Neuroscienze al lavoro - intervista a Riccardo Bubbio

Neuroscienze al Lavoro

Intervista a Riccardo Bubbio

Abbiamo incontrato Riccardo Bubbio, co-autore del libro “Playthebrain© Neuroscienze al Lavoro. Esperienze e strumenti pratici per comprendere le dinamiche relazionali sui luoghi di lavoro" edito da Franco Angeli

Riccardo Bubbio è Vicepresidente dell’Associazione per la Direzione del Personale Piemonte e Valle d’Aosta, attualmente svolge attività di docenza presso l’Università degli Studi di Torino ed è membro del Comitato Scientifico del Master in Organizzazione e Risorse Umane presso la stessa Università. Bubbio ha una vasta esperienza manageriale in aziende bancarie, con particolare attenzione alle Risorse Umane e ai modelli organizzativi. Nel 2022 ha curato il libro “Il Cervello al lavoro edito da Franco Angeli.

Un breve riassunto dell'intervista

D: Buon pomeriggio Riccardo e grazie per essere qui con noi. Iniziamo questa intervista parlando un po' di te. Potresti raccontarci del tuo percorso professionale e di come sei arrivato a interessarti alle neuroscienze applicate al lavoro?

R.B.: Certamente, e grazie per l'invito. Ho lavorato per molti anni nel campo delle risorse umane, principalmente in grandi società come gruppi bancari e assicurativi. Durante questo percorso, mi sono occupato di vari ruoli, ma è stato quando mi dedicavo alla formazione che ho iniziato a cercare metodologie per rendere l'apprendimento meno faticoso e più efficace. È stato così che mi sono avvicinato alle neuroscienze. Quello che è iniziato come un interesse personale è poi diventato una vera e propria passione. Ho creato un gruppo di studio, grazie anche al supporto di colleghi e dell'associazione ADP, e insieme abbiamo deciso di sperimentare e divulgare ciò che stavamo imparando. Il nostro primo libro, "Il cervello al lavoro", è stato pubblicato circa cinque anni fa e ora siamo arrivati a "Play the Brain", il nostro secondo volume.

D: Parlaci di "PlaytheBrain Neuroscienze al Lavoro". Qual è stato il processo che ha portato alla sua creazione e cosa lo rende unico rispetto al precedente libro "Il cervello al Lavoro"?

R.B.: "Play the Brain" è nato come naturale evoluzione del nostro primo libro. Inizialmente, ci siamo concentrati sui processi aziendali e sulle dinamiche specifiche delle risorse umane. Tuttavia, con questo secondo volume abbiamo voluto esplorare un approccio più olistico, indagando non solo i singoli processi, ma anche le relazioni umane all'interno dell'azienda. Abbiamo quindi cercato di mostrare come le neuroscienze possano offrire nuove chiavi di lettura per comprendere le interazioni e le dinamiche relazionali sul luogo di lavoro. Il libro racconta storie vere, episodi vissuti da noi stessi nei nostri contesti lavorativi, e mostra come le neuroscienze possano aiutare a vedere la realtà da un punto di vista non convenzionale, superando i nostri bias cognitivi.

D: A proposito di bias, puoi spiegarci cosa sono e come influiscono nel contesto lavorativo?

R.B.: I bias sono delle scorciatoie mentali che il nostro cervello utilizza per processare rapidamente le informazioni. Sono estremamente utili, perché ci permettono di non dover analizzare ogni situazione da zero, ma al tempo stesso possono limitarci, facendoci vedere la realtà in modo distorto. Ad esempio, spesso nelle aziende si sente dire "Abbiamo sempre fatto così", e questo atteggiamento riflette un bias che limita la capacità di innovare e cambiare. Le neuroscienze ci aiutano a riconoscere questi schemi mentali e a superarli, offrendo nuove prospettive per risolvere problemi complessi e per migliorare le dinamiche organizzative.

D: Come possono le neuroscienze applicate migliorare l'ambiente lavorativo? Puoi fare qualche esempio concreto?

R.B.: Le neuroscienze offrono molti strumenti pratici per migliorare la vita lavorativa. Ad esempio, nell'ambito della formazione, comprendere come funziona l'attenzione e quali sono i momenti di maggiore ricettività mentale ci permette di progettare corsi più efficaci. Nella selezione del personale, possiamo utilizzare metodi che vanno oltre la semplice analisi del curriculum, valutando anche le capacità cognitive e i valori dei candidati. Un altro esempio riguarda la gestione del cambiamento: passare da un software gestionale a un altro può sembrare un processo tecnico, ma se non consideriamo l'impatto emotivo e cognitivo sulle persone, rischiamo di creare malessere e resistenze. Le neuroscienze ci aiutano a gestire questi cambiamenti in modo più umano e sostenibile.

D: Parlando di sfide, come si applicano le neuroscienze nella gestione di eventi difficili sul lavoro?

R.B.: Gli eventi difficili possono essere di due tipi: quelli che ci mettono subito in crisi e quelli più subdoli, dove non ci accorgiamo subito del problema, ma le nostre azioni creano conseguenze negative nel tempo. Le neuroscienze ci aiutano ad analizzare questi eventi da diversi punti di vista, utilizzando strumenti come i "cappelli di De Bono", che ci invitano a osservare la situazione con approcci differenti, come quello dell'ottimista o del pessimista. Un esempio pratico riguarda la gestione di un collaboratore che, pur essendo molto bravo nel suo lavoro, presentava rimborsi non corretti. Invece di procedere immediatamente con un'azione disciplinare, abbiamo analizzato la situazione da vari punti di vista, considerando anche l'impatto sociale e familiare di un eventuale licenziamento.

D: Le neuroscienze possono aiutare anche nel dialogo intergenerazionale all'interno delle aziende?

R.B.: Assolutamente sì. Spesso si parla di conflitto generazionale, ma le neuroscienze ci mostrano che questo conflitto è in gran parte un mito. I giovani sono spesso più assertivi e abituati a un dialogo più aperto, mentre le generazioni precedenti tendono a rispettare maggiormente le gerarchie. Tuttavia, a livello cognitivo, non ci sono grandi differenze. Le neuroscienze ci aiutano a trovare un punto di incontro tra le generazioni, riconoscendo i diversi modi di comunicare e di relazionarsi, e promuovendo un dialogo basato sulla comprensione reciproca.

D: Grazie, Riccardo, per questa interessante conversazione. Prima di concludere, hai qualche consiglio finale per i manager che vogliono applicare le neuroscienze nel loro lavoro quotidiano?

R.B.: Il mio consiglio principale è quello di avvicinarsi alle neuroscienze con curiosità e apertura mentale. Le neuroscienze non sono solo una moda, ma uno strumento potente per migliorare le relazioni, la comunicazione e il benessere organizzativo. Non è necessario diventare esperti, ma anche una conoscenza di base può fare una grande differenza nel modo in cui gestiamo le persone e i processi. E, soprattutto, ricordatevi che il benessere dell'azienda passa sempre attraverso il benessere delle persone che vi lavorano.

 

Playthebrain© Neuroscienze al Lavoro
Esperienze e strumenti pratici per comprendere le dinamiche relazionali sui luoghi di lavoro

A cura di Riccardo Bubbio

Editore: Franco Angeli
Data di pubblicazione: 29 aprile 2024

Acquistalo su Amazon

Ascolta la registrazione dell' intervista su Spotify

Vedi la registrazione dell' intervista su YouTube:

Leggi la nostra recensione del libro:

Playthebrain© Neuroscienze al Lavoro – recensione

Vedi, leggi, ascolta altre interviste

HR Talks