Come allenare l'ottimismo

 

 

 

Come allenare l’ottimismo: consigli pratici per il mondo del lavoro

di Federica Cominelli in collaborazione con Maria CotelliPEOPLEwellBe

Cosa sono ottimismo e pessimismo?

L’ottimismo è una predisposizione che porta le persone ad attendersi qualcosa di favorevole dagli altri, dall’ambiente circostante e dagli eventi.

Le persone ottimiste assumono un atteggiamento positivo verso le situazioni, sia presenti che future.

È importante, però, distinguere l’ottimismo realistico da una forma di pensiero più ingenuo che spinge a credere che “tanto andrà tutto bene”. L’ottimismo realistico, infatti, ci aiuta a valutare le situazioni in modo obiettivo, immaginando un’evoluzione positiva delle stesse.

La persona ottimista valuta le circostanze negative come:

  • Estemporanee: tutto può cambiare, nulla è definitivo.
  • Esclusive: nella vita non è tutto negativo, ci sono ambiti in cui accadono cose positive.
  • Personali: posso scegliere come vivere le esperienze e gli eventi.
  • Esigue: le circostanze negative possono essere relativizzate.

Il pessimismo, invece, viene definito come la propensione ad attendersi qualcosa di non favorevole.

Il pessimismo è tendenzialmente negativo, ma, in alcuni casi, può essere utilizzato come una difesa personale e può aiutare le persone a pianificare e ad essere cauti nelle proprie decisioni.

In genere, però, l’ottimismo è più produttivo, aiuta ad aumentare le proprie energie, la motivazione e ci rende maggiormente predisposti verso gli altri. Inoltre, porta dei benefici alla nostra salute a livello fisico, mentale e relazionale.

Le dimensioni che distinguono un’ottimista da un pessimista

Sia ottimismo che pessimismo si legano al modo in cui ciascuno vede il mondo e le altre persone.

In particolare, ognuno di noi spiega gli eventi che accadono e tende a fare delle previsioni sulla base delle seguenti dimensioni:

  • Permanenza: è la valutazione della durata temporale dell’evento che si vive. L’ottimista valuta le “cose belle” più durature rispetto a quelle “brutte”. Il pessimista fa il contrario.
  • Pervasività: è la valutazione di quanto un evento pervade la propria vita; più riesco a visualizzare differenti ambiti della mia vita, più riesco a valutare un evento come non totalmente pervasivo.
  • Personalizzazione: quanto ritengo che il mio intervento possa influire sugli eventi. L’ottimista crede di poter modificare gli eventi attorno a sé; il pessimista no.
  • Passato: è la tendenza a rifarsi alle esperienze passate per spiegarsi il presente e il futuro. Al contrario dell’ottimista, il pessimista guarda molto al suo passato, con il rischio di sviluppare una rigidità mentale.
  • Pesantezza: è la tendenza a ingigantire la negatività e a percepire i problemi come più pesanti di quanto siano in realtà. Le nostre emozioni, infatti, influenzano il ricordo degli eventi passati, perciò la pesantezza emotiva influenza la nostra memoria e i nostri pensieri.

Come allenare l’ottimismo

Martin Seligman, psicologo e fondatore della Psicologia Positiva, sostiene che l’ottimismo può essere allenato e coltivato. Ogni persona può diventare ottimista capendo come affrontare le situazioni più difficili in un modo nuovo. Per fare ciò può essere utile, secondo l’autore, porsi le seguenti tre domande.

1. Questa situazione è permanente?

Si ha la tendenza a rispondere a questa domanda con l’esagerazione “Non migliorerà mai”. Questo accade perché le situazioni negative tendono ad essere molto travolgenti.

Porsi questa domanda può, però, aiutarci a ricordare che la circostanza è passeggera e sicuramente passerà.

2. Questa situazione è pervasiva?

Molte persone hanno la tendenza a pensare che quando qualcosa di negativo accade in un ambito della nostra vita possa influire anche su tutti gli altri.

I pensieri negativi possono diventare pervasivi molto velocemente. Porsi questa domanda aiuta a porre in una prospettiva più ragionevole ciò che è accaduto.

