Riflessioni cambiamento professionale

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Riflessioni sul tema del cambiamento professionale

di Rovena Bronzi

Questo articolo è rivolto a tutti coloro che a metà della loro carriera sentono di:

  • avere un sogno professionale e di volerlo realizzare,
  • voler raggiungere un obiettivo professionale, vecchio o nuovo che sia,
  • voler cambiare, andare “oltre” quello che hanno perché insoddisfatti e infelici, anche se non sanno ancora dove vogliono andare

e per far ciò devono affrontare quello che è un cambiamento professionale, al di fuori della realtà che li ha accolti fino a quel momento e magari anche in vesti e ruoli nuovi.

Sappiamo benissimo che non tutti, seppur con le migliori intenzioni, decidono davvero di portare avanti questa sfida, di lottare, di costruire questo cambiamento e non tutti lo fanno allo stesso modo.

A tal proposito, possiamo parlare di 3 diversi scenari (ciascuno corrispondente alle 3 sfere sentimentali di: amore per la vita, inquietudine e risentimento), a ciascuno dei quali sono state abbinate delle domande a cui invito a rispondere, leggendo dentro voi stessi anche per capire come state affrontando il cambiamento professionale. 

Ovviamente non esistono risposte giuste o sbagliate, ma solo opportunità di riflessione e magari anche di azione futura.

I percorsi di carriera e di definizione degli obiettivi professionali non sono uguali per tutti.

Alcune persone “sentono” il proprio obiettivo professionale fin dall’inizio della loro carriera, anzi addirittura ancora da prima, in qualche modo lo sentono da sempre, come una sorta di vocazione professionale e quindi, fin da subito, si muovono in quella direzione riuscendo spesso anche a raggiungere livelli di eccellenza. 

Oppure non ottengono i risultati desiderati e quindi a un certo punto della loro vita devono rimboccarsi le maniche e ricominciare da altro.

Altri ci mettono magari (un pochino) di più a capire che cosa vogliono fare, oppure lo hanno ben chiaro ma certe circostanze di vita li portano a intraprendere altri percorsi che li allontanano da ciò che avrebbero voluto fare dopo la scuola, oppure è l’esperienza che nel tempo li porta verso un cambio di paradigma e di priorità, di interessi: ecco quindi che, a un certo punto, quel sogno, quel desiderio, quella passione iniziano a pulsare, a diventare sempre più forti.

Infine, in altri casi ancora, alcuni sanno solo che quello che fanno non li appaga più, anzi, genera in loro malessere, apatia, addirittura sofferenza e quindi è arrivato il momento di dover cambiare, di andare oltre, ma per capire il significato di quell’ “oltre”, dovranno affrontare un percorso di coaching o di orientamento professionale per chiarire il percorso da fare. 

  1. C’è chi va VERSO

In questo caso, parliamo di motivazione, di passione, di piacere, di attrazione, di determinazione, di valorizzazione, allenamento ed espressione di potenzialità quali per esempio la perseveranza, l’audacia, l’integrità (e ricordiamoci che le potenzialità quando vengono allenate, valorizzate ed espresse diventano competenze, a certe condizioni addirittura talenti ma soprattutto poteri e i poteri possono generare cambiamenti e definire addirittura stili di vita!). 

Tanti sono gli ostacoli e tanti saranno magari anche gli insuccessi, ma la motivazione, l’insegnamento, il piacere che si trae anche solo dall’aver deciso di andare alla ricerca di quella felicità, cercando di costruirla giorno dopo giorno, porteranno comunque ad andare avanti e a non arrendersi e saranno comunque motivo di appagamento. 

Chi decide di andare verso, indipendentemente dai risultati che ottiene, in realtà non sta andando solo in direzione di un cambiamento professionale, ma addirittura sta anche: 1) andando verso quelli che sono i bisogni fondamentali della sua vita, quali l’auto-governo (ovvero la libertà di governare la propria vita, di essere libero di scegliere, di desiderare, di agire e di pensare), l’auto-realizzazione e l’auto-determinazione, 2) allenando alcune delle più importanti potenzialità di specie quali la tensione all’auto-realizzazione, la proattività, l’auto-sviluppo e la cura di sé.

Attenzione, però: andare verso, non vuol dire buttarsi a capofitto in una situazione o lasciarsi guidare esclusivamente dal desiderio, dalla passione, vuol dire sempre e comunque organizzare e pianificare il cambiamento, costruirlo step by step. Non dimentichiamolo!

