Come cambia il lavoro all’epoca del 4.0?
Smart Working, Home Working, Start Up, Intelligenza Artificiale, Cloud, Industria 4.0 ma anche Flessibilità, Fast Job, Precariato, Esuberi: sono alcuni dei termini entrati a far parte del lavoro che cambia
L’evoluzione non si ferma: come cambia il lavoro
La prima rivoluzione industriale è avvenuta con l’introduzione del motore a vapore, l’elettricità ha dato il via alla seconda, l’informatica alla terza.
E’ possibile oggi parlare di quarta rivoluzione industriale? Sembra proprio di si.
Lo sviluppo della tecnologia insieme alla necessaria riduzione dei costi di produzione stanno poi accelerando il cambiamento di molti aspetti del lavoro rispetto a com’era inteso sino a qualche anno fa.
Industria 4.0
Il termine Industria 4.0 identifica meglio questo radicale cambiamento di paradigma: una nuova visione di fare impresa che interviene sui processi, sui prodotti, gli asset produttivi e sulla logica di fare business.
La robotica ed altri strumenti tecnologici attraverso internet rendono oggi le fasi di produzione e di commercio sempre più automatizzate ed interconnesse.
Attraverso il web si possono inviare e ricevere informazioni, localizzare e recuperare risorse.
Un progressivo spostamento dell’industria verso attività di produzione capaci di collegare il mondo fisico a quello digitale.
Questa evoluzione, oltre la semplice automazione dei processi aziendali ne comporta l‘ottimizzazione degli stessi e la conseguente riduzione degli sprechi.
Processi e tecnologie che possono agevolare anche i dipendenti, ad esempio, facendoli lavorare senza doversi recare quotidianamente sul luogo fisico di lavoro, riducendogli il carico e/o il numero di ore di lavoro, a volte persino azzerandole del tutto.
E si, in alcuni contesti e per alcune mansioni (purtroppo) non c’è futuro.
La Globalizzazione
La Globalizzazione è un fenomeno che ha coinvolto praticamente tutti i campi sociali: quello politico, quello finanziario, quello socio-culturale e quello del lavoro coinvolgendo in maniera diretta i lavoratori, con effetti tanto positivi quanto negativi.
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Il lavoro (se c’è) cambia
“Record di precari“, “Cresce il lavoro ma solo a tempo determinato“, “Calo del lavoro autonomo” … sono solo alcuni dei titoli che quasi quotidianamente troviamo sui quotidiani e nei TG.
Le aspettative occupazionali non sono allettanti: per i giovani alla ricerca della prima occupazione e per i meno giovani che l’occupazione l’hanno persa perché entrati a far parte del “processo di ottimizzazione e della riduzione degli sprechi” dell’Industria 4.0 oppure per via della delocalizzazione delle imprese verso nazioni a tassazione e/o costo del lavoro ridotta.
La flessibilità, che sino a qualche decennio era vista come il principale intervento necessario per sviluppare il mercato del lavoro, si è dimostrata esserlo solo in parte.
Il lavoro c’è … se sei un talento
I siti di annunci di lavoro abbondano di richieste per i talenti.
“Ingegnere Informatico, progettazione elettronica hardware e firmware ecc, ecc. …, disponibile a frequenti trasferte in Cina, stipendio €. 1300 / mese“;
“Cerchiamo giovani talenti con esperienza in ambito IT disponibili a mettersi in gioco (?)”;
“Internal Project Coordinator … offriamo un percorso formativo (tirocinio)” …
I responsabili delle risorse umane lamentano una carenza di figure professionali competenti. Alcune aziende per attrarre questi talenti offrono a loro programmi di istruzione e formazione, spesso sono tirocini o stage.
… E se non sei un talento?
…
Come cambia il lavoro
Lavori saltuari, spesso male retribuiti o per niente regolarizzati: è questo il frutto del lavoro che cambia? Devi essere un “talento” per trovare occupazione? E se hai tanta esperienza ma in settori diventati obsoleti?
Se nei principali Paesi europei questi problemi sono meno marcati (se i nostri giovani, e ormai non solo loro, migrano all’estero è perché un lavoro quasi sempre lo trovano), la colpa di chi è?
I problemi nel sistema italiano ci sono e sono fortemente radicati, al di là della crisi e del cambiamento epocale che stiamo attraversando.
Alcuni tentativi sono in corso d’opera, ma quello che all’Italia serve veramente è un incisivo mutamento strutturale, che si auspica avvenga quanto prima.
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