L’Italia valorizza la Diversità, l’Equità e l’Inclusione? 

Omnicom PR Group presenta la prima ricerca DE&I su popolazione e aziende 

  • Solo un italiano su due è ben informato sui temi di Diversità Equità e Inclusione
  • Poco più del 30% degli intervistati crede che nel Paese l’equità sia garantita per tutti
  • Un terzo degli italiani afferma di vivere in un contesto “omogeneo” ma l’esposizione alla diversità aumenterà per il 67.7% degli intervistati 
  • Fondamentale il ruolo delle aziende: oltre il 65% degli italiani preferisce prodotti e servizi di realtà impegnate in progetti di Diversity, Equity and Inclusion 

di Omnicom Public Relations Group

Milano, 23 Maggio 2022 Omnicom PR Group Italia presenta la prima ricerca su DE&I che analizza il livello di percezione e consapevolezza su questi temi tra popolazione generale e lavoratori. L’indagine, condotta con Astra Ricerche e rilasciata a seguito della Giornata Mondiale della Diversità Culturale, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica circa le opportunità e i rischi dello scenario attuale e il ruolo che le aziende posso ricoprire nella costruzione di contesti inclusivi, equi e rispettosi delle diversità. 

Il 21 maggio è stata la Giornata Mondiale della Diversità Culturale, il Dialogo e lo Sviluppo, che ci ha ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia importante oggi – in un contesto di pandemia e guerra in continua evoluzione – sostenere e promuovere politiche e iniziative inclusive. A tale fine, Omnicom PR Group Italia ha voluto in primis analizzare lo stato attuale della percezione e della consapevolezza, tra popolazione e lavoratori, circa temi di DE&I. I risultati, a volte sorprendenti, ci restituiscono un Paese che ancora non crede pienamente nella possibilità di costruire un mondo più equo, inclusivo e rispettoso delle diversità. In questo scenario le aziende assumono un ruolo chiave per aiutare lavoratori e intere comunità a orientarsi in conversazioni di valore per le generazioni attuali e future”, afferma Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia.

Qui di seguito un estratto dello studio

DE&I in Italia: informazione limitata ma elevata la diversità percepita

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Q: In Italia si sta parlando in misura crescente del tema “Diversità, Equità & Inclusione”. Ne ha sentito parlare?

Solo il 49.6% della popolazione italiana afferma di essere ben informato su DE&I (il 7.0% non lo ha sentito affatto nominare nel dibattito pubblico), mentre la conoscenza di questi temi è superiore nelle aziende dove la percentuale raggiunge il 53.7%.

Allo stesso tempo, dalla ricerca emerge che il 65.8% della popolazione concorda che ci sia molta diversità in Italia. 

Un maggior livello di diversità è avvertito dai meno giovani (55-65enni: 72%) e dagli abitanti dei piccoli comuni (72% nei comuni con meno di 10mila abitanti). Per la fascia 18-24enni il livello di diversità percepita cala drasticamente sotto la media (59%) – il dato possibilmente riconducibile anche al consumo mediatico legato a produzioni internazionali (cd ‘Generazione Netflix’) in cui le diversità hanno grande rilevanza; il contesto italiano al confronto viene percepito come meno differenziato.

 

Quali sono “le diversità” a cui gli italiani pensano quando sentono parlare di Diversità e Inclusione?

Secondo i risultati della ricerca, al primo posto ci sono le “diversità” legate agli aspetti di identità sessuale e di genere, mentre al secondo posto emerge il tema dell’origine e della cultura, con argomenti spesso al centro di dibattiti importanti come il colore della pelle, l’etnia o il Paese di origine.  Nella classifica si inseriscono anche abilità/disabilità, mentre vengono citati sensibilmente meno punti come la religione e lo status sociale. Solo il 15.5% pensa alle differenze di generazione o fascia di età. 

Q: Sentendo parlare di “Diversità, Equità & Inclusione” a quali dei seguenti tipi di Diversità pensa che si faccia maggiormente riferimento nel dibattito pubblico? Di cosa si sta parlando? Può indicare tutte le risposte che vuole (non c’è limite massimo di risposte indicabili).

Rimanendo all’interno della sezione dedicata a valutare la diversità, uno dei risultati chiave che si evince dalla ricerca è quello che mostra come oltre metà della popolazione non veda opportunità positive nel contatto personale con le varie diversità. I valori più positivi sono inerenti al contatto con ciò che è diverso per etnia, lingua o origine geografica; meno rilevanti in termini di opportunità le diversità in ambito religioso e quello di orientamento politico.

Equità: obiettivo o realtà?

Secondo Lei, attualmente in Italia sono garantite uguali opportunità a prescindere dalle condizioni di partenza (sesso, età, religione, etnia, cultura, …)?

L’equità intesa come parità di opportunità a prescindere dalle condizioni di partenza – e garantita dall’Articolo 3 della Costituzione – non viene percepita dalla popolazione italiana come obiettivo pienamente raggiunto. Secondo i risultati della ricerca, solo un terzo degli intervistati ritiene che l’equità in Italia venga rispettata “molto o abbastanza” (33.9%). Mentre per poco più di un terzo (35.2%) la risposta è “così così”, e per il restante 30.9% è “poco o per niente vero”. 

