Coaching e Performance
Il (falso) mito della Performance
Oggi, stimolati da ciò a cui abbiamo assistito con l’emergenza coronavirus, vi parliamo di coaching e performance.
Nelle aziende come nella vita di tutti i giorni siamo pervasi dal mito della performance. Essere performanti è diventata la parola d’ordine del nuovo millennio. Erogare prestazioni ai massimi livelli è il must che viene richiesto a tutti, che si tratti di una mamma o di un manager. Se poi sei una mamma manager devi essere al top, perfetta, diversamente il risultato sarà deludente? Forse abbiamo, involontariamente o meno, alimentato il falso mito della performance.
La parola performance, in sè bellissima, ci riporta sovente ad aspetti correlati alla competizione sportiva. All’attesa di risultati eccellenti, alla realizzazione concreta di un’attività, un comportamento, che determina, legata al ruolo ricoperto, l’aspettativa di determinati risultati in funzione di un obiettivo. Un postulato della performance è la competizione. Si dice performante di una squadra, di un motore, di una persona.
Eppure…. quello della performance può diventare un mito, come ci spiega bene Pietro Micheli della Warwick Business School nel suo articolo “I sette miti della perfomance” (1).
I miti, si sa, sono irraggiungibili.
RUOLO, STATUS, IDENTITA’
Eppure, se guardiamo oltre le apparenze, se disambiguiamo o “sdubbiamo” la parola performance, come deve fare un coach, troviamo che innanzi tutto, coloro con i quali lavoriamo sono persone e non motori, che essere performante può avere significati diversi, ma la radice etimologica della parola, deriva dal latino. Performare, ovvero “dare forma”.
I nostri clienti, all’interno di un’azienda o di una organizzazione, nel nostro studio, non sono macchine che hanno solo bisogno di una messa a punto per tornare al massimo regime ed erogare potenza. Questo ultimo può essere un aspetto che non può e non deve essere avulso da un contesto più ampio.
ESSERE (PERFORMANTE)
Come c’azzecca direbbe qualcuno, essere performante, la prestazione, la competizione, i risultati attesi, ad esempio quando lavoriamo con un manager aziendale, con “dare forma”, che richiama la creatività, l’inventiva e il talento?
Avere un ruolo, o meglio, interpretare un ruolo in base alle aspettative proprie o altrui rispetto a come si viene percepiti o ci si percepisce, rispetto al proprio status, beh, c’è una bella differenza. Come tutto ciò viene percepito dalle persone rispetto al nucleo della propria identità? Come verificare ed eventualmente allineare questi aspetti delle persone? Con un motore è relativamente semplice, (non vogliamo semplificare) tarare l’erogazione della potenza in base ai risultati attesi, gli ingegneri della Motor Valley sono esperti.
La piramide va capovolta. La triangolazione fare per avere per essere richiede un cambio epocale e un tirotno all’essere. Fare diventerà conseguenza di ciò che sono e ciò mi permetterà di avere.
Ma come facciamo ad ingegnerizzare un processo aziendale o personale relativo ad un essere umano, ad una persona?
COACHING E METODO MAIUETICO
I “risultati attesi”, quante volte sentiamo queste parole…..
La realtà è che la maggior parte delle persone e organizzazioni (anche una persona è un’organizzazione!) ha due grandissimi problemi che spesso ignora, prendendo a volte, drammaticamente, decisioni personali o aziendali sulla base di queste variabili incontrollate:
- la maggior parte delle persone e organizzazioni ha pochi, pochissimi dati reali, oggettivi (e non sa di non averli);
- la maggior parte delle persone e organizzazioni che ha pochi, pochissimi dati oggettivi e non sa di non averli, processa male, anzi malissimo, quei pochi dati che ha.
Ne abbiamo un triste esempio con l’emergenza corona virus. Le decisioni delle persone, se uscire o stare in casa o altro, sono dettate da aspetti che nulla hanno a che fare con la conoscenza reale del problema.
MOTIVAZIONE E RETROAZIONE
Come si cambia la realtà? La realtà si cambia con le mani, diceva mio padre.
Questi due aspetti vengono troppo spesso ignorati e sono una delle leve sulle quali lavoriamo come coach professionisti, tanto nel business coaching quanto nel life coaching.
Incanalare energia ed emozioni positive verso il raggiungimento di un obiettivo e far trovare alle persone i meccanismi interiori di motivazione e retroazione vanno di pari passo all’acquisizione di un controllo razionale e informato, la conoscenza è potere.
Oggi sul mercato globale il prodotto più importante in assoluto, il più ricercato, il più pagato e costoso, qual’è?
L’informazione. La conoscenza.
La modalità di definizione dell’obiettivo va esattamente nella direzione di conciliare tutti quegli aspetti di cui si parlava innanzi.
Seguendo questo metodo si avranno prestazioni eccellenti, si arriverà alla peak performance, all’eccellenza, senza “bruciare” persone, che non sono “solo” un processo metabolico o motori. Per un coaching “ecologico”, un ecocoaching.
– I sette miti del performance management – Gen 11, 2013 | performancemanagementreview.org
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