e molti altri, sono stati approfonditi da Emilie Wapnick fondatrice di Puttylike (blog dedicato ai multipotenziali) la quale ha evidenziato che questi soggetti hanno molti interessi e attività creative nella vita, ma “non hanno una vera vocazione come fanno gli specialisti”.
In conclusione, tenendo in considerazione il fatto che siamo innegabilmente sottoposti a continue sfide dettate da dinamiche professionali che si trasformano velocemente, per affrontarli abbiamo bisogno di pensatori creativi, fuori dagli schemi.
Così, mentre lo specialista può scavare a fondo e offrire la sua conoscenza dettagliata, il multipotenziale può fornire una visione “laterale” e conoscenze alternative, utili al progetto. Da questa consapevolezza può nascere una squadra vincente, formata dalla collaborazione tra due figure che si completano a vicenda.
A mio avviso, il multipotenziale non è ancora un’aspetto completamente compreso e, il rischio più grande è quello di concedere troppo poco spazio a candidati con queste caratteristiche, tendendo a farli sentire esclusi dalle dinamiche professionali, incompresi e incapaci di portare avanti determinati percorsi.
Ma poniamoci una sola domanda: cosa ne sarebbe stato di Leonardo Da Vinci se si fosse specializzato solo nella pittura?
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