Le risposte di un HR alle 10 domande più cliccate di Google
Una curiosità diventata inchiesta
Come nasce questo articolo?
Da una semplice ricerca su internet: “Le principali domande poste in ambito HR”… ecco Google cosa mi ha restituito:
- Cosa deve sapere un HR?
- Cosa studiare per lavorare nelle risorse umane?
- Quanto guadagna un hr generalist, assistant…?
- Cosa fa un HR Junior?
- Quanti tipi di HR esistono?
- Come diventare HR Generalist e quale è il percorso di carriera che può essere seguito?
- Come l’intelligenza artificiale sta cambiando il modo di lavorare degli HR?
- Quali sono le life skills ed hard skills che un HR deve possedere?
- Consigli per chi si approccia a questa carriera?
- Difficoltà degli HR in questa era 4.0?
Pertanto, da orientatore e career coach mi sono sentita quasi in dovere di dare risposte a tutte o alcune di queste domande; nasce un ciclo di interviste nella prima delle quali ho voluto coinvolgere un HR operante in una realtà piemontese che ha come core business l’aiuto delle aziende nella costruzione di ecosistemi digitali di supply chain, consentendo ai clienti di massimizzare le loro prestazioni attraverso reti commerciali estese.
1. Secondo te per svolgere il ruolo di HR cosa devi sapere e saper fare?
“Il mondo delle risorse umane è un mondo multidisciplinare. Ciò significa che è richiede una preparazione su diverse materie dal People Management alle competenze in ambito di selezione passando per la conoscenza di processi e di tematiche legate alla formazione e allo sviluppo organizzativo e del capitale umano. Da non dimenticare il mondo delle relazioni sindacali che comunque prende una buona fetta di del nostro lavoro, unitamente alle normative sul diritto del lavoro, materia che varia costantemente. Anche gli aspetti legati al cost controlling sono importanti così come la competenza sul payroll”
2. Cosa bisogna studiare per poter arrivare a presidiare tutti questi concetti?
“Porto il mio esempio: laurea magistrale con focalizzazione sull’aspetto di organizzazione aziendale con successivo conseguimento di un master in HR Management mentre lavoravo perché ho capito che le risorse umane erano il mio futuro. Vi sono molti altri percorsi di laurea che possono veicolare verso il mondo HR: psicologia, economia, ma anche ingegneria gestionale che aiuta anche ad avere una mente analitica, così come lettere e filosofia, scienze politiche per fare qualche esempio.”
3. Come sei arrivata oggi fin qui?
“Io ho iniziato subito dopo la laurea, immediatamente dopo la quale ho avuto l’opportunità di lavorare all’interno di un’agenzia per il lavoro (ApL) e ammetto che quando ho iniziato non conoscevo per niente il mondo HR, ma, grazie allo stage, sono stata successivamente inserita in azienda, ho lavorato quindi prevalentemente sulla selezione ed in area commerciale con Clienti di diverse settori.
Sono stata circa quattro anni all’interno di questa realtà e, nel frattempo, nel weekend frequentavo un master che ho autofinanziato per approfondire le tematiche legate ai processi delle risorse umane perché avevo scoperto l’esigenza di dover dare il mio contributo. Terminato il master ho conosciuto la realtà dove lavoro oggi tramite il lavoro che facevo prima entrando come HR Specialist ed eccomi qui da sette anni in questa realtà. Ho seguito, in questi 7 anni, diversi step di carriera entrando da HR Specialist e focalizzandomi prevalentemente sul mondo del recruiting per poi diventare HR business partner proprio perché sempre di più si sentiva il legame strategico delle risorse umane anche con il business che era fondamentale; da un anno e mezzo sono HR manager all’interno dell’azienda ed ho due persone che lavorano con me .”
