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Quanto Vale il Tuo Lavoro?

Risultati della Survey sulle percezioni del valore del  lavoro

di RisorseUmane-HR.it

Nella primavera del 2013, l’antropologo David Graeber catalizzò l’attenzione mondiale con un articolo provocatorio che sfidava il senso del lavoro contemporaneo. Graeber, noto per le sue critiche radicali al capitalismo finanziario, pose due domande scomode: “Se il vostro lavoro non esistesse, quanti ne sentirebbero la mancanza?” e “Qual è il contributo significativo che offre al mondo?” Queste domande scatenarono un dibattito globale sul valore e sull’importanza dei lavori moderni, mettendo in discussione la loro reale necessità e utilità.

Il concetto di “bullshit jobs“, introdotto da Graeber nel suo libro “Bullshit Jobs[1] esplora ulteriormente queste riflessioni, definendo tali lavori come quelli percepiti come inutili non solo dalla società ma spesso dagli stessi impiegati. Questi ruoli, secondo l’autore, non aggiungono valore tangibile al tessuto sociale e proliferano in un’economia che valuta il lavoro più per il tempo impiegato che per l’effettiva utilità.

La nostra survey sul valore del  lavoro

Ispirati dalle sue provocazioni, tra giugno e luglio 2024, abbiamo lanciato una Survey su LinkedIn [2], replicando le stesse domande di Graeber per conoscere la percezione del valore del lavoro tra i numerosi professionisti che seguono la nostra pagina: HR manager, dirigenti, consulenti, professionisti del settore tecnologico, della formazione, delle vendite, del marketing, dell’amministrazione, del benessere. La survey è stata pensata per conoscere la percezione sul valore del lavoro rispetto le loro mansioni.

I partecipanti potevano alla domanda Quanti sentirebbero la mancanza del tuo lavoro se non esistesse? potevano scegliere tra “Moltissimi, “Alcuni, “Pochi” o “Nessuno“, per indicare quante persone avrebbero sentito la mancanza del loro lavoro se non esistesse. La survey ha raccolto, in sette giorni, un totale di 592 risposte, riflettendo un’ampia gamma di percezioni sul valore del lavoro.

Questo campione di risposte fornisce una visione dettagliata e diversificata delle percezioni del valore lavorativo, mettendo in luce non solo le differenze tra mansioni e settori, ma anche le diverse motivazioni e sentimenti che spingono tutti a valutare l’importanza del proprio ruolo all’interno delle loro organizzazioni e nella società in generale.

Di seguito riportiamo i risultati, che evidenziano chiaramente come le percezioni del valore del lavoro variano notevolmente tra le diverse categorie professionali e come queste percezioni influenzano la motivazione e l’identità professionale dei lavoratori.

  Indice

L’impatto delle percezioni del valore del lavoro

L’analisi dei risultati della nostra survey rivela un panorama interessante sulla percezione del valore del lavoro. Il 43% dei rispondenti ritiene che il loro lavoro sarebbe estremamente mancato, indicando una forte convinzione del valore e dell’impatto del proprio ruolo nella società. D’altra parte, il 15% ha espresso la sensazione che il loro lavoro non sarebbe mancato affatto, suggerendo una potenziale alienazione o la percezione di compiere attività poco significative.

Quanti sentirebbero la mancanza del tuo lavoro se non esistesse?

Questi dati non solo riflettono la varietà di professioni e settori rappresentati, ma sollevano anche questioni importanti sulla strutturazione del lavoro moderno. Il concetto di ‘bullshit jobs’, come discusso da Graeber, sembra trovare eco nei sentimenti di una parte non trascurabile dei lavoratori: il 57% di loro dubita dell’utilità sociale delle proprie occupazioni.

Valore del Lavoro: percezioni e realtà professionali

L’ampia varietà delle professioni rappresentate dai rispondenti pone l’accento sulla complessità della questione. Dalle professioni in ambito HR, gestione e consulenza, a quelle in settori come la tecnologia e l’istruzione, le percezioni di utilità variano notevolmente. Manager, CEO e consulenti, in particolare, mostrano una chiara consapevolezza del valore strategico dei loro ruoli e dell’impatto che hanno sulle dinamiche aziendali e organizzative. Tuttavia, le differenze nelle risposte evidenziano anche come il contesto lavorativo e le aspettative personali possano influenzare la percezione dell’importanza del proprio lavoro.

Quanti sentirebbero la mancanza del tuo lavoro se non esistesse?

Categoria Moltissimi (%) Alcuni (%) Pochi (%) Nessuno (%)
HR e Management 50.35 25.17 17.48 6.99
Consulenza 44.44 27.78 16.67 11.11
Salute e Benessere 40.00 30.00 20.00 10.00
Formazione / Educazione 38.46 25.64 23.08 12.82
Tecnologia 35.71 28.57 21.43 14.29
Amministrazione 45.57 22.78 18.99 12.66
Vendite e Marketing 48.39 22.58 9.68 19.35

Tabella delle percentuali per macro-categoria

Questi dati in percentuale per le categorie professionali mostrano come le percezioni di utilità del lavoro siano diversificate e riflettano la complessità e la varietà del mercato del lavoro moderno. Le professioni in ambito HR e management, ad esempio, hanno una percezione di utilità molto alta, con il 50.35% dei rispondenti che ritiene il proprio lavoro estremamente necessario. Questo è comprensibile, dato che questi ruoli spesso implicano una visione strategica e un impatto diretto sulla crescita e sul benessere delle organizzazioni.

