Basta volerlo!
Quanto è decisiva la forza di volontà nel proprio lavoro? Si acquisisce o rientra tra i talenti innati?
Basta volerlo! Quante volte avete letto queste due semplici parole nei casi di successo? Quante volte le avete sentite durante un colloquio di lavoro? Che cos’è la forza di volontà?
Quando argomentiamo delle riflessioni è sempre opportuno partire dal significato dell’elemento chiave di cui si va discutendo. La volontà è la facoltà dell’essere umano nel proseguire con decisione alla realizzazione di determinati obiettivi. Per cui la forza di volontà, misura questa attitudine. In un colloquio di lavoro, è possibile riconoscerla? Esistono diverse forme di espressione di questa forza?
La disciplina astrale, permette di individuare con certezza assoluta, il campo dell’esistenza cui ognuno di noi direziona questa forza di volontà. Questa determinazione apre a due concetti importanti:
- la forza di volontà la si può migliorare solo ed esclusivamente se il terreno esistenziale su cui agisce è sempre il medesimo.
- è possibile definire e riconoscere a priori in quale campo esistenziale si esprime la propria forza di volontà.
Il punto primo è forse il più delicato, di difficile accettazione in un mondo che vive sugli spasmi patriarcali.
Sotto la spinta di un’attivismo solare la gente crede di poter cambiare il proprio destino, in realtà l’essere umano fa di tutto affinché esso si compia.. L’impronta caratteriale è modificabile quanto lo è il nostro fisico. Non possiamo diventare più alti o più bassi, osserviamo il mondo sempre con la medesima modalità. La stessa scienza sembra finalmente propendere ed arrendersi al fatto che determinate caratteristiche innate, derivino dall’ambiente e non dall’ eredità genetica genitoriale.
Molti ricorderanno la scena del film “L’attimo fuggente”, dove Robin Williams invitava gli alunni ad alzarsi sul banco per osservare la realtà da un’altra prospettiva. E’ qui che si innesca il punto focale, poiché la prospettiva, è osservare la propria realtà, quindi soggettiva, semplicemente da un’altra angolazione. Per cui la realtà individuale resta immutata, ciò che può variare, è il rapporto con essa. La forza di agire o la volontà di perseguire un determinato risultato, è attivo solamente in un ben preciso campo della nostra esistenza. La volontà non è traslabile.
Ad esempio nel campo delle vendite possiamo distinguere due specifiche figure: il venditore “d’assalto” e il venditore “d’accoglienza”. Tale differenza nella modalità di vendita, difficilmente possiamo trovarla in un curriculum, e se anche fosse sarebbe tutto da accertare.
Vale lo stesso discorso in un colloquio, ossia è possibile far credere un po’ ciò che si vuole e simultaneamente, il selezionatore non sempre è in grado di percepire o raggiungere se il candidato mente o meno.
Ci sono schemi e regole che la PNL ci ha insegnato, per poter giungere a conclusioni solo osservando movimenti ed espressioni non verbali. Le valutazioni che si fanno, possiamo veramente confermarle al 100%? Soprattutto in un colloquio di mezz’ora o poco più?
Al contrario, possiamo definire invece che, la carta d’identità natale è come un’impronta digitale, non mente mai. Misura e determina il rapporto tra uomo-ambiente.
Questo fatto pilota attitudini verso determinati ruoli lavorativi. Se la forza di volontà fosse veramente un’arte da apprendere, l’umanità si sarebbe estinta da un pezzo. Dobbiamo renderci conto che siamo esseri unici, con le proprie propensioni e i propri talenti, che svolgono un importante funzione sociale a qualsiasi livello professionale.
Qui entra in gioco il secondo punto, il campo esistenziale dove concentriamo maggiormente la nostra volontà. I contesti possono modificare l’espressione degli strumenti innati di cui disponiamo, pertanto sarebbe ideale focalizzare e concentrare la ricerca su determinati ruoli in linea con l’attivismo e la volontà di agire. Tra questi si nascondo gli arrivisti, quelli che a prescindere dal settore, puntano una linea gerarchica per tentare la scalata. Sono degli aziendalisti. L’arrivismo, come l’opportunismo, vengono spesso considerati con accezione negativa. I retaggi dell’attivismo solar-patriarcale, sono fondati sulla competizione producendo veri sentimenti di invidia e gelosia.
Siamo incapaci, come umanità, di considerare la diversità come valore comunitario, di contro siamo altrettanto bravi a far buon uso del nostro dito indice per additare. Il grafico di nascita mette a nudo, nella sua purezza, la volontà di agire, con tutte le sfumature del caso.
L’arrivista: certamente tra i molti aspetti non deve mancare quello tra Marte-Plutone. E’ simbolo e volontà di potere. Quando il quadro coinvolge anche Urano, abbiamo a che fare con una “macchina da guerra”, in un binomio vincente tra volontà di fare e potere. Esistono però forme ossessive, anche queste facilmente osservabili, che fanno del soggetto uno spietato scalatore in grado di calpestare qualunque cosa intralci la sua corsa.
Lo scalatore sociale: come riporta l’appellativo, parliamo di arrivismo sociale. La differenza con l’arrivismo professionale, consiste nella totale o quasi assenza di “fare”. E’ un lavoratore mentale, si insinua tra le maglie della società. Il decimo settore è spesso molto stimolato, così come valori bilancini e una bella Venere in segni di terra possibilmente in decima casa.
Il solista: Marte nel primo settore è responsabile di un attivismo individuale. E’ il classico “faccio da me che faccio prima”. E’ un lavoratore e non ama perdere tempo. Non ama condividere, e se è costretto a farlo desidera interfacciarsi con persone che sono almeno competenti quanto lui. Esiste un rispetto gerarchico, ma i ruoli devono essere commisurati alle competenze, altrimenti la collaborazione, già difficoltosa per natura, si trasforma in chiusura totale. Se non incorrono altri aspetti a sostegno, la gestione delle proprie energie scarseggia, esponendo il lavoratore a forti periodi di stress.
Le figure analizzate superficialmente sono solo alcune delle tante che possono configurarsi, spesso con qualità miste. Lo strumento dell’identità astrale, anticipa le scelte, valorizza il capitale umano, inserisce la risorsa in un ruolo che possiamo definire sartoriale.
Il mondo del lavoro, come la società tutta, è in cambiamento. La transizione che tutti stiamo affrontando potrebbe corrispondere ad un periodo piuttosto lungo, per cui iniziamo ad accogliere il nuovo e facciamo trovare pronti.
E’ diventato necessario cambiare approccio, abbattendo i pregiudizi legati a nuove soluzioni. E’ altrettanto essenziale slegarsi dai vecchi indottrinamenti che producono una cristallizzazione a livello istituzionale, generando di riflesso una fissazione lavorativa.
Questo articolo è offerto da:
altri articoli di questo autore