Bias Cognitivi nella Selezione dei Candidati

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Bias Cognitivi nella Selezione dei Candidati

di RisorseUmane-HR.it

I bias cognitivi sono deviazioni sistematiche nel modo in cui giudichiamo e prendiamo decisioni, spesso inconsciamente. Nel contesto della selezione del personale, questi bias possono portare i recruiter a valutare i candidati in modo distorto, con il rischio di scelte poco efficaci o discriminatorie. Essere consapevoli di tali bias è fondamentale per garantire processi di recruiting equi e basati sul merito.
In questo articolo, analizziamo i principali bias cognitivi nella valutazione dei candidati e suggeriamo strategie per mitigarli.

Indice:

    1. Bias di conferma
    2. Effetto alone (Halo effect)
    3. Effetto horns (o alone negativo)
    4. Bias di similarità (Affinity bias)
    5. Effetto ancoraggio (Anchoring bias)
    6. Bias di genere e culturale
    7. Bias di attribuzione
    8. Bias di disponibilità
    9. Effetto primacy e recency
    10. Bias di overconfidence
    11. Bias di status quo
    12. Bias di simpatia
    13. Effetto contrasto
    14. Bias dell’intuizione (Gut feeling bias)
    15. Bias di indulgenza o severità

Bias Cognitivi nel processo di selezione: quali sono e come evitarli

1. Bias di conferma

È la tendenza a cercare (o notare) solo le informazioni che confermano le proprie impressioni iniziali, scartando quelle discordanti. Nel recruiting questo avviene quando il selezionatore, fatta un’idea precoce sul candidato (magari già dal CV o dai primi minuti di colloquio), tende a porre domande o interpretare le risposte in modo da confermare quell’idea preconcetta.

Esempio: se un selezionatore crede che un candidato proveniente da una determinata università sia più competente, tenderà a interpretare ogni segnale in modo favorevole.

Come evitarlo: usare check-list standardizzate per valutare i candidati in base a criteri oggettivi. Inoltre, applicare la tecnica del devil’s advocate, cercando attivamente informazioni che possano smentire l’impressione iniziale.

2. Effetto alone (Halo effect)

Un’unica caratteristica positiva influenza il giudizio complessivo sul candidato.

Esempio: se un candidato ha un ottimo aspetto professionale e si esprime con sicurezza, il selezionatore potrebbe inconsciamente attribuirgli anche competenze che in realtà non ha.

Come evitarlo: separare le valutazioni su diversi criteri e analizzarli singolarmente, senza lasciarsi influenzare dall’impressione generale. Usare griglie di valutazione con punteggi specifici.

3. Effetto horns (o alone negativo)

Un’unica caratteristica negativa influenza l’intero giudizio sul candidato.

Esempio: se un candidato fa un errore grammaticale nella lettera di presentazione, il selezionatore potrebbe giudicare negativamente l’intero profilo, anche se le competenze richieste per il ruolo non sono linguistiche.

Come evitarlo: valutare ogni competenza separatamente e dare al candidato l’opportunità di dimostrare le sue capacità su più livelli (ad es. con test pratici o prove di lavoro).

4. Bias di similarità (Affinity bias)

Tendiamo a preferire persone simili a noi in termini di esperienze, background o interessi, limitando la diversità nel team.

Esempio: un selezionatore che ha studiato ingegneria potrebbe preferire candidati con lo stesso percorso accademico, anche se altre esperienze potrebbero essere altrettanto valide.

Come evitarlo: formare team di selezione eterogenei e utilizzare criteri di valutazione basati sulle competenze e non su caratteristiche personali o background simili.

5. Effetto ancoraggio (Anchoring bias)

Le prime informazioni ricevute su un candidato influenzano pesantemente il giudizio complessivo.

Esempio: se il primo dato noto su un candidato è il suo stipendio precedente, il selezionatore potrebbe basare tutta la valutazione su questa informazione, ignorando altri aspetti importanti.

