Micro-Retirement: una nuova tendenza tra i Gen Z?
di RisorseUmane-HR.it
Micro-retirement?
Micro-retirement è un termine che indica una pausa intenzionale e prolungata dal lavoro, simile a un congedo sabbatico, presa durante la carriera anziché alla fine.
Sempre più giovani, soprattutto della Generazione Z, scelgono di interrompere il proprio percorso lavorativo per alcuni mesi o fino a un anno, dedicandosi al benessere personale, ai viaggi o ad altri progetti di vita.
L’idea non è del tutto nuova: già nel 2007 Tim Ferriss, autore di “The 4-Hour Workweek”, promuoveva i “mini congedi” come alternativa a lavorare senza sosta fino alla vecchiaia. Tuttavia, il fenomeno ha guadagnato popolarità solo di recente, amplificato dai social media (TikTok in primis) dove molti giovani condividono esperienze di sabbatici estesi e ispirano imitatori.
In risposta, il concetto ha innescato un dibattito sulla stampa estera:
- Newsweek, “Gen Z Is Embracing ‘Micro-Retirement’“, 2025
- The Guardian, “Micro-Retirement: Has Gen Z Found the Fix for Burnout?“, 2025
- Forbes, “The New Career Trend Rising Among Gen Z“, 2025
- Fortune, “While Boomers Are Un-Retiring, Gen Z Is Taking Micro-Retirements“, 2025
- Newsweek, “Three Charts Show Why Companies Don’t Want To Hire Gen Z“, 2025
Alcuni lo celebrano come antidoto al burnout, altri lo liquidano come una semplice “vacanza” mascherata da tendenza generazionale.
Differenza tra micro-retirement, career break e sabbatical
Un career break è una pausa dal lavoro, generalmente tra sei mesi e due anni, intrapresa per motivi personali o di sviluppo professionale. Le persone possono prendere un career break per riprendersi dal burnout, viaggiare, fare volontariato, studiare o persino avviare un’attività. Nel Regno Unito, questa pratica è nata dal concetto di “gap year” e viene adottata da molti professionisti. Negli Stati Uniti, un career break è spesso definito come “sabbatical”, un tipo di congedo aziendale che può essere retribuito o non retribuito e serve a rigenerarsi o dedicarsi a progetti personali.
Il micro-retirement, invece, si distingue per il fatto che è strutturato come un’abitudine di vita: non è una pausa una tantum, ma un ciclo ripetuto di lavoro intenso seguito da periodi di stop. A differenza dei sabbatical, che spesso richiedono approvazione del datore di lavoro, le micro-retirement sono scelte personali, finanziate dai risparmi accumulati durante gli anni lavorativi precedenti.
Perché alcuni giovani scelgono le micro-retirement?
Le micro-retirement sembrano quasi una risposta naturale a questa situazione di permacrisi e alla grande incertezza sul futuro. Quindi: meglio godersela oggi. Sicuramente queste pause offrono numerosi benefici per i lavoratori come un migliore equilibrio tra vita e lavoro ma anche tante sfide.
Tra i principali vantaggi si annoverano:
- Maggiore benessere mentale e fisico: prendersi una pausa consente di ridurre il rischio di burnout e migliorare la qualità della vita.
- Opportunità di apprendimento e crescita personale: durante il periodo di pausa, i lavoratori possono acquisire nuove competenze, viaggiare, fare volontariato o dedicarsi a passioni personali.
- Maggiore motivazione e produttività al rientro: chi torna da una pausa strategica spesso si sente più motivato e produttivo, portando nuove idee ed energie nel proprio ambiente di lavoro.
- Flessibilità nel percorso di carriera: le micro-retirement permettono ai lavoratori di rivalutare i propri obiettivi e orientarsi verso nuovi settori o opportunità.
Tra i potenziali svantaggi troviamo:
- Impatto finanziario: prendersi una pausa significa spesso non percepire uno stipendio per un periodo di tempo, il che richiede una pianificazione finanziaria attenta.
- Interruzioni nella carriera: sebbene le aziende, soprattutto all’estero, stiano iniziando ad accettare le micro-retirement, alcune potrebbero vederle come un elemento di instabilità nel percorso professionale di un candidato.
- Possibili difficoltà nel rientro al lavoro: ritornare dopo una pausa prolungata potrebbe comportare grande difficoltà nella ricerca di una nuova posizione o nel riadattarsi alle dinamiche aziendali.
Le implicazioni per le aziende
Con il crescente interesse per le micro-retirement, anche le aziende italiane devono iniziare a considerare nuove strategie per far fronte alle esigenze delle nuove generazioni, come ad esempio:
- Politiche aziendali più flessibili: offrire congedi sabbatici o periodi di pausa pianificati potrebbe migliorare il morale e la fedeltà dei dipendenti.
- Programmi di reinserimento professionale: le aziende possono sviluppare percorsi dedicati ai lavoratori che rientrano dopo una pausa, fornendo formazione e supporto.
- Modelli di lavoro alternativi: esplorare soluzioni come il lavoro a progetto o contratti a tempo determinato potrebbe permettere una maggiore flessibilità.
Il legame tra micro-retirement e le sfide di assunzione della Gen Z
Molte imprese stanno già riscontrando difficoltà nell’assumere e trattenere i talenti della Generazione Z ed esprimono una seria preoccupazioni riguardo alla stabilità e all’affidabilità dei giovani lavoratori, evidenziando problemi come:
- Mancanza di esperienza pratica e competenze trasversali: alcuni datori di lavoro ritengono che i giovani lavoratori abbiano una preparazione accademica solida ma manchino di esperienza sul campo e di soft skills essenziali.
- Aspettative elevate di flessibilità: la Generazione Z dà molta importanza al bilanciamento vita-lavoro, con richieste di orari flessibili e opzioni di lavoro da remoto, elementi che possono entrare in conflitto con le necessità aziendali.
- Tendenza all’abbandono del lavoro: la combinazione tra micro-retirement e un mercato del lavoro competitivo potrebbe spingere alcuni datori di lavoro a considerare la Generazione Z meno affidabile rispetto alle generazioni precedenti.
Nonostante queste sfide, le aziende possono sfruttare questa nuova mentalità lavorativa a proprio vantaggio adattando le proprie strategie di retention e offrendo modelli di lavoro più flessibili.
Le micro-retirement rappresentano un cambiamento significativo nel mondo del lavoro, che richiede una risposta adattativa sia da parte dei lavoratori sia delle imprese.
Cosa ne pensate?
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