Il colloquio di lavoro è in crisi?
di Solco Srl
Le trasformazioni tecnologiche e digitali hanno spianato la strada a nuove modalità di selezione
È fuori discussione che, a fronte delle recenti trasformazioni tecnologiche e digitali, mercato professionale e processi di recruiting siano in continua e costante evoluzione.
A testimonianza di quanto asserito poco sopra, la sempre maggiore diffusione di pratiche e iniziative di gamification nell’ambito dei processi di selezione del personale.
Un esempio in questo senso viene da Accenture, colosso della consulenza, che nel 2018 è giunta alla terza edizione del Cyber Game: un’iniziativa per neolaureati e laureandi che, divisi in squadre, erano chiamati a sfidarsi in un ambiente di gioco virtuale dove poter dimostrare le proprie abilità e competenze.
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La recente ludicizzazione del processo di selezione del personale ha, di fatto, mandato in crisi quello che a tutti gli effetti possiamo considerare lo strumento per eccellenza cui poter ricorrere in fase di recruiting: il colloquio.
Liz Ryan, esperta di risorse umane, ha cercato di dare una serie di indicazioni affinché il tradizionale colloquio di lavoro, a lungo andare, non diventi uno strumento di selezione del candidato ideale obsoleto, anacronistico.
A tal proposito, la stessa Ryan ha individuato 10 domande che, al giorno d’oggi, un selezionatore/recruiter non dovrebbe più fare in sede di colloquio, perché da considerarsi ormai superate, non più al passo con i tempi:
- “Saprebbe individuare la sua più grande debolezza?”
- “Dove si vede tra 5 anni?”
- “Perché dovremmo assumerla?”
- “Qual è stato il suo percorso di studi liceale?”
- “Cosa direbbe di lei il suo ex responsabile?”
- “Quali sono tre aggettivi che la descrivono maggiormente?”
- “È in contatto con altre aziende?”
- “Qual è la sua attuale retribuzione?”
- “Per quale motivo vorrebbe lavorare qui?”
- “Se potesse, quale animale vorrebbe essere?”
Tutte domande, secondo Liz Ryan, che non servono praticamente a niente, perché non dicono niente delle competenze e delle abilità del candidato. Domande inutili, anche perché rischiano di lasciare spazio a risposte aleatorie, prive di reale contenuto in termini professionali. Domande obsolete, che fanno riferimento ad un’idea di colloquio a dir poco anacronistica.
Dalla Ryan viene quindi un prezioso suggerimento affinché i colloqui di lavoro non vengano più a configurarsi quali interrogatori e diventino, in futuro, sempre più delle semplici e altrettanto utili conversazioni informali a scopo prettamente professionale.
Il colloquio di lavoro è in crisi?