Bias cognitivi nel lavoro: come superarli e migliorare le decisioni HR
Cos’è un bias cognitivo e perché è importante nel contesto lavorativo
I bias cognitivi sono modelli di pensiero automatici che il cervello utilizza per semplificare il processo decisionale, riducendo il carico cognitivo e accelerando il giudizio. Questi meccanismi derivano dalla nostra necessità di processare rapidamente una quantità elevata di informazioni con risorse limitate, utilizzando principalmente strutture mentali predefinite e associazioni derivanti dall’esperienza passata. Il Sistema 1 di Daniel Kahneman[1], per esempio, è il responsabile di questo tipo di reazioni rapide e automatiche, orientato alla sopravvivenza e all’efficienza energetica. Tuttavia, questa rapidità nella formazione del giudizio, sebbene utile in situazioni di emergenza, può portare a distorsioni e imprecisioni sistematiche, specialmente in contesti complessi come quello lavorativo.
Il cervello tende a replicare schemi cognitivi consolidati per risparmiare energia e tempo, un fenomeno noto come economia cognitiva. Questo comportamento si manifesta attraverso una serie di scorciatoie mentali o euristiche che, se non controllate, possono generare giudizi errati e disallineati con la realtà oggettiva. Tra i bias più comuni troviamo il bias di conferma, che porta le persone a cercare informazioni che confermano le loro credenze preesistenti, ignorando o sottovalutando evidenze contrarie. Questo si traduce, in contesti aziendali, in un’accettazione preferenziale di candidati o soluzioni che rispecchiano i modelli mentali già stabiliti dal decision maker, a discapito della diversità e dell’innovazione.
Un altro bias rilevante nel contesto lavorativo è il bias di gruppo, o in-group bias, che induce i decisori a preferire individui appartenenti al proprio gruppo sociale o culturale. Questo tipo di pregiudizio può creare una visione limitata e omogenea nelle assunzioni e nei processi decisionali, minando la diversità organizzativa. Ad esempio, i candidati che condividono esperienze, background o affinità con i responsabili delle assunzioni vengono percepiti come più adatti, anche in assenza di prove concrete delle loro competenze superiori rispetto ad altri candidati.
Nel contesto delle risorse umane, questi bias influenzano non solo il reclutamento, ma anche la valutazione delle performance e le promozioni. Un HR Manager che non è consapevole di questi meccanismi rischia di perpetuare scelte discriminatorie, riducendo l’equità e l’efficacia delle sue decisioni. Ad esempio, studi dimostrano che il gender bias porta spesso a valutazioni diverse per uomini e donne, con gli uomini che vengono giudicati in base al potenziale e le donne in base alle performance passate, un fenomeno che ostacola l’ascesa delle donne a ruoli di leadership.
La comprensione di queste dinamiche è essenziale per implementare soluzioni correttive. Le neuroscienze hanno dimostrato che, sebbene il cervello sia incline a questi errori sistematici, è possibile ristrutturare i processi cognitivi attraverso interventi mirati, come la formazione sui bias inconsci e l’adozione di strumenti di decision making strutturati, che introducano criteri oggettivi e riducano l’impatto delle preferenze personali nei processi decisionali.
Bias cognitivi e HR Manager: come influenzano le decisioni quotidiane
I bias cognitivi hanno un’influenza significativa sulle decisioni degli HR Manager, specialmente in momenti chiave come la selezione, la valutazione delle performance e la promozione del personale. Uno dei bias più noti è il gender bias, che porta spesso a sottovalutare le competenze delle donne nei ruoli di leadership, anche quando i dati dimostrano il contrario. Questo tipo di pregiudizio è il risultato di stereotipi radicati che associano tradizionalmente il concetto di leadership a caratteristiche considerate più maschili, come l’autorità e la capacità decisionale.
Un altro esempio frequente è il beauty bias, che porta a preferire inconsciamente candidati più attraenti, ritenendoli più competenti o qualificati, indipendentemente dal loro reale livello di competenza. Questo pregiudizio, se non riconosciuto e affrontato, può portare a decisioni ingiuste e a un ambiente lavorativo poco inclusivo.
Simile al beauty bias è l’ageism, che si manifesta attraverso la preferenza per dipendenti più giovani o, al contrario, per persone con maggiore esperienza, basandosi su criteri legati all’età piuttosto che alle competenze e alla performance effettiva.
Nel contesto lavorativo moderno, riconoscere e affrontare questi pregiudizi è una responsabilità cruciale per gli HR Manager. I bias cognitivi operano a livello inconscio, influenzando il modo in cui vengono processate le informazioni, spesso portando a decisioni che sembrano oggettive ma che in realtà sono il risultato di preconcetti profondamente radicati. Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello umano è predisposto a cercare la conferma delle convinzioni pregresse, in un processo noto come bias di conferma.
Questo significa che gli HR Manager possono inconsciamente cercare e favorire informazioni che supportano le loro aspettative o pregiudizi iniziali su un candidato o su un dipendente.
Per evitare che questi bias compromettano la qualità delle decisioni aziendali, è essenziale adottare misure correttive, come la formazione sui bias inconsci e l’implementazione di processi decisionali più strutturati. Strumenti come valutazioni anonime, che eliminano o riducono la visibilità di fattori personali irrilevanti come età, genere o aspetto fisico, possono aiutare a promuovere decisioni più eque e basate su criteri oggettivi
Gli HR Manager devono essere consapevoli del potenziale impatto dei bias cognitivi non solo nelle fasi di assunzione, ma anche nella gestione quotidiana del personale. Il rischio di cadere in pregiudizi inconsci può minare l’equità dei processi aziendali, ostacolando la promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e meritocratico.