Come evitarlo: ritardare l’analisi delle informazioni soggettive e focalizzarsi su criteri strutturati e comparabili tra tutti i candidati.

6. Bias di genere e culturale

Pregiudizi inconsapevoli possono portare a discriminazioni basate su genere, etnia o background culturale.

Esempio: un candidato con un nome straniero potrebbe essere percepito come meno adatto alla cultura aziendale, indipendentemente dalle sue competenze.

Come evitarlo: implementare screening anonimi nella prima fase di selezione ed eseguire formazione sui bias cognitivi per il team HR.

7. Bias di attribuzione

Tendiamo ad attribuire i successi delle persone a fattori esterni e i fallimenti a caratteristiche personali, soprattutto se sono diversi da noi.

Esempio: se un candidato è in ritardo al colloquio, un selezionatore potrebbe pensare automaticamente che sia poco organizzato, senza considerare eventuali circostanze esterne (traffico, emergenze).

Come evitarlo: chiedere sempre spiegazioni prima di trarre conclusioni e basare le valutazioni su dati oggettivi e non su ipotesi.

8. Bias di disponibilità

Si tende a dare più peso alle informazioni recenti o facilmente accessibili nella memoria.

Esempio: se un selezionatore ha appena letto un articolo su candidati giovani più innovativi, potrebbe inconsciamente valutare meno favorevolmente candidati più esperti.

Come evitarlo: basarsi su dati storici e analisi strutturate invece di affidarsi solo all’impressione momentanea o a informazioni recenti.

9. Effetto primacy e recency

Le prime o ultime informazioni ricevute su un candidato hanno un peso sproporzionato nel giudizio finale.

Esempio: se un candidato inizia l’intervista con una risposta brillante, ma poi fornisce risposte meno efficaci, il selezionatore potrebbe ricordare solo la prima impressione e viceversa.

Come evitarlo: prendere appunti strutturati durante il colloquio e rivedere il candidato nel suo complesso prima di prendere decisioni.

10. Bias di overconfidence

Tendenza a sopravvalutare la propria capacità di giudizio e ignorare l’oggettività.

Esempio: un selezionatore con molta esperienza potrebbe ritenere che il suo intuito sia infallibile e non dare importanza ai dati concreti.

Come evitarlo: utilizzare metriche e test di selezione per supportare le decisioni, evitando di affidarsi solo all’intuito.

11. Bias di status quo

Tendenza a preferire candidati che mantengano lo stato attuale dell’organizzazione invece di innovare.

Esempio: un’azienda tradizionale potrebbe inconsciamente evitare candidati con esperienze troppo diverse per paura di cambiare la cultura aziendale.

Come evitarlo: valutare i candidati in base alla capacità di adattarsi e portare valore, non solo alla loro “compatibilità” con il team attuale.

12. Bias di simpatia

Si tende a favorire candidati che ci stanno simpatici o con cui abbiamo un’affinità personale.

Esempio: se un candidato ha interessi comuni con il selezionatore (stesso sport o città di origine), potrebbe ottenere inconsciamente un trattamento di favore.

Come evitarlo: strutturare i colloqui in modo che tutte le domande e le valutazioni siano basate su parametri chiari e misurabili.

13. Effetto contrasto

Il giudizio su un candidato è influenzato da quello immediatamente precedente.

Esempio: dopo aver visto un candidato molto forte, il successivo potrebbe sembrare meno qualificato di quanto realmente sia, solo per il confronto immediato.

Come evitarlo: valutare ogni candidato in modo indipendente e confrontare i punteggi solo alla fine della selezione.

14. Bias dell’intuizione (Gut feeling bias)

Si tende a fidarsi dell’istinto più che dei dati oggettivi.

Esempio: un selezionatore potrebbe rifiutare un candidato perché “qualcosa non lo convince”, senza avere una motivazione chiara o dati concreti.

