Lifelong- learnig & OKR personali: il binomio (im)perfetto

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LIFELONG (learning) & OKR personali: il binomio (im)perfetto

di Marika Lupi

Abbiamo occidentalizzato il qui ed ora, abbiamo abbracciato la mindfulness e lo yoga, abbiamo scoperto che lavorare in modo diverso è possibile e ci siamo chiesti perché non lo abbiamo fatto prima. Leggiamo libri di crescita personale, creiamo nuovi equilibri, non resistiamo più facendo attrito al cambiamento, abbiamo compreso che cambiare si può, migliorare è possibile e rallentando… ci siamo prima visti e poi riconosciuti. Vittime di un ritmo da formiche operaie, quegli esserini così piccoli ci sono sembrati tanto coscienziosi. Per anni abbiamo proceduto così, il bias culturale alla base sta nel sillogismo: lavoro di più, guadagno di più. Questo è sicuramente legato ad una concezione utilitaristica della vita e anche del lavoro, un modo di vivere e lavorare taylorizzato che nasce nell’era industriale e sviluppa successivamente in maniera esponenziale la paura di non aver “le pance piene” durante la guerra, uno schema ereditato dai nostri avi che ci portiamo dietro e che ci spinge a lavorare tanto per paura di non avere abbastanza.

In questa frenesia accentuata dalla connessione e dalla FOMO sono sempre più attuali le parole di Dostoevskij: “Io sono loro e loro sono tutti!” Perdersi come individuo, perdersi in generale, è facile, l’essere costantemente occupati anche quando siamo disconnessi porta a stress e inefficienza; dall’altro lato l’eccesso di impegno può essere una tentazione che gratifica l’ego ma compromette la prestazione e la serenità personale. E’ necessario un cambiamento e la paternità di questa presa di coscienza va riconosciuta al Covid che, per usare una metafora, nella punteggiatura, è stato il nostro punto e a capo. C’è chi ha ricominciato, chi si è reinventato, chi ha sperimentato, chi facendo nuove esperienze si è riscoperto. Anche a 40 anni, anche a 50, anche con un contratto a tempo indeterminato, passando ad essere un libero professionista…sì, ma perché? Perchè la vita è un banco di prova continuo, perchè si impara scoprendo, ed è un apprendimento costante: quando si smette di stupirsi e di essere curiosi, allora ci si ferma per davvero.

In questo framework,  vi guiderò nella narrazione di due strumenti utilissimi per la vita di ciascuno: lifelong (learning) & OKR, come dire la poesia e la matematica, la filosofia e l’economia. Anche qui, vi anticipo, prima sfida superata. Nessuna contrapposizione ma un incastro ben amalgamato in una visione organica che ci vede protagonisti come esseri umani prima che come lavoratori. E ve lo dimostro.

Inizio dal concetto di IKIGAI, architrave sul quale svilupperemo quelli di lifelong learning e OKR. Seguitemi. IKIGAI tradotto in giapponese: ragion d’essere, proposito di vita. La traduzione è singolare, ma in realtà per i giapponesi è plurale perché non amano le definizioni chiuse, quindi IKIGAI = “tante piccole cose” possono arricchirti, possono affascinarti e rappresentare le tue vocazioni. Posso avere tanti obiettivi, coltivare tante esperienze, avere tante vision.

E queste vocazioni, queste sequenze di vita diventano scintille d’apprendimento a livello personale  e professionale. LIFELONG-LEARNIG è l’elisir di giovinezza, la caratteristica di un maestro che non smette mai di essere allievo, consapevole che esperienze composite acquisiscono pregio e diventano banchmark di quella persona. Imparare costantemente, anche e soprattutto da esperienze variegate valorizza il processo più che il risultato e questo strizza l’occhio alla nuova offerta del portfolio career ovvero lo sviluppo di competenze orizzontali e con riferimento alla ricerca e selezione, l’invito a scegliere dei candidati non solo per il ruolo strettamente indicato nel job-post ma anche per i suoi interessi, per le esperienze fatte, sollecitando quindi ad uscire fuori dal college-pedigree. La versatilità di un mosaico di abilità rende i lavoratori, le persone, risorse uniche. Se oggi mi appartiene un job-title e ho determinate priorità, domani voglio e posso essere qualcun altro perchè ho scoperto ciò che mi piace davvero e specularmente riformulo le mie priorità. Solo chi non fa non sbaglia, solo chi non sperimenta non conosce. Colombo partì per scoprire le Indie e poi scovò l’America. Ogni successo e ogni fallimento costruiscono il nostro sé e non è un sé di marmo, ma di argilla.

