Il prezzo dei conflitti quanto tempo dedichiamo ai diverbi

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Il prezzo dei conflitti: quanto tempo dedichiamo ai diverbi?

di Giorgia Raguzzi

Chiunque abbia gestito un team o lavorato al suo interno ha probabilmente sperimentato un diverbio con un collaboratore. Tuttavia, il diverbio è solo una possibile declinazione di un concetto più ampio, profondo e variegato rappresentato da una divergenza tra individui riguardo  interessi, valori, obiettivi o risorse: il conflitto. Qual è la differenza?

Il conflitto non è uno scontro verbale momentaneo, pur potendo rappresentarne una parte, bensì un fenomeno ben più ramificato, strutturato e inevitabile in contesti organizzativi complessi. Dai disallineamenti riguardo a ruoli, mansioni e attività fino agli scontri valoriali o strategici, il conflitto nelle dinamiche interne di un’organizzazione diventa una componente inevitabile.

Affrontare conflitti non è un compito semplice, a volte a causa dell’erroneo ridimensionamento a diverbi momentanei. Pertanto, evitarli confidando in una proiettiva razionalità dell’interlocutore o affidandosi alla propria compiacenza non è un approccio adeguato. Altrettanto inutili, a lungo termine, sono atteggiamenti basati unicamente sull’empatia o su risposte perentorie, poiché tendono a riflettere comportamenti istintivi senza una strategia adeguata. È pertanto fondamentale investire in competenze che permettano di gestire i conflitti in modo strutturato e strategico.

Quanto tempo viene dedicato ai disaccordi verbali?

Una volta compresa la natura complessa del conflitto risulta interessante valutare quanto tempo viene effettivamente dedicato al diverbio. Un’indagine condotta nel 2008 su un campione di 9 Paesi, ha rivelato come i manager dedicassero in media oltre il 20% del loro tempo ai disaccordi verbali, intesi come scontri comunicativi che interrompono il flusso di lavoro sia individuale che di gruppo. Le principali cause emerse sono gli scontri di personalità, la competizione tra ego, lo stress e i carichi di lavoro eccessivi. Tali fattori consumano tempo e risorse, sollevando una domanda cruciale: come valutiamo il tempo speso in questo modo?

Gli attori coinvolti

I diverbi possono coinvolgere numeri di persone differenti e, come per gli esempi precedenti, le categorie proposte possono poi essere ricondotte a conflitti più strutturati:

  1. Uno contro tutti: a volte lo scontro nasce dalla “battaglia” di una singola persona, insoddisfatta, in disaccordo, poco motivata o sempre in sfida con la cultura aziendale, il proprio team o il proprio responsabile. È una delle situazioni in cui si fa più fatica a comprendere gli interessi dell’altro spesso etichettato come “la persona difficile da gestire” e altrettanto spesso bersaglio di coalizzazioni.
  2. Uno contro uno: si tratta di una dinamica comune ma spesso sottovalutata, in quanto il disaccordo tende a protrarsi nel tempo senza che altri intervengano, con la speranza che si risolva autonomamente.
  3. Tutti contro tutti: in questi casi, la divergenza coinvolge interi team o aree aziendali, spingendo il confronto su un piano più organizzativo e competitivo. Le sfide qui sono amplificate dalla necessità di mantenere alte le performance. Più raro ma comunque presente il caso della discussione plenaria, magari nata da un risultato insoddisfacente del team che trasforma il feedback al gioco dello scaricabarile.

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Comprendere il conflitto per trasformarlo in opportunità

Chiunque lavori in un’organizzazione avrà riconosciuto almeno uno di questi scenari. Comprendere le dinamiche conflittuali non significa semplicemente cercare di evitarle o affrontarle in modo istintivo; significa studiarle al pari delle altre competenze tecniche e dotarsi di strumenti per gestirle in modo strategico.

Il conflitto non è un semplice battibecco. È una dinamica che, se ben gestita, può offrire opportunità di crescita personale e professionale. Approcciarlo con consapevolezza, come un processo in più fasi e con metodo permette di reinterpretarlo, valorizzando le relazioni e la performance organizzativa.

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Questo articolo è offerto da:

Giorgia Raguzzi
Vice Direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica
Laureata in Teorie e Metodi per la Comunicazione all'Università Statale di Milano, si occupa di formazione e consulenza con una preparazione sulla metodologia brevettata dall’Accademia che declina negli ambiti di specializzazione come la selezione del personale.

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