Superare i bias e ottimizzare il processo decisionale
Superare i bias cognitivi è una sfida cruciale per migliorare l’efficacia delle decisioni nelle risorse umane. Tuttavia, con consapevolezza, formazione e strumenti pratici, gli HR Manager possono adottare strategie mirate per mitigare questi pregiudizi inconsci e promuovere un ambiente di lavoro più equo e inclusivo.
1. Formazione continua sul riconoscimento dei bias
La formazione continua è una delle strategie più efficaci per ridurre l’impatto dei bias cognitivi. Implementare programmi di formazione specifici che sensibilizzino i dipendenti e i manager sui bias inconsci è fondamentale per creare consapevolezza e ridurre il rischio di decisioni distorte. Le neuroscienze dimostrano che la capacità del cervello di prendere decisioni razionali può essere migliorata attraverso interventi educativi mirati. Studi condotti in questo campo confermano che una maggiore consapevolezza dei pregiudizi aiuta i leader aziendali a prendere decisioni più obiettive e meno influenzate da fattori emotivi o personali.
Questi programmi non solo devono identificare i principali bias (es. bias di conferma, halo effect, bias di gruppo), ma devono anche fornire strumenti pratici per riconoscerli e gestirli. Ad esempio, molte aziende hanno adottato l’approccio del feedback 360°, che include valutazioni da parte di colleghi, superiori e subordinati, per ottenere una visione più ampia e completa del potenziale di un candidato o dipendente.
2. Strutturare il processo di selezione
Una delle cause principali dei bias cognitivi è l’assenza di criteri strutturati nei processi di selezione e valutazione. Implementare un processo di selezione strutturato, con criteri oggettivi e predefiniti, riduce l’impatto dei pregiudizi personali, garantendo che tutti i candidati siano valutati in modo equo e trasparente.
Un esempio concreto di questa pratica è l’utilizzo dei blind resume, dove informazioni personali come il nome, l’età o il genere vengono oscurate, permettendo ai responsabili delle risorse umane di concentrarsi esclusivamente sulle competenze e sull’esperienza professionale. Questa tecnica si è dimostrata efficace nel ridurre i bias legati a stereotipi di genere, etnia e altre caratteristiche personali.
Anche i colloqui strutturati, basati su una griglia di valutazione predefinita e standardizzata, aiutano a ridurre le distorsioni cognitive. In questo modo, i candidati vengono valutati sulla base di criteri coerenti e misurabili, piuttosto che su impressioni soggettive.
3. Utilizzare il potere delle neuroscienze
Le neuroscienze offrono un contributo prezioso per comprendere come il cervello reagisca agli stimoli, in particolare per quanto riguarda il processo decisionale. Le ricerche dimostrano che il cervello tende a preferire abitudini consolidate, poiché richiedono meno sforzo cognitivo. Questo meccanismo rende difficile il cambiamento, specialmente quando si tratta di modificare processi radicati come quelli legati ai bias cognitivi.
Un approccio innovativo per superare questo ostacolo è il Neuromanagement, che applica tecniche neuroscientifiche alla gestione aziendale. Il Neuromanagement aiuta i leader a gestire meglio le emozioni, riducendo così l’influenza dei bias cognitivi nel processo decisionale.
Inoltre, la neuroplasticità del cervello permette di sviluppare nuove connessioni sinaptiche attraverso l’apprendimento continuo. Promuovere un ambiente lavorativo che stimoli la creatività e incoraggi nuove prospettive può aiutare a rompere schemi cognitivi preesistenti e favorire un processo decisionale più aperto e inclusivo.
4. Creare un ambiente inclusivo
Per creare un ambiente inclusivo, è importante valorizzare la diversità e incoraggiare il confronto tra opinioni diverse. Ad esempio, l’utilizzo di team eterogenei con background e competenze diverse può ridurre il rischio di groupthink, una forma di bias che emerge quando le decisioni di un gruppo sono influenzate dall’uniformità delle opinioni.
Inoltre, è importante che gli HR Manager stabiliscano processi di mentoring e coaching, che aiutino i dipendenti a sviluppare consapevolezza dei propri bias e a gestirli nel lungo termine. Questi programmi possono facilitare il cambiamento culturale all’interno dell’azienda, promuovendo una maggiore apertura e inclusione.
Trasformare i bias in opportunità di crescita
I bias cognitivi rappresentano una sfida significativa, ma anche un’opportunità per gli HR Manager di migliorare la gestione delle risorse umane. Attraverso la consapevolezza, la formazione e l’uso di strumenti basati sulle neuroscienze, è possibile superare questi pregiudizi e creare un ambiente di lavoro più inclusivo e produttivo. Investire nella comprensione e nella gestione dei bias non solo migliorerà il processo decisionale, ma contribuirà anche a costruire una cultura aziendale fondata sull’equità e l’innovazione.
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Rifletti!
- Quali bias cognitivi potrebbero influenzare le tue decisioni quotidiane in ambito lavorativo?
- Come potresti rendere il processo di selezione nella tua azienda più equo e strutturato per ridurre i pregiudizi?
- Quali strumenti neuroscientifici potresti adottare per migliorare la leadership e la gestione del tuo team?
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Risorse aggiuntive
Libri consigliati
- [1] Daniel Kahneman “
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- Piero Vigutto “La valutazione della performance: una questione di micron”, Franco angeli, 2024
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