4. Quanto il percorso del master ti è servito poi per entrare a far parte di questo mondo?
“Mi è servito molto perché l’Università ti prepara genericamente su materie come l’economia piuttosto che il diritto del lavoro o l’organizzazione aziendale in generale, ma non ti prepara nello specifico. Quindi sì, sapevo fare la selezione ma lavorando ho capito i trucchi del mestiere: come fare un’analisi dei fabbisogni per la formazione oppure come sviluppare il potenziale di una persona e come far emergere anche il talento e conoscere anche le politiche retributive piuttosto che gestire le organizzazione sindacali. Il master lo definirei il mio trampolino di lancio.”
5. Quanto guadagna un HR?
“Una figura Junior come un HR generalist, affidandomi ai benchmark di mercato, può guadagnare tra i 25 e 30 mila euro di retribuzione annua lorda, mentre una persona che supera i 10 anni di esperienza, può arrivare anche a 80 mila euro di retribuzione (HR director). Ovviamente dipende molto dal settore in cui operi e dal posto in cui lavori. Il mercato milanese, ad esempio ha cifre diverse rispetto alla provincia. Ad ogni modo conta sia l’esperienza che la tipologia di specializzazione che l’HR consegue.”
6. Quanti tipi di HR esistono?
“Non li saprei quantificare; io ricordo, quando ho iniziato dieci anni fa circa, che le figure in ambito HR erano: HR Specialist, HR manager ed HR director; poi è stato introdotto l’HR business partner, il Learning and Development Manager che guarda la formazione lo sviluppo organizzativo, il Compensation & Benefit che guarda salari e Welfare, l’Industrial Relationship Manager, il Talent Acquisition per chi è focalizzato sull’Employer Branding.”
7. Raccontaci la tua giornata tipo
“Io ho una relazione diretta con il line of business manager per le diverse esigenze che possono esserci. La nostra azienda si occupa di informatica che è un settore molto in voga adesso e dove abbiamo il problema della scarsità dei candidati. Controllo costantemente le esigenze formative di selezione, piuttosto che casi particolari di persone che devono essere gestite per percorsi di carriera. I miei collaboratori seguono le selezioni lasciando a me la fase di negoziazione. Inoltre mi occupo di tematiche formative e di employer engagement, andando ad analizzare anche la motivazione che spinge le persone a lavorare. Questi sono progetti di più lungo periodo.”
8. Un HR Junior, invece, cosa deve sapere e sapere fare?
“Un HR Junior segue principalmente sin da subito le tematiche legate alla gestione del personale in azienda perché è un modo anche per conoscere il tessuto organizzativo. A questo si aggiunga la formazione in fase di onboarding e non solo (consegna dei device, regole comportamentali etc)”
9. Come fare il passaggio da HR Generalist ad HR Specialist?
“Bisogna specializzarsi sempre di più nelle tematiche legate alla gestione del personale, ad esempio si può essere più forti sulla Talent acquisition, oppure sul recruiting ed emplojer branding, oppure se preferisco relazionarmi con le Università per trovare i candidati, posso puntare a diventare HR Talent acquisition. Ad esempio, mentre nei primi anni mi sono occupata prevalentemente di selezione ad oggi mi sono specializzata in nuove aree.”
10. Come stai vivendo l’approccio con l’AI?
“Sto cercando di tenermi al passo con l’aggiornamento rispetto a questo perché non si può prescindere dal non conoscere questo tema. Banalmente io prima gestivo le candidature su un file excel ma ad oggi non posso farlo più perché ne arrivano tantissime, quindi è proprio necessario avere strumenti e tools che ti supportano nella gestione dei processi legati alle risorse umane. Con la società stiamo lavorando con algoritmi di intelligenza artificiale che ti permettono di trovare il candidato giusto subito senza fare troppo screening, oppure, nell’ambito dell’employer engagement stiamo selezionando piattaforme che ti supportano per valutare il clima aziendale, piuttosto che per fare delle survey restituendoti importanti risultati. Ovviamente l’intelligenza artificiale non può sostituire la persona ma può essere un valido aiuto per eliminare attività ripetitive.”
