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Giovani e lavoro: tra narrazioni e realtà organizzativa
Aspettative elevate, realtà complesse: come ritrovare coerenza nella relazione tra imprese e giovani
di RisorseUmane-HR.it
Il rapporto tra giovani e lavoro è sempre più al centro dell’attenzione delle Direzioni HR.
Per attrarre talenti, molte imprese costruiscono narrazioni seducenti attorno a leadership partecipativa, ambienti inclusivi e percorsi di crescita rapidi.
Ma quando queste promesse non trovano riscontro nella realtà organizzativa, il rischio è una frattura profonda tra aspettative e vissuto. Ne derivano disillusione, demotivazione e instabilità, con giovani pronti a lasciare l’azienda al primo segnale di incoerenza.
In questo articolo analizziamo cause, riflessi culturali e possibili risposte a questo disallineamento generazionale.
In questo articolo: |
La retorica della leadership e il rischio delle aspettative
Il professor Luca Baiguini, autore del saggio “Fate pace con il potere“ (Egea, 2024), nel quale propone una riflessione lucida e pragmatica sul ruolo del potere nelle organizzazioni, ha evidenziato in una nostra intervista un nodo centrale nel rapporto tra giovani e contesto lavorativo:
"Stiamo costruendo una narrazione che alza moltissimo le aspettative. Anche una buona realtà non potrà soddisfarle."
Secondo Baiguini, la diffusione di una retorica che esalta la leadership come forma “gentile” o esclusivamente partecipativa rischia di oscurare un’evidenza fondamentale: il potere è parte integrante e ineliminabile delle dinamiche organizzative. La leadership, quindi, non si contrappone al potere, ma ne rappresenta una delle sue manifestazioni. Ignorare questo dato significa trasmettere alle nuove generazioni un’immagine idealizzata e fuorviante dell’impresa, che inevitabilmente entra in crisi nel momento dell’esperienza concreta che esalta la leadership come forma “gentile” di potere, trascurando il fatto che il potere è una dimensione ineliminabile dell’organizzazione.
La sua tesi è chiara: la leadership non è alternativa al potere, è una sua forma. E quando si nega questa evidenza, si rischia di illudere le nuove generazioni con un’immagine idealizzata dell’organizzazione.
Il disagio del futuro mancato
Anche Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista, ha messo in guardia da queste narrazioni fuorvianti. In “La parola ai giovani” (Feltrinelli, 2018), Galimberti sottolinea come la società contemporanea abbia deluso le promesse fatte alle nuove generazioni.
"Abbiamo insegnato ai giovani a desiderare un futuro che non abbiamo saputo costruire."
Secondo Galimberti, il lavoro ha perso la sua funzione umanizzante ed è percepito sempre più come un luogo di alienazione. Le promesse di realizzazione personale, empowerment e riconoscimento vengono spesso disattese, contribuendo a diffondere un senso di disincanto e nichilismo, soprattutto tra i più giovani.
Lavoro e realtà
Nel corso di una nostra intervista a Paolo Iacci – docente di Gestione delle Risorse Umane all’Università Statale di Milano e autore del saggio Smetto quando voglio. Il lavoro nel nuovo millennio tra quitting e silenzio organizzativo (Egea, 2024) – ha offerto una lettura sistemica e lucida dei cambiamenti che stanno ridefinendo il rapporto tra le persone e il lavoro.
Secondo Iacci, il passaggio da un rapporto di lungo periodo, basato sulla fiducia e sull’identificazione con l’organizzazione, a una logica di scambio a breve termine, ha prodotto conseguenze profonde: instabilità, disillusione, senso di inadeguatezza. Ma anche un crescente desiderio di autenticità, autonomia e significato.