-> Domanda nr. 1: Ma è possibile potersi comunque sentire appagati pur senza aver conseguito un (immediato) successo e poter comunque costruire la propria felicità anche dinnanzi a degli insuccessi? Vi è mai capitato? Tornate indietro con la memoria e raccontate esempi concreti a conferma o negazione della vostra risposta.

-> Domanda nr. 2: Che significato date ai termini auto-realizzazione, felicità, motivazione, auto-governo, auto-determinazione, auto-sviluppo e come pensate di matcharli con il termine di cambiamento professionale?

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  1. C’è chi va VIA

In questo caso, parliamo di paura e inquietudine, di evitamento, di un continuo rimandare, di inutile tentativo di diniego di quel desiderio, di rinuncia, di una solo apparente accettazione di una situazione che, pur infelice che continua ad essere, ci permette di rimanere nella nostra comfort zone, anzi, spesso l’illusione di mantenere una sicurezza diventa forse più forte del desiderio stesso di cambiare. 

La paura può essere sicuramente un importante alleato nel momento che ci porta a riflettere, a ragionare, ad affrontare il cambiamento in modo consapevole, impedendoci di fare salti nel vuoto, con il rischio di farci male, laddove non ci sono le condizioni, non sono state attentamente pensate o i tempi non sono ancora maturi per affrontare il grande cambiamento. 

Ben diverso è quando vi blocca, ferma, impedisce di superare la comfort zone e quindi di arrivare alla zona della crescita, del cambiamento, solo perché vi trattiene in una “gabbia dorata”. 

-> Domanda nr. 3: In quali occasioni la paura è stata vostra alleata e quando al contrario vostra nemica? Cosa avete pensato, fatto, provato?

-> Domanda nr. 4: Secondo voi esistono ancora oggigiorno, nel mondo del lavoro, sicurezze tali da portare a rimanere dove si è, perché lì si è sicuri e protetti? Raccontate esempi concreti (diretti o indiretti) a conferma o negazione della vostra risposta.

  1. E infine, c’è chi va CONTRO

In questo ultimo caso, parliamo di rabbia, di rimozione forzata dalla nostra mente e dal nostro cuore e di trasformazione di qualcosa di desiderato in un qualcosa di odiato, respinto, negato al punto di provare rabbia verso quel qualcosa.

In questi casi, addirittura si può arrivare a provare un sollievo nell’essere riusciti a rinunciarvi, addirittura a provare una sorta di pseudo piacere nell’aver “scelto” di non cambiare e di pseudo amore verso quello che si è riusciti a ottenere (seppur, da sempre, fonte di sofferenza e malessere) solo perché siamo stanchi e delusi di quanto abbiamo fino a questo momento ottenuto o meglio non ottenuto andando verso. 

-> Domanda nr. 5: Ma quando sono la rabbia, la delusione, la rinuncia ad aver avuto il sopravvento, cosa cambierebbe nella  domanda nr. 2? 

-> Domanda nr. 6: Che cosa ne pensate dell’aforisma di O. Wilde “La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”?

E infine, a conclusione, domande TOP: 

Vi è mai capitato di andare verso? Via? Contro? 

Cosa avete provato? Come vi siete sentiti? Lo rifareste? Perché si e perché no?

Tornate indietro con la memoria e raccontate, con esempi concreti, esperienze reali di vita professionale (ma se preferite, anche relazionale, sentimentale, ecc.) “verso, via, contro”.

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“Bibliografia” di ispirazione:

 

Questo articolo è offerto da:

Rovena Bronzi
Job Coach| Work life balance | Cv writer | Assistente del personale con certificato HRSE
Mi chiamo Rovena Bronzi e abito in provincia di Varese. Dopo aver conseguito una laurea in psicologia del lavoro e nel 2018 un titolo svizzero di assistente del personale, attualmente mi occupo in Canton Ticino di segretariato e amministrazione del personale. In Italia sono job coach, tutor e Cv writer: alleno, oriento e motivo, attraverso percorsi individuali e di gruppo, a «USCIR A RIVEDER LE STELLE» con creatività, leggerezza e piacere, nella ricerca di un nuovo lavoro, nel cambiamento professionale e nella ricerca di una conciliabilità lavoro – famiglia – tempo libero.

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