Lavorare meno, produrre e vivere di più (e meglio)
di Fabio Salvi
Tempo di vacanze. Mi appresto a scrivere il mio messaggio automatico out of office in Outlook… oscillo tra una più classico “avrò accesso limitato alle mail” a un più reale ma forse meno diplomatico “sognate se pensate che io leggerò una mail da qui al 2 settembre”. Perché questa è la mia intenzione.
Nel nostro Paese da sempre viviamo il falso mito che più ore si lavora, più si è produttivi. L’avvento delle nuove tecnologie, dai Blackberry (wow! chi se li ricorda? eppure erano 10 (dieci) anni fa… non preistoria) in poi, ha peggiorato la situazione. Siamo persone sempre connesse, ma mai realmente presenti.
Ora ovunque siamo, siamo solo a una notifica di distanza dal lavoro. E di conseguenza non stacchiamo mai. Altri paesi hanno intuito il potenziale distruttivo dell’essere sempre connessi e hanno posto limiti.
In Germania, non in un “pigro” paese latino, le più grandi aziende, Bayern, Deutsche Telekom, Volkswagen (non proprio le ultime della pista quindi) vietano di spedire mail dopo l’orario di lavoro… mezz’ora dopo la fine del turno… puf! Spento il server di posta.
Altre, come BMW, nel caso si acceda alla mail da casa o ci siano richieste di impegno extra oltre l’orario di lavoro, retribuiscono questo impegno. E questi esempi non sono più pionieristici. Gli accordi collettivi recepiscono, come in Francia, la necessità di tutelare il diritto della persona a staccare. Che poi di questa libertà sappiamo che farcene è un altro discorso.
Ormai è solare, non importa quante ore lavori, importano i risultati che raggiungi. E per essere più produttivi, la qualità della vita è importante e implica che salvo casi eccezionali, la sera, nel weekend e in vacanza, non si lavora.
Questi sono dati OCSE riferiti al 2013, purtroppo non ho trovato un’immagine tanto sintetica ed efficace in tempi più recenti. Comunque googolando vi farete un’idea di quanto la situazione non sia cambiata.. Dei 25 paesi considerati, i primi 10 in termini di produttività sono i primi 10 nella classifica della minor numero di ore lavorate a settimana. Curiosa coincidenza vero? Ancor meglio, nessuno dei 10 paesi nei quali si lavora di più in termini di ore lavorate, è nella top ten della produttività. (quasi comico il dato Grecia). Serve altro?
Come si spiegano questi dati? Limitandoci al nostro paese, mi limito a constatare che i CCNL spendono pagine e pagine a definire ore straordinarie, festive, e nmila fattispecie… ma il tema della produttività e come remunerarla è relegato a non sempre presenti contratti di secondo livello.
Inoltre, il tema culturale come sempre è cruciale, il pesce puzza dalla testa. Su la mano quanti si sono sentiti dire “mezza giornata” uscendo puntuali dall’ufficio la sera? Penso tutti noi abbiamo vissuto questa esperienza, esemplificativa del nostro modello manageriale che prevede il sommo sacrificio del proprio tempo, a fronte di scarsissime competenze in termini di definizione e misurazione di obiettivi.
Più lavori e più sei bravo…S-B-A-G-L-I-A-T-O. Forse, ma forse, vale se scarichi casse, ma nell’economia della conoscenza, più raggiungi i tuoi obiettivi e più sei bravo, e il risultato non è direttamente proporzionale al tempo impiegato per raggiungerlo. Anzi, è biologicamente testato che la curva della produttività cognitiva decresce dopo 5/6 di impegno giornaliero… quindi ogni sforzo ulteriore è inevitabilmente decrementale in termini di efficacia.
Quindi buone vacanze. Analogiche.
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