11. Quali life ed hard skills deve possedere un HR?
“Parto dalle hard skills quali la conoscenza dei processi di recruiting, del processo di formazione dell’ambito di sviluppo, ma anche di pianificazione controllo, organizzazione aziendale, diritto del lavoro. Non può mancare una buona conoscenza delle lingue. Tra le soft skills, invece, troviamo l’empatia, la base per chi lavora nel mondo delle risorse umane, così come la sensibilità, la generosità, la resilienza e la pazienza. C’è bisogno, inoltre, di una buona dose di assertività così come doti di leadership. È importante anche la capacità di analisi e capacità comunicative e di mediazione soprattutto nei conflitti interni che bisogna saper gestire. Non dimentichiamo il problem solving.”
12. Quale attività formativa ti ha lasciato maggiormente il segno nella tua crescita personale e professionale?
“A me è servito molto il corso sul Public Speaking e comunicazione non solo per parlare in pubblico, ma anche come leva manageriale nei rapporti con Clienti o colleghi. Adattare il linguaggio rispetto a chi abbiamo di fronte è stato un corso che offriamo all’interno del nostro percorso manageriale e che ti permette proprio di identificare i diversi stili sociali di comportamento ed adeguare conseguentemente la tua comunicazione”
13. Quali le difficoltà che oggi incontri nel tuo ruolo?
“Incontriamo difficoltà legate alla scarsità di candidati perché già il mondo Stem è un mondo che per fortuna si sta espandendo sempre di più. I candidati, inoltre, sono diventati molto esigenti perché cercano di trovare la realtà che sia più affine ai propri bisogni . Nell’ambito informatico, ad esempio, i candidati prediligono attività full remote quando la nostra azienda ha una modalità di lavoro ibrida concedendo alcuni giorni di Smart Working. Noi cerchiamo di solito sviluppatori dedicati allo sviluppo delle nostre piattaforme ed i requisiti minimi sono quelli di conoscenza del linguaggio di programmazione e dello sviluppo di software. Ricerchiamo anche Project Manager quindi persone che invece si occupano di gestire un progetto per cui i requisiti sono quelli di conoscenza del ciclo di vita di un progetto con capacità di analisi funzionale e raccolta dei requisiti da parte del Cliente nonché pianificazione delle giornate di lavoro stimate. Infine ricerchiamo risorse in ambito Sales per aumentare la nostra forza vendite.”
14. Come vedi il prossimo futuro?
“Le persone saranno sempre più orientate agli obiettivi e meno al tempo dedicato al lavoro. Dobbiamo considerare che abbiamo 4 generazioni che coesistono: i Baby Boomer e la Generazione X che sono spesso collocati nel top Management e poi i Millennials e la Generazione Z che hanno obiettivi ed esigenze anche diverse rispetto alle prime due generazioni. Quindi le aziende devono essere pronte a far sì che questo ricambio generazionale sia agevolato diffondendo tanta cultura internamente. Il secondo aspetto è legato alla diversità ed inclusione, elemento sul quale le aziende devono essere pronte ad integrarsi .”
15. Consigli per i giovani
“Io sono dell’idea che quando si entra nel mondo delle risorse umane bisogna fare del proprio lavoro una passione come lo è diventata per me. E’ difficile, ma riesce anche a restituirti grandi soddisfazioni.”
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Grazie Enrica! Mi fa piacere constatare che confermi diverse considerazioni riportate nell’articolo e, scritto da te che hai esperienza ventennale, va a sottolineare il ruolo centrale e la multidisciplinarieta’ di questa figura dove “formazione continua” è certamente la strada maestra per specializzarsi lungo il percorso lavorativo in una delle tante opportunità di carriera che il mondo hr offre.
Ottimo articolo Manuela Tortese, aiuta a far comprendere il ruolo che ricopre un HR nel mondo del lavoro.
Un universo fatto di persone con interessi, obiettivi, passioni da coltivare, implementare attraverso la formazione continua e l’aggiornamento costante ma con un altro elemento essenziale la “Curiosità del conoscere e del sapere”. Questo atteggiamento è essenziale in qualsiasi lavoro e sopratutto con chi si dedica al mondo delle Risorse Umane se non ho la curiosità di voler comprendere cosa le persone, la società, il mondo del lavoro mi chiede in un contesto geopolitico complesso come quello attuale, sarà difficile riuscire ad essere innovativi e di supporto sia alle aziende sia ai talenti, alle persone da collocare.
