Non abbiate paura dell’AI, abbiate paura del pensiero dell’essere umano

ADV

 

Non abbiate paura dell’AI, abbiate paura del pensiero dell’essere umano

L’intelligenza artificiale può rivoluzionare la gestione delle risorse umane, migliorando l’efficienza dei processi di selezione e valorizzando l’esperienza dei candidati. Ma la resistenza al cambiamento rimane un ostacolo da superare

di Fabrizio De Santis

Parlo da studente appassionato in materia. Mi capita spesso di osservare esperti di risorse umane e aspiranti HR, ma vedo ancora troppa poca gente disposta ad abbracciare il cambiamento che l’intelligenza artificiale (AI) può portare in questo campo.

Grazie a strumenti come ATS, chatbot e social network, le organizzazioni possono ridurre efficacemente i tempi di risposta ai candidati durante una selezione. Fornendo loro un feedback in tempo reale (sia esso negativo o positivo), i candidati si sentiranno più al centro del processo di selezione, migliorando la candidate experience. Inoltre, si possono ridurre i tempi di candidatura, permettendo ai candidati di evitare di riempire migliaia di righe ogni volta per i centinaia di CV inviati. Con un solo clic, l’AI può generare in tempo reale un riassunto dei dati personali, esperienze e competenze del candidato, facilitando l’invio dei CV.

È possibile, grazie a questi strumenti, avvicinare sempre più il candidato all’azienda, rendendo entrambi protagonisti del processo di selezione e gratificati anche da un semplice “le faremo sapere“. Tuttavia, vedo ancora molte persone che non conoscono i comandi basilari di Excel, segno di una resistenza alla digitalizzazione e al processo di evoluzione.

Molti preferiscono ancora i metodi tradizionali, nonostante si potrebbe iniziare a introdurre nuovi approcci, come il lavoro per obiettivi e la settimana corta, riducendo tempi ed energie grazie all’AI. Forse siamo in una fase in cui più generazioni si incontrano, rendendo il cambiamento difficile.

Io darei ai giovani l’opportunità di esprimere maggiormente la loro creatività e guidare il cambiamento nel mondo digitale, stravolgendo positivamente le loro vite e il mondo del lavoro.

ADV

Si parla tanto di Employer Branding (EB) e Talent Acquisition (TA), ma non tutti ancora sanno la differenza tra questi concetti e il metodo classico di recruiting, né come utilizzare effettivamente questi strumenti in ambito HR.

Già immagino un giovane che scorre le stories dei social network e trova quelle di grandi multinazionali che sponsorizzano le loro posizioni lavorative aperte. Con uno swipe up, potrebbe rispondere a qualche domanda per verificare se c’è un collegamento tra lui e l’azienda, simile a un match su un sito di incontri.

Eppure, c’è ancora chi preferisce il metodo tradizionale…

Non abbiate paura dell’AI, ma del pensiero umano. Non sarà l’AI a sostituirci, ma saremo noi a non evolverci.

***

Questo articolo è offerto da:

Fabrizio De Santis
Sono uno studente ed appassionato HR. Laureato in scienze e tecniche psicologiche, attualmente sto frequentando un master in HR. Grande appassionato di calcio, vedo le risorse umane un po' come una metafora dell'allenatore di calcio, dove io sono l'allenatore, appunto, e mi diverto nel lavorare con loro a gestire e a preparare al meglio tutti i progetti aziendali.

Altri articoli di questo autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *