Come la Open Talent Economy può aiutare le imprese italiane?
Diversi trend globali stanno trasformando le logiche del lavoro, ponendo opportunità importanti per le aziende che riescano a sfruttarle.
di LinCo
Il mondo del lavoro sta evolvendo in maniera significativa, spinto da alcuni importanti trend globali. Una ricerca Deloitte (The Open Talent Economy – 2013) evidenzia come, in particolare, l’evoluzione tecnologica, l’adozione dei social e la condivisione dei contenuti sugli stessi, permetta di abbattere le distanze geografiche tra chi offre competenze e chi le ricerca. L’educazione online di massa consente a chiunque, anche nel più sperduto villaggio del pianeta, di accedere a fonti di informazione qualificate, purché sia in possesso di una rete internet.
Queste forze contribuiscono a spingere milioni di persone nel mondo a lavorare in maniera indipendente, rendendo sempre più labili i vincoli contrattuali tra datore di lavoro e lavoratore, così come i confini fisici o di altro tipo (ad esempio temporali) entro cui il lavoratore presta il proprio lavoro. McKinsey&Company (nello studio “Skill Shift – Automation and the future of Work” – 2018) stima che il 61% dei manager intervistati si aspettano a breve di far uso di collaboratori autonomi, così come il 30% della popolazione in USA ed in Europa dispone già di un reddito da lavoro indipendente. Uno studio congiunto di una nota piattaforma per freelance e il sindacato dei freelance americani (Freelancing in America – 2017), si aspetta che, entro il 2027, più del 50% dei lavoratori in Europa, saranno autonomi.
L’Italia, nell’ambito di tale trend, fa la voce da leone, essendo il primo paese in Europa per numero assoluto di freelance, pari al 19% del totale dei lavoratori autonomi europei, come stimato da una ricerca recente (I-Wire: elaborazioni ACTA, su dati Eurostat).
Se da un lato aumentano i lavoratori freelance, che in molti casi rappresentano un bacino di competenze ed esperienze lavorative, senza uguali, dall’altro continua a crescere, soprattutto in Italia e soprattutto nel cosiddetto ambito STEM (Science, Technology, Engineering e Math) lo skill-shortage, ossia l’incapacità delle Società di reperire rapidamente sul mercato le competenze necessarie. Tale trend è causato e aggravato dalla repentina evoluzione tecnologica cui assistiamo, che rende obsolete competenze tradizionali e accentua la necessità di competenze inimmaginabili, anche solo pochi anni fa. Secondo una ricerca Manpower Group (Solving the Talent Shortage – 2018), la carenza di competenze è significativa ed in constante crescita, nonché maggiormente accentuata negli ultimi anni.
In questo contesto, la rapida “circolazione delle competenze” diventa fondamentale nell’attenuare la problematica dello skil-shortage. Le aziende, soprattutto di piccole dimensioni (boutique di consulenza, startup o PMI) non hanno la capacità interna per frante a questo trend. Entra quindi in gioco la Open Talent Economy che, in logica di ecosistema, consente alle aziende di accedere rapidamente a network esterni di competenze.
In tale ambito si pone LinCo (https://lincotalent.com/), la prima piattaforma digitale italiana che mette insieme una community di consulenti indipendenti, con profilo manageriale e selezionati (sia in fase iniziale di affiliazione, che nel continuo, tramite i feedback dei clienti). LinCo punta a fornire al cliente, in cerca di competenze specialistiche, una selezione di profili di lavoratori autonomi, perfettamente in linea con i requisiti (perfect match), entro 48 ore dalla richiesta, anche sfruttando all’algoritmo di matching integrato nella piattaforma.