D’altro canto, anche settori come la tecnologia e l’amministrazione, nonostante la loro importanza intrinseca, mostrano una distribuzione delle percezioni più equilibrata, indicando che la percezione di utilità può essere influenzata da fattori come la visibilità del ruolo e il riconoscimento da parte della società. Ad esempio, i ruoli tecnologici, pur essendo fondamentali per l’innovazione e l’efficienza, hanno il 35.71% dei rispondenti che considera il proprio lavoro estremamente necessario, ma possono essere percepiti come meno visibili rispetto a quelli in management.

Inoltre, le professioni in consulenza e salute e benessere mostrano un’ampia gamma di percezioni, evidenziando come l’impatto percepito possa variare non solo tra diversi settori ma anche all’interno dello stesso settore. Ad esempio, il 44.44% dei professionisti della consulenza considera il proprio lavoro estremamente necessario, mentre in salute e benessere questa percezione è del 40.00%. Questo suggerisce che la percezione dell’utilità del lavoro è spesso soggettiva e influenzata dalle specifiche responsabilità e dal contesto lavorativo di ciascun individuo.

La tabella evidenzia chiaramente queste differenze, offrendo un quadro più dettagliato delle percezioni lavorative e sottolineando l’importanza di riconoscere e valorizzare il contributo di ogni professione. In un contesto lavorativo in continua evoluzione, è essenziale promuovere una cultura organizzativa che riconosca l’importanza di tutti i ruoli, non solo quelli tradizionalmente considerati “di alto valore”, ma anche quelli che, pur essendo meno visibili, contribuiscono in modo significativo al funzionamento e al successo complessivo delle organizzazioni.

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Il Futuro del Lavoro e il Dibattito su “Bullshit Jobs”

Mentre il dibattito su questi cosiddetti “bullshit jobs” continua, è essenziale considerare le implicazioni future del nostro ambiente lavorativo. Il libro di Graeber ha scatenato un dibattito significativo che interroga la sostenibilità di lavori che non sono percepiti come produttivi o gratificanti. Questa discussione mette in luce non solo l’inutilità percepita di alcune professioni, ma anche il modo in cui queste influenzano il benessere psicologico e morale dei lavoratori coinvolti.

La questione centrale che emerge è se la nostra economia stia promuovendo lavori che effettivamente arricchiscono la società o se stia semplicemente perpetuando ruoli senza una reale necessità o valore aggiunto. Questo non solo riguarda l’etica del lavoro, ma anche la sostenibilità economica e sociale nel lungo periodo. L’evoluzione tecnologica, l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno rapidamente cambiando il panorama lavorativo, rendendo alcune competenze obsolete mentre ne creano di nuove.

Inoltre, il concetto di “bullshit jobs” solleva importanti interrogativi sull’allocazione delle risorse umane e finanziarie. Se una parte significativa della forza lavoro è impiegata in ruoli che non producono un valore tangibile, questo rappresenta non solo uno spreco di talento umano, ma anche un’inefficienza economica.

I leader aziendali e i responsabili delle risorse umane devono quindi riflettere attentamente su come progettare e valorizzare i ruoli all’interno delle loro organizzazioni per massimizzare l’impatto positivo sia a livello aziendale che sociale.

Conclusione

La nostra survey, condotta su LinkedIn, ha offerto uno spaccato sulle percezioni riguardanti l’utilità del lavoro contemporaneo. I risultati, che mostrano una significativa diversità nelle opinioni dei partecipanti, riflettono le complessità e le sfide del moderno ambiente lavorativo. Mentre una parte considerevole dei rispondenti ritiene che il proprio lavoro sia indispensabile, una frazione non trascurabile mette in dubbio l’effettivo impatto e valore del proprio ruolo.

Il concetto di “bullshit jobs” introdotto da David Graeber continua a stimolare riflessioni profonde sulla natura del lavoro e sulla sua rilevanza sociale ed economica. Come professionisti del settore delle risorse umane, manager e leader aziendali, è nostro compito esaminare criticamente queste percezioni e lavorare verso un ambiente in cui ogni ruolo sia percepito come significativo e valorizzante.

Il futuro del lavoro richiede una ridefinizione delle priorità, con un focus sull’etica, la sostenibilità e il benessere dei lavoratori. Promuovere lavori che siano non solo necessari ma anche gratificanti e produttivi contribuirà non solo alla crescita economica, ma anche a una società più equa e soddisfatta. In un’epoca di rapidi cambiamenti tecnologici e sociali, è fondamentale che le organizzazioni si adattino e adottino strategie che mettano al centro il valore reale e percepito del lavoro.

La sfida è grande, ma anche l’opportunità di innovare e creare un futuro lavorativo migliore per tutti. Siamo chiamati a riflettere, discutere e agire, affinché ogni lavoro possa essere non solo un mezzo di sostentamento, ma anche una fonte di dignità, realizzazione e contributo positivo alla società.

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Rifletti!

  1. Come posso garantire che i ruoli all’interno della mia organizzazione abbiano un impatto significativo e tangibile sulla società?
  2. In che modo l’automazione e l’intelligenza artificiale possono trasformare i ruoli attualmente percepiti come meno utili in ruoli di maggiore valore?
  3. Quali strategie posso adottare per migliorare la percezione dell’utilità dei ruoli all’interno della nostra azienda e valorizzare il contributo di ogni dipendente?

Potete lasciare i vostri commenti al fondo della pagina.

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