Rete formale e rete informale nella ricerca “attiva” di un lavoro
Rete formale e rete informale sono 2 importanti aspetti nella ricerca “attiva” di un lavoro:
RETE FORMALE:
- a livello formale, ci si può rivolgere a vari enti, trasmettendo, per esempio, direttamente il Cv, iscrivendosi a dei portali, compilando format o sezioni quali “lavora con noi”, consegnando il Cv brevi manu, rispondendo ad annunci di lavoro. Tra questi enti, cito le aziende e le società per un’assunzione diretta nel proprio organico, agenzie per il lavoro, siti e riviste specialistici, portali di ricerca lavoro, bandi pubblici di concorso, enti pubblici e privati accreditati alle politiche attive del lavoro, career day;
- più classica, più orientata al qui et ora, più diretta, ma anche, per molti, purtroppo quella con risultati minori, in quanto la competizione è tanta e spietata;
- trasmissione e compilazione prevedono, sempre, prima di tutto pianificazione e organizzazione, per esempio, mappando gli enti e le aziende a cui sottoporre la candidatura e compilando un “diario” in cui riportiamo, di volta in volta: a chi, quando, ev. feedback, ev. rinvii, per quale offerta di lavoro, ecc.;
- fondamentali sono il dedicare tempo ed energie a quello che stiamo facendo e il metterci in gioco, il “provarci ripetutamente”, credendo in noi stessi e negli obiettivi che vogliamo raggiungere: anche se questo non significa naturalmente rispondere indistintamente a tutte le offerte di lavoro, anche quelle NON in linea con il nostro profilo, anche perché, facendo cosi, facciamo solo perdere tempo ai recruiters e finiamo solo per essere etichettati come “persone non attendibili”!
RETE INFORMALE (anche supportata da formazione continua):
- consiste nel fare attività di networking (attraverso, per esempio, social professionali quali LinkedIn o il passaparola), nel creare e seminare una rete di relazioni e conoscenze, nel coltivarla step by step e nel raccoglierne i successi nel tempo;
- più moderna, più orientata al futuro, ma anche quella che ha dimostrato dare maggiori risultati.
Oltre naturalmente, a “spargere la voce” all’interno della propria rete di rapporti interpersonali, fare network all’interno dei social professionali come LinkedIn, significa:
- rispondere alle offerte di lavoro e postare richieste di lavoro,
- commentare in modo educato e costruttivo,
- coinvolgere i professionisti nei nostri progetti e in tutte quelle attività extra professionali che sono in linea con il nostro profilo,
- chiedere consigli e approfondimenti,
- mettere “like” ad argomenti che ci rappresentano e che ci stimolano,
- condividere post sia professionali che personali che mettono in luce anche la nostra parte umana,
- ascoltare webinar e tutorial da parte di esperti, leggere i loro post,
- farsi seguire e supportare da professionisti,
- promuovere la propria immagine, renderla attraente e interessante, far arrivare ai destinatari le competenze e il potenziale che possediamo, far trasparire motivazione e passione in quello che facciamo, far arrivare che abbiamo tanto da dire.
Non so chi sia l’autore, ma qualcuno ha scritto in rete:“…gli alberi che piantiamo oggi, creeranno le foreste di domani…”, quindi, parallelamente ai metodi più tradizionali, dobbiamo iniziare fin da subito a piantare i nostri alberi della conoscenza, del sapere, che un domani diventeranno le nostre foreste, le nostre opportunità!
Lo stiamo proprio vedendo in questi mesi come le cose cambiano repentinamente e senza preavviso, come accadono eventi che non avremmo mai pensato e, quindi, questo dovrebbe servire a farci capire che, anche se ad oggi non abbiamo nessuna intenzione di cambiare lavoro o di aprirci nuovi orizzonti, non possiamo sapere quello che ci riserva il futuro.
Infine, per concludere, solo un paio di riflessioni:
1) Per quanto riguarda la formazione continua, a parte quella più istituzionale, quindi scuole o corsi, a distanza o in loco, nei social professionali come LinkedIn troviamo sempre più spesso pubblicazioni, tutorial, webinar attraverso i quali molti specialisti forniscono un loro importante contributo per aiutare chi sta cercando lavoro.
Sicuramente può capitare, cercando di seguirli tutti o quasi, di ascoltare opinioni divergenti le une dalle altre.
I professionisti delle HR o di un certo settore sono prima di tutto persone e come tali ognuno ha una propria esperienza, una propria professionalità, una propria formazione, una propria specifica scuola di pensiero, gusti personali, un proprio modo di concepire il dossier di candidatura, delle proprie motivazioni e una propria concezione degli obiettivi che vuole raggiungere e di come vuole farlo, quindi è perfettamente normale trovare divergenze.
Un utile consiglio è quello di ascoltarne diversi, ma poi focalizzarsi su quel professionista o quei professionisti che più sentiamo vicino a noi, alla nostra personalità, al nostro modo di approcciarci alle situazioni, e seguirli, approfondire i loro contenuti e magari anche contattarli privatamente per intraprendere percorsi più mirati e personali.
2) Per quanto, infine, riguarda le garanzie di essere chiamati avendo un buon Cv, decenni fa, sicuramente, l’avere un Cv che era in grado di trasmettere motivazione, creatività, soft skills tali da rendere “interessante” il candidato, umiltà, voglia di rimettersi in gioco e di reinventarsi a qualsiasi età, voglia di imparare, era la carta vincente che rendeva il candidato una “risorsa”, anche là dove il profilo non era in linea al 100% con la job description: il periodo di inserimento e una buona formazione sarebbero poi bastati a colmare le eventuali lacune (a parte ovviamente per quei ruoli dove sono richieste hard skills basilari, non “negoziabili” o dove sono necessariamente richieste esperienze a livello professionale e un titolo specifico a livello accademico, come nel caso del medico specialista).
Oggigiorno è molto più difficile, a causa soprattutto della crisi del mercato e dell’enorme numero di inoccupati, disoccupati e occupati alla ricerca di condizioni di lavoro migliori.
Gli standard ricercati sono diventati più rigidi e lasciano meno spazio alla flessibilità nella selezione, anche là dove il Cv e soprattutto la lettera di presentazione sono davvero buoni e servono davvero a distinguere il candidato dalla massa, a farlo apparire come una reale “risorsa”.
Non dimentichiamoci, poi, che il recruiter è l’interfaccia tra il candidato e il Committente, è un “business partner” ma non è lui che sceglie, che decide come dovrà essere il candidato ideale (soprattutto per quegli elementi chiave quali il budget a disposizione, l’età, il livello di formazione ed esperienza) e che assume! Il suo compito è quello di presentare, attraverso un processo di selezione, una rosa di candidati in linea con le volontà del Committente, volontà a cui il recruiter deve attenersi già nelle fasi di reclutamento e screening dei Cv.
Quindi, un candidato può anche avere un Cv ineccepibile, “perfetto” sotto ogni punto di vista, ma se poi non rientra nello specifico profilo richiesto, non lo incarna al 100%, purtroppo, difficilmente (attenzione!!! “difficile”, non “impossibile”) verrà contattato per un colloquio.
Detto ciò, in ogni caso, il Cv e la lettera di presentazione sono comunque degli importanti strumenti per attirare l’attenzione del recruiter, per distinguersi, per aprire una possibilità di essere contattati per un colloquio…ma non basta….sono solo il punto di partenza di un percorso che sicuramente può essere arricchito e facilitato anche grazie al supporto di un coach o di un tutor.
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