Come evitarlo: chiedersi sempre “Su cosa sto basando il mio giudizio?” e verificare che ci siano elementi concreti alla base della decisione.

15. Bias di indulgenza o severità

Alcuni selezionatori tendono a essere troppo indulgenti o troppo severi con tutti i candidati.

Esempio: un intervistatore troppo benevolo potrebbe promuovere tutti i candidati, mentre uno ipercritico potrebbe non assumere nessuno.

Come evitarlo: formare il team di selezione per garantire coerenza nei criteri di valutazione e confrontare le valutazioni tra più selezionatori.

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Strategie per mitigare i bias cognitivi

  • Utilizzare strumenti di valutazione standardizzati: test tecnici, prove pratiche e assessment strutturati per misurare competenze in modo oggettivo e ridurre la soggettività nelle decisioni.
  • Implementare colloqui strutturati: domande predefinite e griglie di valutazione garantiscono che ogni candidato venga valutato secondo gli stessi criteri.
  • Coinvolgere più recruiter nella selezione: creare team di selezione eterogenei per ridurre il rischio di bias individuali e favorire un confronto tra prospettive diverse.
  • Usare l’intelligenza artificiale e software di analisi: strumenti di screening automatizzati possono aiutare a eliminare pregiudizi inconsci nella valutazione dei CV, garantendo una selezione basata solo su competenze ed esperienza.
  • Formare il team HR sui bias cognitivi: sensibilizzare i selezionatori attraverso workshop e simulazioni pratiche per aiutarli a riconoscere e gestire i pregiudizi inconsci.
  • Incentivare la cultura della diversità: definire KPI chiari per misurare l’inclusione nei processi di assunzione e monitorare i progressi nel tempo.
  • Adottare il blind recruitment: rimuovere dai CV informazioni personali come nome, età, genere e nazionalità per concentrarsi esclusivamente sulle qualifiche e competenze.
  • Utilizzare metodi di valutazione multi-step: separare la selezione in più fasi, includendo test tecnici e interviste pratiche per ottenere una visione più completa dei candidati.
  • Valutare i candidati in blocco: confrontare i candidati in gruppi invece di giudicarli singolarmente per ridurre il rischio di effetto contrasto e bias di disponibilità.
  • Raccogliere e analizzare dati sui processi di selezione: monitorare metriche come diversità nei candidati selezionati, tassi di successo e feedback per individuare potenziali distorsioni nel processo.

Conclusione

I bias cognitivi possono distorcere la valutazione dei candidati e compromettere la qualità delle assunzioni. Tuttavia, con consapevolezza e strumenti adeguati, è possibile minimizzare questi effetti e rendere il processo di selezione più equo e meritocratico. Le aziende che adottano strategie per ridurre i bias non solo migliorano la qualità delle loro assunzioni, ma promuovono anche un ambiente di lavoro più inclusivo e performante.

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altri articoli

Risorse aggiuntive

Libri consigliati:

Daniel Kahneman “Pensieri lenti e veloci“. Mondadori, 2017
Questo è un testo cardine sulla psicologia cognitiva, fondamentale per capire come la nostra mente cade in bias sistematici. Kahneman, premio Nobel per l’economia, spiega la differenza tra il Sistema 1 (pensiero intuitivo e veloce, fonte di bias) e il Sistema 2 (pensiero lento e analitico). Anche se non è focalizzato specificamente sul recruiting, aiuta a comprendere i meccanismi di base dei bias cognitivi e offre spunti su come affrontarli.

Poornima Luthra, Sara Louise Muhr, (a cura di) Martina Fuga “Stop Bias: 5 abilità essenziali per bloccare i bias e migliorare l’inclusione sul lavoro“, Ayros, 2024 
Una guida pratica e accessibile per affrontare i bias cognitivi, tanto radicati quanto pericolosi, nelle organizzazioni moderne. Questo libro rappresenta un punto di riferimento per chiunque desideri approfondire la Diversity, Equity, and Inclusion (DEI) nel contesto aziendale.

