Il colloquio con il recruiter la paura è sfidare se stessi

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Il colloquio col Recruiter: la paura è sfidare sé stessi.

di Laura Catucci

La giornata si apre con un’attesa importante: quella di un colloquio di lavoro, una speranza, una possibilità o una nuova prospettiva di vita.

Carichi di motivazione ci presentiamo dinanzi al Recruiter, che probabilmente ci illustrerà la Mission e la Vision aziendale e cercherà di comprendere le nostre abilità e la nostra affinità con l’azienda.

Ecco però che dentro di noi, inutile negarlo, un po’ di tensione inizia a manifestarsi: non abbiamo molto tempo per fare una buona anzi un’ottima impressione, e non è semplice scegliere le frasi che meglio ci dipingono, inoltre abbiamo pochi secondi per parlare dei nostri punti di forza e rivelare le nostre aree di miglioramento.

I cosiddetti “weaknesses” ovvero punti di debolezza, sono in realtà quei punti con cui siamo costretti inconsapevolmente a fare i conti nella nostra quotidianità, quelli con cui ci imbattiamo nella nostra sfera sentimentale, personale e soprattutto lavorativa.

Non ci soffermiamo molto anche se andrebbero analizzati meglio, perché se a volte troviamo degli “intoppi” nella nostra vita potrebbe dipendere benissimo da essi.

Quante volte ad esempio abbiamo rinunciato a quell’occasione perché non abbiamo avuto il coraggio di esporci abbastanza e di metterci al centro dell’attenzione?

Ecco, questo potrebbe essere il “Public Speaking”, o magari sarà capitato di aver rinunciato a quel ruolo importante perché non ci siamo sentiti abbastanza “Team Leader”?

Leadership, Empatia, Public Speaking, Autostima, possono essere davvero tanti i punti su cui dovremmo soffermarci e cercare di lavorare, per tramutarli magari non in punti di forza ma almeno in aree di miglioramento; occorre chiedersi cosa ci frena in alcune occasioni, su cosa siamo un po carenti, cosa non riusciamo a fare e perché.

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A tal proposito necessaria e suggerita è l’analisi S.W.O.T. (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats) ovvero un’analisi dei punti di forza, debolezze, opportunità e minacce, assai utile per costruire un piano di miglioramento atto a prendere migliori decisioni.

L’analisi S.W.O.T. sarà completa ed efficace quando avremo imparato a far leva sui nostri punti di forza, gestendo le possibili carenze cogliendo opportunità e agendo in maniera strategica sui fattori positivi e negativi.

Nel momento in cui quindi ci troviamo dinanzi al Reclutatore, siamo davvero pronti a fare una riflessione su noi stessi?

Su ciò che abbiamo e/o non abbiamo fatto finora, a dimostrare quanto valore abbiamo e quanto riusciremmo ad apportarne all’azienda?

Ci siamo mai domandati se l’ansia dipende dalle domande di chi abbiamo di fronte o da noi?

In realtà in quel momento, durante il colloquio, o dicasi momento della verità, stiamo affrontando noi stessi, facendo un’analisi introspettiva della nostra vita, non solo lavorativa, ma anche un po’ personale, perché comunque le capacità non si dimostrano solo nella sfera professionale ma anche nella totale quotidianità.

Quando dobbiamo far emergere la nostra personalità e il nostro “Valore” al Reclutatore per dimostrare in poche semplici parole la nostra affinità a quel ruolo, e convincerlo, è questione di empatia, abilità nella comunicazione efficace e strategie comunicative, nonché dimostrare autostima; ed ecco che emergono i famosi punti di forza o aree di miglioramento con cui dobbiamo fare i conti: stiamo sfidando noi stessi, quanto riusciamo a coinvolgere e ad essere persuasivi, stiamo affrontando una sfida quotidiana: riuscire, essendo semplicemente NOI.

Non è il Recruiter o il colloquio a trasmetterci difficoltà o ansia, è l’arte di dipingere noi stessi in poche semplice frasi, perché in quel momento chi ci sta selezionando diventa uno specchio della nostra anima.

Stiamo parlando a noi stessi, ci rendiamo conto del cammino percorso finora, dei successi ottenuti e di quelli perduti, delle occasioni mancate, delle carenze da colmare e colmate, della vita che ancora dobbiamo affrontare e dei sentieri che vogliamo intraprendere per darci forza. Stiamo praticamente riflettendo.

Cosa vogliamo davvero?

E’ tutta una questione di analizzare il proprio sé, fare tesoro delle debolezze passate e tramutarle in “Key Factor Success”:

  • fattori chiave di successo, quello che in passato ci ha “bloccati” o “frenati” ora deve motivarci, non più farci paura o essere motivo di insuccesso.
  • dobbiamo migliorare noi stessi e rafforzare la nostra autostima, lavorare sempre sulla nostra personalità e sulle nostre capacità, senza mai fermarci, e il colloquio di lavoro sarà una passeggiata , anche con quelle domande che possono risultare “fastidiose”, perché quel fastidio non è altro che l’avere difficoltà con qualcosa con cui non abbiamo fatto conti e che non riusciamo a gestire;
  • ci vuole abilità anche nel svincolarsi da quelle domande che in realtà non dovrebbero esser poste (quelle sulla sfera familiare, ad esempio, o peggio ancora, a una donna per quanto concerne la previsione di figli futuri), dimostrare arte e capacità anche nel rispondere, niente deve essere di impedimento;
  • siamo abbastanza organizzati e riusciamo a gestire tutto con problem solving, e se in questo siamo carenti, beh, ecco un’area di miglioramento trovata.

Abbiamo mai sfidato noi stessi?

Quanto è difficile sfidarci, fare i conti con il proprio essere, comprendere cosa e dove dobbiamo migliorare, analizzarci, soffermarci e riflettere. La sfida è questa: sfidare ogni giorno il nostro fantasma interiore.

Non è aver paura di chi ci è di fronte o di rispondere ad alcune domande, è ben altro la paura: dimostrare chi siamo e quanto valiamo.
A noi stessi, in primis.

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Questo articolo è offerto da:

Laura Catucci
HR Recruiter con passione per le Risorse Umane, costantemente aggiorno la mia formazione seguendo corsi nell'ambito management e della gestione del personale.

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