La cultura della conoscenza in azienda

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Ma quante ne sai?

La cultura della conoscenza in azienda

di Geremina Leva

Noi sappiamo più di quanto sappiamo dire”, diceva il filosofo Polanyi.

In effetti quando svolgiamo un’attività in modo continuativo, sviluppiamo una serie di conoscenze che si accumulano come un piccolo capitale.

Le maturiamo man mano che gestiamo i processi, risolviamo i problemi, persino quando commettiamo degli errori. Ed è uno storico molto importante che rischia di disperdersi se non appositamente capitalizzato.

È come dire che il valore proviene non da ‘quanto’ ciascun lavoratore produce ma da ‘come’ lo produce, dal suo know how. Come catturare allora questa ricchezza? Come estrarre la Saggezza che sottende al flusso operativo e inconsapevole dei processi lavorativi quotidiani per farne Dati condivisibili?

Lo si fa attraverso il Knowledge Management, un approccio che, implementato a livello tecnologico e organizzativo, mira a trasformare la conoscenza tacita.

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E non solo. Alla base di  ogni infrastruttura deve sedimentare una solida e motivante cultura orientata al valore della conoscenza. Quella stessa cultura che fa dire al lavoratore:

«quello che so può essere condiviso con i colleghi, senza paura di perdere potere o possibilità di far carriera»;

«il mio valore non dipende solo da quanto produco ma anche dalle mie caratteristiche personali»;

«il mio potenziale non va unicamente verso obiettivi di fatturato ma anche verso lo sviluppo delle mie attitudini»;

«l’azienda individua le mie potenzialità e progetta percorsi mirati affinchè io possa valorizzarli»;

«mi sento parte dell’azienda ed è per il successo di entrambi che voglio migliorarmi».

La stessa cultura, che spinge il management a creare l’ambiente giusto affinché una tale mentalità possa svilupparsi. Un ambiente in cui la cultura aziendale traspare dalle comunicazioni della direzione, da iniziative anche simboliche, dalla coerenza con una visione ben definita.

Ed in nome di questa cultura, perseguire un obiettivo comune e condividere i saperi, perché il saper fare di ognuno fa camminare l’intera azienda.

Per essere solo punti di partenza, sono un gran bell’inizio, forse difficile da realizzare, specie nelle aziende di piccole dimensioni dove la conoscenza sembra essere sempre a portata di mano per poi accorgersi che, a fronte di un minimo cambiamento organizzativo (come lo spostamento di una risorsa, il pensionamento di un’altra, la ridistribuzione delle attività), occorre investire tempo per acquisire quella conoscenza che qualcun altro, poco prima, aveva già maturato. Non si tratta più in questo caso di un investimento ma piuttosto di una perdita di tempo e di denaro.

Le risorse umane, con le loro competenze e conoscenze implicite sono la vera cassaforte aziendale  ed in quanto tale, senza conoscerne la combinazione, rischia di rimanere un tesoro perso.

 

Questo articolo è stato offerto da:

Geremina Leva
Mi piace pensare che l'azienda possa diventare un mondo perfetto!

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