3. Mi sto arrendendo o mi sto dando troppo potere?

Porsi questa domanda aiuta a ritrovare la calma e a valutare la situazione. Questo permette di capire se si sta rinunciando al proprio potere o se si sta dando tutta la colpa a sé stessi.

Queste semplici domande possono essere d’aiuto a tutte quelle persone che faticano a sentirsi ottimiste quando si trovano in situazioni ardue o sgradevoli sul posto di lavoro.

Abbracciare il pensiero positivo ci aiuta ad analizzare meglio le situazioni che viviamo ogni giorno e ci permette di visualizzare un futuro più favorevole.

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6 thoughts on “Come allenare l’ottimismo: consigli pratici per il mondo del lavoro | PEOPLEwellBe

  1. “Ottimismo per se, per gli altri”.
    Avere un pensiero ottimista non aiuta soltanto se stessi nell’affrontare situazioni difficili o a reagire a quelle che possono essere le difficoltà che ci troviamo davanti, ma può essere anche un aiuto nei confronti delle persone che ci stanno accanto o con cui collaboriamo.
    A quanti di noi è capitato, in un momento o giornata di felicità, di farsi influenzare passivamente da qualcuno con il classico “umore nero”? Il gioco forse sta nell’invertire questo meccanismo, far si che noi per primi possiamo trasmettere il nostro ottimismo e condividerlo con gli altri, anche e soprattutto con chi tende a vedere sempre tutto nero.
    L’ottimismo porta ad un benessere interiore che si ripercuote anche all’esterno, è segno di una relazione sana con se stessi e, di conseguenza con gli altri, e questo sicuramente ci porta ad essere in vantaggio anche di fronte a situazioni di difficoltà.
    Tutto parte “dall’Io interiore”, non è un cambiamento facile, ne tanto meno immediato, ma sicuramente non impossibile. Piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza ed aiutarci a raggiungere l’obiettivo finale: fare dell’ottimismo un “must have” di tutti i giorni.
    Un caro sorriso a tutti!

  2. Questo articolo invita a riflettere su un’ottimismo attivo , quello che non solo ci fa guardare le cose con una disposizione d’ animo felice, ma ci consente di evolverci come persone, traendo una lezione dalle cose negative.

  3. Allenarsi a costruire ” IL PENSIERO UTILE” consentirebbe di affrontare nel migliore dei modi determinate situazioni, seppur spiacevoli. Comprendere le nostre emozioni è il primo passo verso una auto-consapevolezza che permette di riconoscere le emozioni in modo da poter lavorarci su, cercando di sviluppare quelle che ci fanno sentire bene.

  4. Se provo a rappresentare visivamente e cinesteticamente i due poli, immagino una discesa ripida al cui vertice svetta l’Idea ottimista e al fondo gorgoglia l’Idea pessimista. La persona cerca di bilanciarsi sulla superficie: cadere verso il basso è facile, soprattutto in caso di forti condizioni di stress, mentre continuareva guardare alla vetta richiede determinazione e fiducia. La superficie su cui la persona poggia i piedi viene resa più o meno scivolosa dalle esperienze e dall’influenza delle persone circostanti. Per questo è essenziale ingoraggiare i nostri colleghi e collaboratori quando li vediamo “su terreni scivolosi”. Le parole veicolano emozioni, ne siamo responsabili, e utilizzarle al meglio permette davvero di compiere piccoli ma importanti azioni sociali.

  5. Molto interessante. Affrontare le difficoltà con ottimismo giova soprattutto l’ambiente in cui ci si trova, perché ne trae beneficio non solo la persona positiva, ma anche chi la circonda.

  6. L’articolo evidenzia come sia fondamentale pensare ed agire con un approccio positivo per sé stessi e coinvolgendo gli altri a fare in uguale modo, soprattutto quando si è parte di un team, sia come leader sia come collaboratore. Sono convinta che essere ottimisti ci pone già in una condizione di vantaggio competitivo rispetto al raggiungimento di obiettivi sfidanti e/o alla risoluzione di un problema. Il mantenimento di un “salutare” clima aziendale è possibile favorendo la crescita delle sane relazioni tra i dipendenti con un ingrediente immancabile: l’ottimismo!

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