Ordinare il disordine organizzativo: quando (e se) conviene?
La figura dello specialista organizzativo è sempre più diffuso nelle aziende che sono (o provano ad essere) maggiormente strutturate.
Quando non fa parte in pianta stabile dell’organigramma aziendale si ricorre ad un consulente o talvolta ad un processo formativo quando si sente l’esigenza di “mettere ordine” nell’organizzazione..
La domanda che bisogna porsi è probabilmente la seguente: il disordine organizzativo è sempre un “male e va necessariamente “combattuto”?
Un primo fattore da osservare è l’equilibrio all’interno della struttura; ci sono funzioni che si “pestano i piedi”? Ruoli poco chiari in termini di contenuti o responsabilità?
E laddove tutto ciò sia esistente in che misura incide sul successo o sul benessere della struttura?
Non è raro che l’assenza di una chiara e razionale procedurizzazione e la creazione di processi strutturati possa talvolta “ingessare” l’organizzazione; possa creare alibi, piuttosto che opportunità; possa frenare quella fisiologica creatività che spesso è alla base del successo di un complesso aziendale.
Lo specialista organizzativo (o il consulente che interviene su tali ambiti) non deve “innamorarsi” del proprio tecnicismo; tantomeno deve imporlo necessariamente.
Deve piuttosto capire in che misura un proprio intervento finalizzato a mettere ordine sia necessario (e in che misura); dovrà comprendere quanto l’organizzazione sia matura per tali processi, a volte “traumatici”.
E soprattutto responsabilizzare i principali interlocutori a farsi carico della “sponsorizzazione” di tali interventi per evitare di essere considerato come un “guastafeste”.
A volte potrà essere più saggio e corretto effettuare un passo indietro o addirittura una messa in stand by del presunto ordine da costituire; in questo caso si potrà inizialmente deludere il committente che sperava di individuare nella procedurizzazione la fisiologica risposta alle aree di miglioramento aziendali.
Tuttavia se riuscirà a motivare e rendere tangibile anche la ragione del mancato intervento (piuttosto che il “forzato” intervento), potrà accreditarsi in maniera più efficace all’interno di un contesto organizzativo, sia che operi dall’interno o da consulente esterno.
l primo step è quindi sicuramente saper individuare la zona in cui “risiede” il disordine.
Ma successivamente chiedersi dove, quando e se è il caso di intervenire; e soprattutto tener sempre conto dei tratti valoriali e culturali, palesi o impliciti, presenti e di quella futuri dell’organizzazione: dimmi cosa sei, come vuoi essere e ti dirò come organizzarti (o meno!).