Molto spesso mi ritrovo con persone alla ricerca di ricollocarsi spaventati, disorientati, inesperti nella ricerca del lavoro.
Personalmente occupandomi di Politiche Attive in veste di Orientatrice e Consulente cerco di supportare le persone con le quali mi confronto quotidianamente per far emergere il loro talento, la passione, motivazione nel ruolo da ricoprire nel contesto lavorativo e dopo i nostri incontri vedere riaccendere la scintilla, la voglia di mettersi in gioco, di aggiornarsi è per me una fonte di energia inesauribile.
Ho ricoperto il ruolo di HR per molti anni, successivamente ho capito che mi stava un po stretto così ho deciso di dedicarmi all’orientamento e alla formazione…è un ruolo diverso ma con alcuni punti in comune, quello principale rimane fare incontrare la risorsa con l’azienda e supportarli nella nuova esperienza lavorativa.
Grazie Angela, sei sicuramente l’esempio lampante che la carriera lavorativa può e deve modificarsi negli anni ed adattarsi ai cambiamenti esogeni si, ma anche a quelli endogeni, a dove ci sentiamo più utili, a dove mettiamo più cuore!
Anche io, come te, ho cambiato negli anni la mia mansione mantenendo sempre il focus sulla formazione ma poi la mia carriera si è evoluta grazie proprio a racconti come questi, che ispirano, che stimolano a raccogliere nuove sfide. Avrai letto che anche l’HR intervistata ha, nel tempo, come riportato nella risposta alla domanda 7, scelto di cambiare mansione dedicandosi di più alla “negoziazione” e meno degli anni passati alla “selezione”…mi piace, in merito a questa…evoluzione che ci vede protagonisti, citare la frase di un filosofo francese che forse in pochi conoscono, Henri Bergson, premio Nobel per la letteratura, che, nella sua teoria afferma “Esistere significa cambiare, cambiare significa maturare, maturare significa continuare a creare se stessi incessantemente”.
Grazie per aver pubblicato questo articolo, mi ha dato dritte importanti sul mondo HR, un mondo che mi appassiona, e da cui sto cercando di apprendere il più possibile
Ciao Martina! Mi fa davvero piacere ..l’ho immaginato proprio per orientare partendo da esperienze di vita vissuta di un hr. Non sempre all’Universita’ si hanno chiari i ruoli e le opportunità lavorative che determinati percorsi offrono e questo secondo me è uno spaccato molto attuale della figura Hr in tutte le sue sfaccettature (opportunità ma anche difficoltà ) raccontato senza fronzoli e senza filtri !
L’articolo offre un’interessante panoramica sulla professione delle risorse umane, evidenziando la complessità del ruolo. Sono d’accordo con la collega HR intervistata sul fatto che la preparazione in questo campo richieda una vasta gamma di conoscenze, che spaziano dal People Management alla conoscenza delle normative sul lavoro e all’organizzazione aziendale.
Personalmente, lavorando nel settore HR da oltre 20 anni, confermo l’importanza di essere “multidisciplinari” senza pretendere di essere “tuttologi”, ma di avere la volontà di apprendere continuamente. Il mio background accademico in ambito internazionale mi ha inaspettatamente aperto le porte verso questo affascinante campo, dimostrandomi che le diverse esperienze accademiche possono essere un valore aggiunto.
Inoltre, concordo sul fatto che nel mondo delle risorse umane sia essenziale essere visionari e pronti ad affrontare sfide e novità in un contesto in continua evoluzione. L’aggiornamento costante, che sia attraverso percorsi formativi strutturati o l’apprendimento autodidatta, è fondamentale per rimanere competitivi e per rispondere alle esigenze del mercato.
L’intervista ci rende una visione completa delle competenze e delle attuali sfide del settore HR da affrontare con passione, studio e creatività: lavoro flessibile, AI, the next generation, la formazione continua e la fidelizzazione del personale. Come si fa a non amare questo lavoro!