Gli effetti dell’istruzione terziaria sul mercato del lavoro
Investire in istruzione, specie in quella terziaria, paga sempre
di Solco Srl
La recente crescita dell’occupazione, tornata ai livelli pre-crisi come testimoniato da una rilevazione Istat, ha interessato anche e soprattutto la fascia più giovane popolazione italiana, quella dei 20-34 anni.
Una crescita che ha e avrà risvolti interessanti in termini di competitività del sistema economico italiano.
L’ingresso nel mercato del lavoro di un maggior numero di giovani, infatti, se da un lato contribuisce all’introduzione nel sistema di competenze innovative, dall’altro aiuta una ripresa in termini di efficienza e produttività.
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Quanto conta essere istruiti per entrare nel mercato del lavoro?
A sfatare il luogo comune dello “studiare non serve” interviene una ricerca dell’Inapp, che sottolinea come investire in istruzione – e in particolare nell’istruzione terziaria – paghi sempre, contribuendo a migliorare scenari e prospettive occupazionali dei più giovani.
Con riferimento all’anno 2016 e alla fascia di popolazione d’età compresa tra 20 e 34 anni, dal grafico poco sopra emerge chiaramente come livello d’istruzione e tasso di occupazione siano tra loro in un rapporto di diretta proporzionalità: infatti, al crescere del primo corrisponde un aumento del secondo.
La proporzionalità si inverte se ad essere presi in considerazione sono livello d’istruzione e tasso di disoccupazione.
Infatti, come risulta da questo secondo grafico, maggiore è il livello d’istruzione, minore è il tasso di disoccupazione.
Come evidenziato dalla ricerca dell’Inapp, l’istruzione rappresenta ancora un investimento altamente remunerativo, specie in termini di maggiori possibilità di occupazione.