Nella nostra conversazione, Iacci ha evidenziato diversi paradossi del mercato del lavoro contemporaneo:
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le grandi dimissioni che non sono una fuga dal lavoro, ma da contesti organizzativi percepiti come tossici;
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il mismatch formativo tra ciò che i giovani imparano e ciò che le imprese cercano;
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l’emigrazione di giovani laureati, spesso provenienti anche da regioni con bassa disoccupazione;
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il fenomeno del quitting silenzioso, a cui si aggiunge quello ancora più preoccupante del silenzio organizzativo, quando l’intera struttura smette di reagire ai problemi.
Nel suo approccio, Iacci invita le aziende ad assumere un ruolo più coraggioso: promuovere ambienti di lavoro più flessibili, investire realmente nella formazione e restituire senso all’esperienza lavorativa. Ma ammonisce anche famiglie, istituzioni e lavoratori stessi: serve un patto collettivo di responsabilità, che superi l’attuale “gioco allo scaricabarile” tra i diversi attori sociali. Iacci ci ha ricordato:
“Il lavoro è la prima forma di espressione di sé e di socialità adulta. Toglierlo, o renderlo sterile, significa impoverire l’individuo e la società intera.”
Altri sguardi convergenti: sociologi e narratori del reale
Una riflessione coerente con quelle di Baiguini e Galimberti arriva anche dalla ricerca sociologica. Il volume open access Il lavoro cambia e i giovani che fanno? (a cura di Sonia Bertolini, Camilla Borgna e Sara Romanò, FrancoAngeli, 2022) esplora le trasformazioni del lavoro e il modo in cui i giovani le affrontano.
Il testo mette in luce come le difficoltà strutturali del mercato del lavoro influenzino le percezioni e le aspettative dei giovani, costringendoli spesso ad adattare le proprie aspirazioni al contesto.
Un capitolo introduce il concetto di “capacità di aspirare“, mostrando come molti giovani proiettino nel futuro scenari che riflettono più la realtà presente che un immaginario evolutivo. Ne deriva un disallineamento tra formazione, aspettative e possibilità concrete di inserimento.
Il volume evidenzia inoltre il fenomeno del “mismatch orizzontale“, ossia la previsione di intraprendere carriere scollegate dal proprio percorso di studi. Questo, unito alla descrizione dell’Italia come regime occupazionale “sub-protettivo”, sottolinea la difficoltà di identificazione tra giovani e contesto organizzativo.
Un altro contributo significativo arriva dal saggio Gioventù bloccata. Il difficile passaggio dalla scuola al lavoro in Italia (Magri & Pastore, Il Sole24Ore, 2023), discusso in una nostra intervista con Valentina Magri. Il libro evidenzia la lentezza dell’inserimento lavorativo, la distanza tra scuola e impresa e la scarsa valorizzazione delle nuove generazioni. Il fenomeno delle “grandi dimissioni giovanili”, viene letto anche come reazione a un’organizzazione che promette molto e restituisce poco, soprattutto in termini di ascolto, crescita e senso di appartenenza.
Il sociologo Roberto Cipriani, inoltre, ha sottolineato come le storie di vita siano fondamentali per comprendere la realtà organizzativa, poiché rivelano le contraddizioni tra gli ideali comunicati e le dinamiche effettive.
Infine, vale la pena ricordare l’esperienza editoriale e sociologica di Pier Vittorio Tondelli con la serie Under 25, che ha dato voce alle esperienze giovanili rivelando la profonda frattura tra le promesse della società e la realtà vissuta.
Il coraggio della verità organizzativa
La funzione HR, in particolare, dovrebbe assumersi la responsabilità di educare le persone alla realtà delle dinamiche organizzative, incluso il potere, nelle sue varie forme. Solo una narrazione onesta può diventare base solida per costruire consenso, appartenenza e impegno duraturo.
Un passaggio cruciale in questa direzione riguarda le strategie di attrazione dei talenti. Il messaggio veicolato nel processo di recruiting non deve cedere alla tentazione dell’enfasi seduttiva, ma trovare un equilibrio tra ispirazione e veridicità.
Presentare la propria cultura aziendale con trasparenza – inclusi gli aspetti sfidanti e in evoluzione – significa rafforzare l’engagement già nella fase di contatto iniziale.
