Come motivare una persona priva di entusiasmo
Piccoli trucchi per trasformare un incarico da poco piacevole a gradevole.
Dovete motivare qualcuno che non sembra avere il benché minimo desiderio di raggiungere gli obiettivi fissati? Magari un dipendente svogliato… Bene! Questo post fa al caso vostro.
Perché esistono alcuni piccoli trucchi per trasformare un incarico da poco piacevole a gradevole.
Prima di tutto non lodate mai una persona per la sua intelligenza. Al contrario complimentatevi per il suo impegno.
Secondo un esperimento condotto da due psicologhe della Columbia University, gli elogi per l’impegno e per il metodo sono in grado non solo di far scegliere a una persona il compito più difficile (perché più stimolante) ma aumentano anche l’impegno e l’apprezzamento per il compito.
Questo fenomeno avviene anche quando il compito si presenta come molto difficile e il risultato come un probabile fallimento.
Nel lodare un dipendente, un atleta o ancora uno studente, può essere importante anche ricordargli a che punto è già arrivato e quanto gli manca per raggiungere l’obiettivo finale.
Tuttavia, il modo in cui si forniscono queste informazioni influenzerà la sua percezione, stimolando oppure deprimendo le sue motivazioni.
Ad esempio: è più efficace comunicare al dipendente che ha già raggiunto il 40% del budget oppure che gli manca solo il 60% al raggiungimento dell’obiettivo?
È più motivante dire al maratoneta che ha già percorso 40 chilometri o che gliene mancano 2?
Nel 2006 venne condotto un esperimento in una caffetteria nella quale, una volta consumati dieci caffè, l’undicesimo era in omaggio.
Furono distribuite delle “tessere” sulle quali veniva apposto un timbro ogni volta che si consumava un caffè.
Ebbene, i clienti tendevano a consumare un maggior numero di caffè quando si avvicinavano al completamento della tessera.
Furono inoltre distribuite tessere sulle quali c’era spazio per dodici caffè e dodici timbri, ma i primi due erano già stati apposti.
Malgrado fosse comunque necessario consumare dieci caffè prima di ottenere la ricompensa, queste tessere venivano completate più velocemente delle altre.
Inoltre è più motivante concentrare le proprie attenzioni sulla “parte più piccola” del percorso, che può essere sia quella già completata, sia quella ancora da completare.
Focalizzandosi sulla parte più breve del cammino ci si illude di procedere più velocemente. Pertanto, quando ci si trova all’inizio di un percorso è più incisivo focalizzare l’attenzione su quanto si è già fatto. Al contrario, quando il traguardo è vicino occorre motivare ricordando la piccola parte mancante.
Un altro utile accorgimento per aumentare il coinvolgimento è quello di dare spiegazioni.
È importante chiarire perché si richiede di svolgere un determinato compito e su quali basi è stato fissato l’obiettivo.
Esporre le ragioni significa inoltre rendere gli altri partecipi di ciò che sta avvenendo: questo porta alla creazione di uno spirito di squadra e a una condivisione degli obiettivi.
Nell’indicare le ragioni, chiarite anche cosa andrebbe perso qualora l’obiettivo non fosse raggiunto. Quest’ultima tattica fa leva sull’avversione alle perdite, insita in ognuno di noi.
Certo: trasformare una persona svogliata in una motivata è un’impresa… ma i suggerimenti che vi ho proposto sono di facile attuazione e, soprattutto, “a costo zero”. Tanto vale provare ad applicarli!
Letture consigliate
- Rosso G.L. (2019). Le mie soft skills. Dalla ricerca scientifica al successo: tutti i segreti per padroneggiare le competenze trasversali sul lavoro e nella vita.
- Rosso G.L. (2019). Motivare ed essere motivati. Consigli e dimostrazioni scientifiche per riuscire a motivare chiunque.
- Kivetz, R., Urminsky, O., & Zheng, Y. (2006). The goal-gradient hypothesis resurrected: Purchase acceleration, illusionary goal progress, and customer retention. Journal of Marketing Research, 43(1), 39-58.
- Koo, M., & Fishbach, A. (2012). The small-area hypothesis: Effects of progress monitoring on goal adherence. Journal of Consumer Research, 39(3), 493-509.
- Mueller, C. M., & Dweck, C. S. (1998). Praise for intelligence can undermine children’s motivation and performance. Journal of personality and social psychology, 75(1), 33-35.
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