Work Matters. Comprendere le Dinamiche del Lavoro

Intervista a Francesca Cardona

Abbiamo incontrato Francesca Cardona, autrice del libro "Work Matters. La consulenza a leader e organizzazioni nella tradizione Tavistock" edito da Ayros

Francesca Cardona è consulente organizzativa, executive coach e docente di consulenza e coaching nella tradizione Tavistock. Italiana di nascita, vive a Londra dalla metà degli anni Ottanta. Lavora in diversi contesti organizzativi e culturali, aiutando i leader e le organizzazioni ad affrontare i temi del cambiamento, della transizione e della dimensione emotiva della vita organizzativa. Ha già contribuito con alcuni suoi saggi alla prima e alla seconda edizione di “The Unconscious at Work”, a cura di Anton Obholzer e Vega Zagier Roberts.

In questa intervista, Francesca Cardona ci guida alla scoperta delle dinamiche del lavoro contemporaneo. Condivide il suo percorso professionale, influenzato dalla tradizione del Tavistock, che unisce psicoanalisi applicata e visione sistemica delle organizzazioni. Attraverso metafore come il “team spugna” e la "storia d'amore", Francesca descrive come le emozioni e le relazioni influenzino il contesto lavorativo.

Un breve riassunto dell'intervista

D: Francesca, grazie per essere qui con noi oggi. Per iniziare, puoi raccontarci un po' di te e del tuo percorso professionale?

F.C.: Grazie a te per l'invito! Io vivo a Londra da oltre quarant’anni, ma sono nata e cresciuta in Italia, dove ho studiato e sviluppato il mio interesse per i gruppi e le organizzazioni. Dopo essermi trasferita in Inghilterra, ho avuto l’opportunità di collaborare con il Tavistock Institute, dove attualmente insegno nel Master e nel Dottorato. Il mio lavoro spazia dalla consulenza alle organizzazioni alla leadership di gruppi e team, con una particolare attenzione per settori come la salute mentale, le organizzazioni non profit, e le aziende familiari. Inoltre, collaboro come consulente individuale, concentrandomi su ciò che oggi chiamiamo coaching.

D: Cosa ti ha spinto a scrivere Work Matters e quali sono gli aspetti principali che desideri trasmettere attraverso il libro?

F.C.: Ho sentito la necessità di condividere le mie esperienze e conoscenze, cercando di raggiungere un pubblico più vasto. Insegno da tempo e ho scritto diversi articoli, ma con Work Matters volevo creare un’opera accessibile, che parlasse di pratiche concrete e non di teoria accademica. Il mio obiettivo era offrire uno strumento utile, dove racconto esperienze vissute per aiutare i lettori a comprendere meglio le dinamiche organizzative e personali.

D: Il Tavistock ha avuto un ruolo importante nella tua formazione. Come ha influenzato il tuo approccio professionale?

F.C.: Il Tavistock si basa su due concetti principali: la psicoanalisi applicata e la visione sistemica delle organizzazioni. La psicoanalisi aiuta a cogliere le emozioni che spesso agiscono sotto la superficie e che influenzano il nostro lavoro. È cruciale riconoscerle e gestirle per migliorare l’efficienza organizzativa. La visione sistemica, invece, permette di vedere come le organizzazioni funzionino come sistemi interconnessi, dove ogni parte ha un ruolo che influisce sull'insieme. Questa prospettiva mi ha permesso di analizzare e intervenire in modo più efficace nelle organizzazioni.

D: Parli di lavoro come una "storia d'amore". Potresti spiegare meglio questa metafora?

F.C.: L’ho definita così perché, come in una storia d’amore, il lavoro suscita sentimenti di passione, ma anche di delusione. La fluidità del mondo del lavoro attuale ci lascia spesso in uno stato di incertezza, che può portare a un senso di disillusione. Le aspettative di continuità e stabilità che abbiamo nei confronti del lavoro sono spesso disattese, e ciò richiede una notevole capacità di adattamento e resilienza.

D: Nel libro parli di team “spugna”. Cosa intendi con questa espressione?

F.C.: Mi piace usare metafore per rendere chiari alcuni concetti complessi. Il team “spugna” è un gruppo che assorbe e riflette le dinamiche del compito o dell’ambiente in cui opera. Ho notato, ad esempio, che i team che lavorano con adolescenti tendono a mostrare comportamenti adolescenziali, mentre quelli che lavorano in ambiti come le dipendenze possono manifestare dinamiche di aggressività o depressione. Comprendere queste contaminazioni è essenziale per gestire meglio le dinamiche interne e il rapporto con gli utenti o clienti.

D: Un altro tema interessante del libro è la vulnerabilità del leader. Come può un leader gestire la propria vulnerabilità senza compromettere la sua posizione?

F.C.: Mostrare vulnerabilità non è sbagliato, anzi, può aiutare a costruire relazioni più autentiche. Tuttavia, è importante che il leader sappia gestirla senza sovraccaricare gli altri di ansietà o preoccupazioni. La chiave sta nell’equilibrio: saper mostrare le proprie debolezze senza perdere l’autorevolezza. In questo, il ruolo del coach può essere essenziale, perché aiuta il leader a gestire la solitudine e le proiezioni di aspettative che spesso vengono riversate su di lui o lei.

D: In conclusione, quali consigli daresti oggi a chi guida le organizzazioni?

F.C.: Oggi è fondamentale comprendere e gestire l’impatto emotivo che il lavoro ha sulle persone. È importante creare strutture di contenimento che permettano ai dipendenti di sentirsi accolti e supportati, anche in un contesto sempre più caotico e fluido. Le organizzazioni devono trovare un modo per far sentire le persone legate al compito e alla struttura, offrendo un senso di attaccamento e fiducia. Riconoscere il purpose dell’organizzazione e trasmetterlo è cruciale, soprattutto per attrarre e mantenere le nuove generazioni.

Conclusione: Work Matters è una raccolta di esperienze che guida il lettore attraverso le complessità del mondo del lavoro e delle organizzazioni. Francesca Cardona ci invita a riflettere sulla natura del lavoro, sulle sue sfide e sulle opportunità che offre, invitando i lettori a vedere il proprio ruolo attraverso una lente più empatica e consapevole.