Strumenti come le testimonianze interne, i job preview realistici o gli open day con dialogo diretto tra candidati e collaboratori, contribuiscono a ridurre il gap tra immaginario e vissuto organizzativo.
Una promessa credibile, anche se meno patinata, è il primo passo verso una relazione professionale duratura.
"Il punto di partenza va letto bene, prima di tracciare la rotta." (Luca Baiguini)
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Fonti e approfondimenti:
- Intervista a Luca Baiguini (2025)
- Luca Baiguini “Fate pace con il potere. Contro la retorica della leadership“, Egea, 2024
- Umberto Galimberti (2018). La parola ai giovani. Feltrinelli, 2018
- Intervista a Paolo Iacci (2024) YouTube
- Paolo Iacci “Smetto quando voglio. Il lavoro nel nuovo millennio tra quiet quitting e silenzio organizzativo” Egea, 2024
- Intervista a Valentina Magri e Nicolò Boggian (2023).YouTube
- Valentina Magri, Francesco Pastore “Gioventù bloccata. Il difficile passaggio dalla scuola al lavoro in Italia“, Il Sole 24 Ore, 2023
- Bertolini, S., Borgna, C., Romanò, S. (2022). Il lavoro cambia e i giovani che fanno? (Franco Angeli – open access).
- Tondelli, P.V. Under 25. Wikipedia
- Cipriani, R. (2020). Storia, sociologia e storie di vita
Risorse aggiuntive
Giovani e lavoro: tra narrazioni, aspettative e realtà organizzativa
Il mondo del lavoro contemporaneo si trova ad affrontare una sfida cruciale: attrarre e trattenere le nuove generazioni in un contesto organizzativo spesso distante dalle aspettative alimentate da narrazioni idealizzate. Le promesse di leadership partecipativa, ambienti inclusivi e percorsi di crescita rapidi rischiano di trasformarsi in fonti di frustrazione, quando non sono ancorate a una cultura aziendale autentica. L’HR ha oggi il compito di ristabilire un dialogo veritiero con i giovani, restituendo centralità alla realtà delle dinamiche organizzative, incluse le componenti di potere, conflitto e responsabilità.
Di seguito una selezione di contenuti che aiutano a comprendere questo disallineamento e offrono spunti per costruire un nuovo patto generazionale fondato su trasparenza, ascolto e coerenza tra ciò che si promette e ciò che si può effettivamente offrire.
La Responsabilità Sostenibile®: In questo articolo di Giovanni Di Muoio riflette sul concetto di responsabilità come fondamento dell’identità professionale e della relazione tra individuo e organizzazione. Un tema chiave per comprendere il bisogno, sempre più sentito dai giovani, di autenticà e senso nel lavoro. [Leggi l’articolo]
Pandemia e nuove tecnologie: come è cambiato il recruiting. L’accelerazione digitale post-pandemica ha modificato profondamente le modalità di attrazione e selezione dei talenti. Il contributo di Davide Maggio esplora come queste trasformazioni influenzino l’ingaggio dei giovani e ridefiniscano le attese reciproche tra candidato e impresa. [Leggi l’articolo]
Giovani: riflessioni sul mercato del lavoro. L’analisi di Domenico Saldutto è centrata sulle difficoltà strutturali del mercato del lavoro e sul disallineamento tra formazione, aspettative e reali opportunità di carriera. [Leggi l’articolo]
Il Leader che ha smesso di imparare. L’articolo denuncia il rischio di leadership autoreferenziali, incapaci di mettersi in discussione e di evolvere. Un ostacolo culturale che mina la credibilità dei modelli proposti ai giovani all’interno delle imprese. [Leggi l’articolo]
Dire, Fare, Cambiare. Il contributo di Giovanni Di Muoio affronta il tema della convivenza generazionale e dell’evoluzione organizzativa necessaria per valorizzare le nuove leve. La narrazione non deve solo ispirare, ma anche aderire alle possibilità concrete dell’impresa. [Leggi l’articolo]