Come diventare Supereroi attraverso l’Intelligenza Emotiva
Cominci a fare i primi passi verso il mondo del lavoro. Dal nulla, ti butti in una nuova era uscendo dalla tua comfort zone. Credo che tutti, a tempo dovuto, abbiano fatto questa scelta.
Il mondo del lavoro non è sempre facile. Anzi, non lo è proprio. Ogni giorno metti a dura prova le tue capacità sfruttando al massimo le competenze e così inizi la tua carriera. Hai proprio voglia di andare a lavoro, stare bene, conoscere persone, nuove idee, colleghi, manager, crescita personale e professionale. Ti strutturi mentalmente una vita completa e anche un work life balance.
Un vero lusso, che non esiste! Eppure, chi non ha mai subito accuse “ad honorem”. Chi non si è mai sentito dire “ma secondo me questo lavoro non fa per te”, “devi essere più smart”, “non è colpa mia se non sai lavorare”. Microagressioni verbali (quando va bene), gratuite da colleghi super esperti, che si sentono Dei discesi in terra, capaci di salvare il mondo amputando drasticamente il cuore e la testa degli altri.
Quanto è difficile NON sapere rispondere, scatenando in noi accelerate emozioni e meccanismi di difesa. Cominci a porti tante domande, mettendo addirittura in dubbio le migliori delle tue qualità. Collera ed ansia diventano croniche, rendendo l’organismo suscettibile a tutta una serie di malattie mentali. A me è successo fu così che mi rifugiai nell’intelligenza emotiva.
Tutte queste “caratteristiche” che viviamo sono state oggetto di studio di Daniel Goleman. Daniel ha contribuito a divulgare il concetto di I.E. grazie al suo primo libro intitolato appunto “Intelligenza Emotiva”. “la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare” (D.Goleman, 1996)
Partiamo da zero. Tutto il suo pensiero si concentra su cinque pilastri importanti:
- Autoconsapevolezza
- Autoregolamentazione
- Motivazione
- Empatia
- Abilità sociali.
Il suo pensiero gira attorno a tutte queste abilità che l’essere umano è capace di avere e di autogestire. “Noi siamo capaci di ..” Provare a divulgarlo soprattutto in contesti lavorativi non è facile. Come vivi la tua giornata? La tua vita è fatta dal 70 % di lavoro, e il 30 % di emozioni, compresi ansie, paure, problemi e insicurezze. Può capitare che questo 30 % di miste emozioni offuscano il 70 % del tuo lavoro per diversi motivi.
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L’essere umano non è una macchina, tante volte non le vorrebbe queste emozioni ma arrivano e lo destabilizzano. E’ proprio per questo che nasce l’autoregolamentazione, ovvero riuscire a distinguere il positivo dal negativo senza abbattere o eliminare queste emozioni.
Il mondo è pieno di suggerimenti operativi e strategici. Obiettivo dell’HR e dei Coach è proprio quello di stilare e trasferire concetti per la crescita prima di tutto personale e poi professionale. Ma se ti trovi in un ambiente lavorativo tossico, dove non esiste un piano di onboarding, opportunità e crescita, la chiave del successo diventa un valzer molto lento.
Non dobbiamo sorprenderci se le statistiche ci dicono che il 50 % degli under 35 italiani ha lasciato il lavoro per motivi di malessere psicologico. Concorrenza, straordinari, colleghi furbi, pregiudizi, mancanza di rispetto… potrei continuare all’infinito. Ma quanto ancora viene accantonato l’Indicatore di benessere? Ecco come si misura:
- soddisfazione per l’organizzazione;
- voglia di impegnarsi;
- sensazione di far parte di un team;
- voglia di andare al lavoro;
- elevato coinvolgimento;
- speranza di poter cambiare le condizioni negative attuali;
- percezione di successo dell’organizzazione;
- percezione di equilibrio” …
Ci sono varie scuole di pensiero. I leader della finanza e dell’economia sono arrivati al successo perché indifferenti alle emozioni. Ma oggi L’I.E. rappresenta la chiave del successo dei dipendenti, manager e leader. Si sta cercando di fare il più possibile scuola emotiva con veri e propri corsi di alfabetizzazione. Molto di quanto le persone fanno sul lavoro dipende dalla loro capacità di fare appello a una rete di colleghi.
Questo crea la possibilità di costruire gruppi ad hoc, ciascuno configurato in modo da offrire una gamma ottimale di talenti, competenze e assegnazioni di mansioni. L’obiettivo è quello d’insegnare a gestire in modo intelligente le proprie emozioni, così che siano di supporto e guida al proprio comportamento ed al proprio pensiero.
Per sopravvivere, le aziende farebbero bene a potenziare la propria intelligenza emotiva di gruppo. Ma nel frattempo non puoi fermarti a sperare che un tuo collega cambi, che l’azienda si renda conto del tuo pensiero, del tuo valore.
Prova a pensare e prendere in considerazione uno degli antidoti più potenti è il “re-inquadramento cognitivo”, ovvero cercare di considerare la situazione in modo diverso pensando accuratamente al fatto che l’intelligenza emotiva è un plus, non una condanna.
E’ doveroso concludere con due perle: “Il cambiamento comincia da noi“, “Siate il Manager che avreste voluto avere quando eravate un Junior“.
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Articolo chiaro e coinvolgente, utile non solo per lo sviluppo professionale ma anche per quello personale. L’indicatore del benessere è uno strumento fondamentale per il successo della propria azienda e dei dipendenti.