  

Voce alle aziende: le opportunità del DE&I per le imprese 

Da quanto emerge dalla

ricerca, lavorare in azienda cambia l’atteggiamento individuale verso i temi DE&I: la percezione di opportunità positiva è superiore presso i lavoratori e in alcuni casi, come il tema del genere e l’identità sessuale, le differenze a livello di aziende confrontate con la popolazione generale sono fortemente marcate. 

La diversità, in tutte le sue manifestazioni, crea opportunità per il 60.1% dei lavoratori in Italia; è soprattutto rilevante per le donne (65% vs uomini 56%) e per i più giovani (18-34enni: 66% vs 55-65enni: 55%).

Anche il tema dell’equità è stato percepito dai lavoratori con più ottimismo: in azienda le condizioni di partenza contano molto meno per poter raggiungere uno ‘stato’ superiore. Oltre il 75% dei lavoratori crede l’equità in Italia sia “molto o abbastanza” garantita dalla meritocrazia. 

Per quanto riguarda il tema dell’inclusione, sia a livello di popolazione che a livello di aziende, il campione dichiara di non sentirsi pienamente incluso in molti contesti individuali e lavorativi. 

Ma perché si fa fatica a essere pienamente inclusivi? 

 Dalla ricerca emergono tre aree principali: la prima (24.1%) ritiene che ci siano più cose da condividere con chi è più simile a sé, la seconda (22.8%) è convinta che vengano “prima gli italiani”, mentre la terza è l’unione di un senso di forte necessità di tempo (19.3%) e di mezzi culturali per comprendere la diversità ed essere inclusivi (il 14.9% afferma di non avere conoscenza su come comportarsi nei contesti della diversità).

Pertanto, far leva sulla sensibilizzazione alle tematiche DE&I ha un grande potenziale. Stando ai risultati del report, il 65.5% dei lavoratori preferirebbe i prodotti di aziende impegnate in progetti DE&I e il 61.1% non ne comprerebbe i prodotti se venisse a conoscenza di comportamenti anti-inclusivi, di non valorizzazione della diversità. 

 Dalla ricerca si evince inoltre che alle aziende non si chiede solo di “comportarsi bene”: per il 67.8% degli intervistati, le aziende dovrebbero spingere i propri clienti ad essere inclusivi e dovrebbero “educare” cittadini e consumatori. 

Sono quindi i lavoratori stessi a dire che le aziende possono fare di più: solo il 39.4% afferma che ci sono interventi strutturati in azienda, e le aziende più attive su questi temi sono solo quelle con almeno 1.000 dipendenti.

Le aspettative sulla Diversity: il percorso faticoso ma pieno di opportunità

Le difficoltà di accettazione e di valorizzazione delle diversità non sono poche; ma è il caso di occuparsene subito visto che ci si aspetta che l’Italia abbia maggior presenza di Diversità in futuro (in 3-5 anni: 67.7%). Come si raggiunge?

Secondo gli italiani i viaggi all’estero aiutano ad aprire la mente (43.7%); mentre è elevato il risultato di “partecipare ad attività di dialogo/ascolto che permettono di scoprire i propri pregiudizi” (36.9%): è un’idea portata avanti da poche realtà in Italia e che riscuote un grande successo presso la popolazione.

La ricerca, che ha prodotto risultati interessanti e insight di grande rilievo per i propri clienti, le aziende con cui collabora e tutti i cittadini, conferma l’impegno di Omnicom PR Group Italia a rafforzare ulteriormente la propria offerta legata alla comunicazione di valori fondamentali per il pianeta come il rispetto e la valorizzazione delle diversità, la giustizia e l’inclusione sociale.

METODOLOGIA
La ricerca è stata commissionata ad Istituto Nazionale AstraRicerche da Omnicom PR Group. L’indagine è stata realizzata online nel periodo compreso tra il 24 e il 27 aprile 2022 su un campione di 1.021 italiani 18-65enni e 1.005 lavoratori italiani in aziende con 4+ lavoratori. 

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Omnicom Public Relations Group
A livello globale, Omnicom Public Relations Group conta più di 6.300 dipendenti specializzati in ambito PR e Public Affairs mentre in Europa il gruppo è attivo da marzo 2017 in Italia, Francia, Paesi Bassi e Spagna e nasce dalla partnership di FleishmanHillard, Ketchum e Porter Novelli. Questa collaborazione trae il massimo dall’unione di competenze di tre network globali con l’obiettivo di offrire una più vasta e approfondita varietà di servizi e prodotti ai propri clienti. In Italia, Omnicom Public Relations Group conta sul contributo di oltre 140 professionisti, la cui esperienza spazia in 8 diversi settori industriali tra cui il farmaceutico, l’agroalimentare, la moda e il settore dei beni di largo consumo, e in 8 aree di competenza trasversale come quella del Digital e Social, delle relazioni con i media, del Public Affairs, del Reputation and Crisis Management e della Creatività.

 

 

 

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