Umanesimo digitale.
Un’etica per l’epoca dell’Intelligenza Artificiale
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Siamo nel bel mezzo di un cambiamento tecnologico dirompente, la rivoluzione digitale è in pieno svolgimento.
L’Intelligenza Artificiale sostituirà a breve l’uomo in molte attività: i robot consegneranno pacchi, guideranno taxi, offriranno servizi di consulenza finanziaria, esploreranno lo spazio, lavoreranno nei call center e affiancheranno i medici negli ospedali.
Le tecnologie digitali sono già oggi ampiamente presenti nelle nostre vite lavorative e in quelle private, esercitando un’enorme pressione sulle dinamiche economiche e sociali e sollevando numerosi quesiti di natura etica e politica.
- Nel prossimo futuro potremmo attribuire la capacità di pensare anche alle macchine intelligenti?
- I robot dovranno essere considerati degli agenti morali (con diritti e doveri)?
- L’Intelligenza Artificiale sarà in grado di agire di fronte in situazione che mettono in pericolo la vita degli esseri umani?
- In futuro comunicheremo solo attraverso la Rete e avremo tra i nostri interlocutori bot e macchine intelligenti?
- L’accesso a Internet deve già oggi essere considerato un diritto umano universale?
- Come occorre ripensare il sistema dell’istruzione nell’epoca del digitale? E la politica?
- È giusto provare ad andare oltre la democrazia rappresentativa e sperimentare forme di partecipazione diretta di ogni cittadino alle scelte dei governi, rese possibili dalla tecnologia?
- I robot lavoreranno al posto nostro?
- Sarà la fine della società basata sul lavoro?
- La tecnologia ci permetterà di superare i limiti biologici dei nostri corpi?
Tutti quesiti che la letteratura e il cinema di fantascienza hanno rappresentato in maniera spesso memorabile, anticipando molti dei problemi sui quali oggi si interrogano scienziati, filosofi, psicologi, sociologi, economisti e politici.
Proprio dagli scenari immaginati in film come Matrix; Io, Robot; Ex Machina; Blade Runner; Metropolis; Minority Report; 2001: Odissea nello spazio; Il tagliaerbe e molti altri muove la riflessione di Julian Nida-Rümelin e Nathalie Weidenfeld, che sostengono l’urgenza di un nuovo umanesimo, un “umanesimo digitale”, bussola teorica per orientarsi tra i dilemmi dell’epoca dell’Intelligenza Artificiale.
L’umanesimo digitale riconosce l’importanza della tecnica e le esigenze proprie degli esseri umani, si distingue dalle visioni apocalittiche del futuro perché confida nella ragione umana, ma non assume un atteggiamento entusiastico nei confronti delle potenzialità della tecnologia, riconoscendone e sottolineandone i limiti.
In tal senso esso rappresenta un’alternativa all’imperante ideologia della Silicon Valley.
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