Veniamo al secondo punto. Per OKR in azienda, intendiamo un sistema di performance management, detto appunto Objective and Key Result. L’Objective descrive qual è l’obiettivo che vogliamo raggiungere e il Key Result il modo con cui ci avviciniamo progressivamente all’obiettivo che siamo in grado di misurare. Se usati correttamente, gli OKR aiutano a gestire la performance, a organizzare il lavoro, a rimanere focalizzati. Tutto questo in un arco temporale ben preciso ed è solamente attraverso le metriche, che si può misurare se stiamo andando nella direzione giusta, cioè verso l’outcome desiderato. Quindi gli OKR servono a raggiungere gli obiettivi.

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Ma che tipo di relazione possiamo instaurare tra il lifelong-learnig e gli OKR?  Direi organica e più utile che mai! Il postulato di base è che siamo un unicum e una buona organizzazione personale produce effetti anche e soprattutto nella nostra vita in generale. Si possono settare in maniera funzionale questi strumenti nella nostra vita, si può multidisciplinare. I nostri obiettivi ispirati all’acronimo SMART (Specific, Measurable, Achievable, Relevant, Time-based) ci aiutano a rimanere focalizzati e a prevedere azioni. Ciò che non conosco, non misuro. Tracciare i miei obiettivi attuando un job-crafting ci aiuta. Per farlo allora, capitalizziamo la tecnlogia, viviamo tecnologicamente, usiamoli questi strumenti a nostro favore, tutto GUILTY-FREE, senza colpa. Prendiamo a prestito la metafora del corpo umano valevole per l’azienda e per la vita personale e familiare di ciascuno di noi. Ogni cellula, ogni organo ha una sua funzione parallela e necessaria al purpose corale: la vita dell’essere umano. Ogni ufficio, ogni risorsa ha un proprio task predefinito, utile e funzionale all’obiettivo collettivo; ogni nostra attività personale e familiare ben organizzata è funzionale alla vita dell’intera famiglia in un sistema WIN WIN in cui better me+better you = better US. Se organizzo in maniera puntuale i miei tasks, riesco a godermi il processo, riesco ad imparare senza necessariamente frustrarmi per performare, riesco a restare allievo, riesco a restare aperto senza vivere la competizione e il peso di non essere mai abbastanza.

Concludo con un invito inusuale. Abbiamo associato il concetto di lifelong-learning con quello di pianificazione strategica e oculata… e sapete qual è un buon suggerimento, un elisir che fa da contraltare al PROGRAMMARE scientemente e al learning-doing? Ecco l’ossimoro: “PROGRAMMARE l’ozio”. Arthur Brooks “nell’arte del dolce far niente” dona consigli preziosissimi, racconta  quell’Otium che i romani coltivavano nelle sue diverse accezioni di svago, etica del disimpegno e poi fuga dalla realtà. PROGRAMMIAMO il nostro spazio bianco. Non è forse riposando che Cartesio e Einstein hanno dato il meglio di sé?  La noia può spingerci a considerare addirittura più significative le nostre attività quotidiane, per cui, organizziamoci, flaggiamo i nostri OKR, monitoriamo tempi e risultati, calendarizziamo attività, poi però, non dimentichiamo di dedicarci alla lentezza. Comprendo le difficoltà, perchè abbiamo fatto lievitare una propensione a monetizzare il tempo affermando con un certo automatismo “non posso perdere tempo” “ho tempo libero ne approfitto per…” tuttavia ripristinare quel fascino del dolce far niente ha un quid di realtà multidimensionale oggi, pensabile davvero solo con l’intelligenza artificiale. Riappropriamocene prima che sia un avatar a guidarci in qualche sessione di mindfulness insegnandoci cosa voglia dire RESPIRARE. Restiamo Umani.

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Marika Lupi
Consulente HR & Wellbeing Designer
Mi occupo di formazione, sviluppo e benessere aziendale. Attraverso metodologie e approcci come l'Agile e il Design Thinking ingegnerizzo e seguo i processi trasformativi di un'azienda mantenendo ferma una visone umano-centrica, creativa e flessibile.

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