Le 5 lenti dell’HR
Ripensare la funzione risorse umane per guidare la people transformation
di Alessandro Rimassa – Editore: Egea (28 aprile 2023)
Per troppo tempo abbiamo considerato la Direzione del Personale una funzione laterale, sussidiaria, a disposizione di qualcos’altro o qualcun altro; un ruolo a supporto, per lo più privo di obiettivi realmente misurabili. Poi si è passati a parlare di «HR manager» e ora, con parole ancor più pregnanti, di «Chief People Officer» e «People&Culture Manager». Insieme alla denominazione sono cambiati e si sono molto ampliati anche compiti e responsabilità, non più limitati ad assunzioni e licenziamenti, controllo presenze e cedolini, relazioni sindacali e organizzazione del lavoro.
E se in passato la parte non amministrativa delle Risorse Umane pressoché non esisteva, oggi nelle grandi aziende è normale concentrarsi su talent management, employer branding e magari anche wellbeing.
Nelle PMI invece, che rappresentano il cuore pulsante del nostro sistema economico e che per rimanere competitive hanno bisogno di persone capaci, parlare di Risorse Umane significa ancora troppo spesso focalizzarsi sulla componente amministrativa e tutt’al più sul recruiting.
Chi ha la responsabilità di guidare un’organizzazione ha bisogno delle persone per riuscire a realizzare la strategia e far crescere il business, ma prima ancora ha bisogno di costruire una «strategia per le persone».
Il cambiamento da compiere ripensando il ruolo di chi si occupa delle persone è complesso e sfidante e la funzione HR non può più rimanere secondaria.
Per diventare protagonista è necessario allora che indossi – una dopo l’altra e spesso insieme – le cinque lenti qui proposte:
- quella del design per progettare il prodotto migliore per le esigenze delle persone e dell’azienda;
- quella del marketing per creare esperienze uniche che permettano ai dipendenti non solo di restare ma anche di voler essere i primi testimonial dell’impresa;
- quella del learning per guidare un processo di apprendimento continuo; quella della technology per investire su digitalizzazione e accessibilità delle informazioni;
- quella del wellbeing per costruire ambienti lavorativi in cui tutti stiano bene e siano più soddisfatti e quindi più produttivi, trovando una propria dimensione che sia insieme umana e professionale.
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