Pamela Fuller, Mark Murphy, Anne Chow “Unconscious Bias. Una guida per i leader. Comprendere i Bias per liberare il nostro potenziale“, Franco Angeli, 2025
Una guida attuale per comprendere e superare i pregiudizi sul posto di lavoro. Ideale per ogni manager che voglia comprendere e superare le proprie idee preconcette. “Unconscious Bias” non mostra solo come ogni pregiudizio sia il risultato di scorciatoie mentali (il prodotto di personali simpatie e idiosincrasie), ma fornisce più di trenta strumenti per imparare a lasciarli alle spalle. I pregiudizi inconsci colpiscono tutti. 

Iris Bohnet, Siri Chilazi “Make Work Fair: Data-Driven Design for Real Results”, Harper Business, 2025
Fornisce una guida chiara per trasformare le pari opportunità in realtà, proponendo strumenti applicabili a qualsiasi livello organizzativo. Il testo si allinea con strategie per mitigare i bias cognitivi, come la formazione, l’adozione di processi standardizzati e l’uso di valutazioni oggettive.

Mahzarin R. Banaji & Anthony G. Greenwald “Blindspot: Hidden Biases of Good People”, 2013
Questo libro esplora i pregiudizi inconsci che anche le persone benintenzionate possono avere. Descrive esperimenti illuminanti su come stereotipi di razza, genere ed età influenzino le decisioni quotidiane, incluse quelle di selezione del personale. Il concetto di “blindspot” si riferisce ai punti ciechi del nostro giudizio.

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Dopo aver letto l’articolo, prova a rispondere a queste domande sui Bias Cognitivi nel Recruiting

1. Cosa sono i bias cognitivi nel recruiting e come possono influenzare la valutazione dei candidati? I bias cognitivi sono distorsioni inconsapevoli nel processo decisionale che influenzano la valutazione dei candidati. Possono portare i selezionatori a prendere decisioni basate su preconcetti, impressioni soggettive o stereotipi, piuttosto che su criteri oggettivi e competenze reali.

2. Quali sono i bias più comuni nella selezione del personale e nei colloqui di lavoro? I bias cognitivi più frequenti nei processi di recruiting:

  • Effetto alone (Halo effect): Un’unica caratteristica positiva influenza l’intero giudizio sul candidato.
  • Bias di conferma: Il selezionatore cerca solo informazioni che confermano la sua impressione iniziale.
  • Bias di similarità (Affinity bias): Preferire inconsciamente candidati con caratteristiche simili a quelle del selezionatore.
  • Effetto contrasto: Valutare un candidato in base al confronto con il precedente, anziché sui propri meriti.
  • Bias di ancoraggio: Farsi influenzare eccessivamente dalle prime informazioni ricevute sul candidato.
  • Bias di genere e culturale: Pregiudizi legati a etnia, sesso o background culturale che possono influenzare le decisioni di assunzione.

3. Come si possono eliminare i bias nei processi di selezione e assunzione? Per ridurre i bias nei processi di selezione, le aziende possono adottare queste strategie:

  • Colloqui strutturati: Utilizzare domande standardizzate e griglie di valutazione per garantire equità.
  • Blind recruitment: Rimuovere dal CV informazioni personali come nome, genere e nazionalità per evitare discriminazioni inconsapevoli.
  • Uso dell’intelligenza artificiale: Algoritmi di screening possono analizzare i CV senza pregiudizi umani.
  • Formazione sui bias cognitivi: Sensibilizzare i recruiter con corsi di unconscious bias training.
  • Valutazione multi-step: Utilizzare più fasi e metodi di selezione (test tecnici, prove pratiche) per avere una visione più completa dei candidati.

