Il ruolo del Coaching nelle organizzazioni ad alte prestazioni
In che modo le attività di Coaching in azienda possono facilitare il coinvolgimento e lo sviluppo dei Collaboratori in un’organizzazione?
I dati di una ricerca internazionale
di Elsa Ramunno
Una ricerca internazionale (*) condotta nel 2019 in condivisione da ICF e HCI (**), su un campione di 366 partecipanti tra Collaboratori e Responsabili area Risorse Umane, Responsabili Formazione e Sviluppo e Professionisti di Sviluppo Organizzativo, ha rilevato che una forte cultura del Coaching è correlata ad alcuni degli indicatori di un’organizzazione ad alte prestazioni, tra cui: una decisa attrattività del proprio brand, la fidelizzazione e l’ ingaggio dei dipendenti e una leadership forte e coesa.
Benché lo studio risalga ormai a qualche anno fa, riguarda tematiche decisamente attuali e sottolinea il valore che può apportare il Coaching come attività di sostegno e sviluppo dell’organizzazione aziendale, da avviarsi integrando la formazione tradizionale.
Le prime 4 aree di intervento delle attività di Coaching, citate nella ricerca sono nell’ordine:
- lo sviluppo della leadership (con attenzione su comunicazione, feedback, delega)
- lo sviluppo delle conoscenze (in particolare il potenziamento soft skills)
- la gestione delle prestazioni (attraverso comunicazione, collaborazione, teamwork)
- il coinvolgimento e ingaggio dei dipendenti (nell’ottimizzazione del ruolo con aspirazioni).
I presupposti per l’avvio di un’attività di Coaching che risulti vantaggiosa in azienda sono:
- in primo luogo, la sponsorizzazione da parte dei senior leader e manager, ancor più se si coinvolgono essi stessi in tali attività, diventando successivamente facilitatori interni di buone pratiche e
- in secondo luogo, la presenza di una cultura della comunicazione diretta e aperta, volta a sottolineare le migliori capacità di cui i Collaboratori possano rendersi portatori.
Come opera il processo di Coaching
A differenza di altre professioni con focus sulla relazione, che forniscono soluzioni, insegnamenti, supporti, cure o diagnosi, il Coaching utilizza una modalità di attività «pull» in quanto accompagna e affianca la persona nel “tirar fuori” le soluzioni più adatte a sé e nell’ operare i propri significativi cambiamenti di pensiero, comportamento e abitudine. Sono le persone che decidono individualmente dove i propri sforzi verso il cambiamento potranno essere meglio investiti. Il Coaching parte dal presupposto che le persone hanno già in sé le risposte che cercano per migliorarsi ma sono nascoste da pensieri limitanti, errori di valutazione, fraintendimenti, preoccupazioni e altro.
E’ in questo modo che si avvia il processo di crescita: partendo da un’esigenza e desiderio di personale cambiamento positivo, con l’ideazione di piani di azione che facilitano lo slancio per il raggiungimento del risultato desiderato, e passando attraverso le fasi progressive di comprensione-consapevolezza-apprendimento-sviluppo.
Come il Coaching supporta il cambiamento
Uno dei principali modelli di riferimento del processo di Coaching è quello delineato da Sir John Whitmore, tra i più noti esponenti del Business Coaching. Il modello si esprime nell’acronimo G.R.O.W. e si svolge nei seguenti passaggi:
Il punto di partenza è costituito dalla definizione di obiettivi: gli obiettivi sono dei “mezzi con cui concentrare l’attenzione” sulla direzione da intraprendere. Gli obiettivi vengono chiaramente definiti in quanto solo con obiettivi precisi si possono monitorare i successivi progressi rispetto alla situazione iniziale (realtà), paragonare le intenzioni con i risultati, modificare la propria strategia in risposta a nuove informazioni e scoperte (opzioni), ed essere pienamente responsabili dei risultati ottenuti (cosa voler ottenere). Il Coach è responsabile del processo, la persona è responsabile del proprio risultato.