4. Come gli stereotipi e i pregiudizi influenzano le decisioni di assunzione? Gli stereotipi possono distorcere la valutazione dei candidati, portando a decisioni discriminatorie. Studi dimostrano che i candidati con nomi stranieri ricevono meno inviti ai colloqui rispetto a quelli con nomi locali, a parità di competenze. Allo stesso modo, le donne possono essere sottovalutate in settori tradizionalmente dominati dagli uomini.

5. Il blind recruitment è efficace?  Sì, il blind recruitment si è dimostrato efficace nel ridurre discriminazioni inconsce. Vantaggi:

  • Valutazione basata solo sulle competenze.
  • Aumento della diversità nei team aziendali.
  • Riduzione dei pregiudizi su età, genere e background culturale.

6. Colloquio strutturato vs non strutturato: quale metodo è più efficace per la selezione del personale?

  • Colloqui strutturati: Seguono una griglia di domande e criteri di valutazione definiti.
  • Colloqui non strutturati: Si basano su conversazioni informali, lasciando spazio a impressioni soggettive. I colloqui strutturati aumentano la precisione nella selezione del candidato migliore rispetto ai colloqui informali.

7. Tecniche HR per ridurre i bias nel recruiting e assumere senza pregiudizi.

  • Definizione chiara dei criteri di selezione prima di analizzare i CV.
  • Utilizzo di software di screening basati sull’intelligenza artificiale per un’analisi più oggettiva.
  • Diversificazione dei team di selezione per ridurre il bias di similarità.
  • Monitoraggio dei dati demografici per identificare e correggere eventuali distorsioni nel processo di selezione.

Glossario

  • Bias Cognitivo: Deviazioni sistematiche nel modo in cui giudichiamo e prendiamo decisioni, spesso inconsciamente.
  • Effetto Alone (Halo Effect): Tendenza a estendere un’unica caratteristica positiva di un candidato all’intero giudizio.
  • Bias di Conferma: Tendenza a cercare informazioni che confermino le impressioni iniziali, ignorando quelle discordanti.
  • Bias di Affinità (Omofilia): Preferire istintivamente persone con cui condividiamo caratteristiche o background.
  • Stereotipi Impliciti: Credenze generalizzate su un gruppo (genere, etnia, età, ecc.) che influenzano il giudizio sul singolo individuo.
  • Distorsione Proiettiva: Tendenza ad attribuire agli altri i propri stati d’animo, valori o caratteristiche psicologiche.
  • Effetto Prima Impressione (Primacy): Le informazioni apprese all’inizio di un colloquio tendono a pesare di più nel giudizio complessivo.
  • Effetto Ultima Impressione (Recency): Le ultime informazioni emerse tendono a pesare di più nel giudizio complessivo.
  • Effetto Contrasto: La valutazione di un candidato è influenzata dal confronto immediato con altri candidati esaminati poco prima.
  • Effetto di Ancoraggio: Ci si “ancora” a una delle prime informazioni ricevute, influenzando tutte le valutazioni successive.
  • Effetto Indulgenza/Severità: Tendenza a dare valutazioni sempre molto positive o molto negative.
  • Tendenza Centrale: Assegnare a tutti valutazioni intermedie (mai eccellenti o pessime) per prudenza.
  • Euristica dell’Affetto (Affect Heuristic): Tendenza a lasciarsi guidare dalle emozioni immediate nell’esprimere giudizi.
  • Colloquio Strutturato: Colloquio con domande standardizzate e criteri di valutazione predefiniti.
  • Blind Screening (Curricula Anonimi): Rimuovere dalle candidature le informazioni anagrafiche non pertinenti per prevenire stereotipi inconsci.
  • Unconscious Bias Training: Programmi di formazione per aiutare a identificare i propri bias inconsci e capire come influenzano il giudizio.
  • Valutazione Olistica: Approccio che considera l’insieme delle informazioni del candidato (formazione, esperienza, competenze, valori, ecc.).

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