Attraverso le domande, il Coach aiuta a vedere le cose in maniera diversa; con il dialogo ed i ragionamenti vengono sollecitati e avviati nuovi processi di pensiero e, di lì, anche con i feedback restituiti dal Coach, l’acquisizione di nuove consapevolezze e la ri-scoperta di abilità e risorse forse non pienamente utilizzate in precedenza.
Quando entra il Coaching in azienda?
Il Coaching entra in azienda nel momento in cui questa intende iniziare un processo di sviluppo con i propri Collaboratori e far crescere il livello di professionalità per raggiungere maggiori traguardi. I risultati di un’attività di Coaching si evidenziano nel medio-lungo termine. Da subito si vedono cambiamenti nei comportamenti, ma perché questi si consolidino e diventino parte di una cultura aziendale diversa ci vuole più tempo.
Il Coaching come attività di sostegno e sviluppo dell’organizzazione è molto comune nei paesi anglosassoni, Stati Uniti e Nord America, tuttavia, anche in Italia ed Europa sta cominciando ad essere valorizzata per il suo impatto positivo sugli aspetti della vita professionale che necessitano un buon livello di comunicazione, competenze relazionali e gestione equilibrata di tempo e lavoro.
Posso confermare che il Coaching porta innumerevoli benefici personali e aziendali, considerando le diverse prospettive rispettivamente dell’azienda, dei Collaboratori e del Coach.
- Dal punto di vista dell’azienda, nel suo insieme, significa investire in una cultura di fiducia e attenzione, di comunicazione più chiara ed efficace, di maggiore collaborazione, di impatto positivo nell’organizzazione e dunque differenziarsi per diventare un’organizzazione ad alte prestazioni.
- Dal punto di vista dei Collaboratori, fornisce l’opportunità di mettersi in gioco per ottenere una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie capacità e per partecipare attivamente alla propria crescita, aumentando autostima e motivazione. La motivazione non si impone ma si attiva su precisa scelta personale.
- Dal punto di vista del Coach, il Coaching può costituire l’elemento di discontinuità e di novità, su cui far leva per significativi cambiamenti. Il Coach, non influenzato dalle dinamiche aziendali preesistenti, può supportare l’ampliamento dei punti di vista e facilitare l’evoluzione in diverse direzioni.
Per concludere, le considerazioni richiamate dalle ricerche sul campo riprese in questo articolo, portano l’attenzione sulle decisioni strategiche che un’azienda può operare per accrescere le proprie prestazioni ed elemento chiave è l’avvio di una forte cultura del Coaching che significa, in ultima analisi, investire in modo mirato nei propri Collaboratori attraverso interventi specifici di crescita e sviluppo personalizzati.
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(*) Fonte: “Building Strong Coaching Cultures for the Future”- ICF – HCI Research, May-July 2019
(**) ICF – International Coaching Federation, HCI – The Human Capital Institute
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Sono un Coach certificato quindi il mio commento potrà sembrare di parte, ad ogni modo il coaching mi ha aperto un mondo.
Da quando l’ho imparato, lo sto applicando davvero spesso ed in diversi ambiti, fornisce strumenti duttili ed efficaci a svariate situazioni; in ambito professionale, su un determinato tema, ci ha fatto risolvere il problema al 98,73%: un grande successo!
Credo tuttavia che in Europa sia decisamente ancora poco conosciuto e, di conseguenza usato; inoltre, purtroppo, non ancora inquadrato correttamente (probabilmente proprio perché ancora poco conosciuto) e spesso confuso con la formazione o sottovalutato.
Grazie Francesco per il tuo commento. E’ vero che in Italia il coaching é poco conosciuto e quindi poco valorizzato e ci scontriamo con resistenze. Questo perché richiede impegno per coinvolgersi e ascoltare.
Il coaching infatti è un modo di operare che permette di raggiungere consapevolezza e utilizzare meglio le proprie competenze, accelerando la riuscita di obiettivi e progetti.
Il processo in sé ha bisogno di tempo, spazio e ritmo personalizzato. Quello che posso dire a quanti vogliono lavorare allo sviluppo delle persone in azienda è di dedicare tempo a provare e sperimentare.