Repetita iuvant: automatizzare per evolvere i livelli di conoscenza
Spunti per progettare percorsi di formazione orientati alla crescita continua della persona
di Sabrina Sicari
C’era una volta la favola della formazione aziendale, figlia di tante buone speranze riposte nella partecipazione a programmi intensivi, centrati sui contenuti da trasmettere, orientati con maggiore focalizzazione sulla qualità della docenza piuttosto che sulle caratteristiche dei partecipanti.
Ma quanto tali aspettative hanno trovato riscontro in risultati duraturi? Quanto i partecipanti hanno applicato e utilizzato ciò che è stato trasferito?
Ben poco se quando si è progettata la formazione non sono stati previsti momenti di richiamo, successivi all’erogazione formativa, finalizzati a rinforzare e reiterare quanto al momento assimilato.
Per capirne qualcosa in più, proviamo ad approfondire cosa accade a livello neurale durante una situazione di apprendimento, condizione in cui si è sottoposti alla trasmissione di nuovi stimoli.
Il nostro cervello è composto in gran parte di neuroni, cellule dedicate alla trasmissione di messaggi tra di loro. Ogni neurone è rivestito di una membrana cellulare caratterizzata da una superficie forata. Alcuni di questi fori sono sorvegliati da meccanismi, i recettori, dedicati a regolare gli ingressi nel neurone. L’azione dei recettori consente quindi l’ingresso di sostanze chimiche nella cellula modificandone lo status. La forza e la frequenza con cui si innesca tale meccanismo condiziona la ricettività della cellula rispetto a segnali futuri.
Il cervello scolpisce il proprio paesaggio cognitivo in base agli stimoli che riceve: “come l’acqua che scorrendo sul terreno vi scava un letto e, quindi, scorrerà via via più agevolmente, così pure i segnali scorreranno meglio da un neurone all’altro, rafforzando le connessioni fra loro e rendendo più facile il transito di segnali futuri”. Il reiterarsi di questa condizione, genera il processo di “automatizzazione”, cruciale per l’ apprendimento.
Proviamo a considerare una situazione reale con un esempio.
Cosa avviene a livello neurale in fase di apprendimento della capacità di lettura?
Le prime volte che si legge un testo, l’attenzione è dedicata alla scansione delle singole lettere, alla corretta associazione lettera-suono, alla cura degli accenti e dei segni di punteggiatura. Man mano che si “ripete” nel tempo l’esperienza della lettura, i processi cognitivi associati, sono ripetutamente stimolati.
Richiamando la metafora descritta, il bacino del letto del fiume viene tracciato e levigato: si abbattono le resistenze alla ricezione dello stimolo e si innesca progressivamente il processo di automatizzazione.
Nel tempo infatti, chi impara a leggere procede con “automatismo”, prestando sempre minore attenzione alla scansione delle lettere, per concentrarsi invece sul significato di intere frasi e connessioni.
Ripercorrendo le nostre considerazioni, si può tracciare una prima conclusione: la ripetizione dell’esperienza, e quindi l’automatizzazione indotta, consentono di innalzare il livello di esercizio di una conoscenza o di una capacità.
Ciò sposta il focus dal piano operativo su cui si esprime tale capacità (“mi concentro ad associare il suono corretto alle sillabe di una parola”), al piano strategico che attiene al governo del processo in cui la capacità si esprime (“elaboro una mia capacità di interpretazione e di critica rispetto ciò che leggo”).
La ripetizione e il rinforzo sono pertanto aspetti da attivare e gestire in una situazione di apprendimento.
Tale condizione è tanto più importante se l’esperienza formativa è mirata all’acquisizione di un livello medio-alto di una competenza.
A seconda che la formazione sia poi mirata ad incidere sul sapere, saper fare, saper essere o su un insieme combinato di tali componenti, il rinforzo rappresenta una condizione necessaria per creare la memoria della conoscenza, la destrezza nell’esercizio delle capacità, la consapevolezza nella manifestazione di un comportamento.
Occorre pertanto proiettare un intervento formativo, anche se di breve durata, nel lungo periodo prefigurando uno scenario in cui l’esperienza del trasferimento di una conoscenza, un’abilità, un comportamento sia affiancata da successivi momenti esperienziali che fungano da richiamo e rinforzo.
Progettare azioni di rinforzo dell’esperienza formativa incide inoltre sulla motivazione dei partecipanti perchè:
- consente al discente di superare e di mettersi in gioco nella prospettiva del prossimo incontro, superando la “sindrome dell’abbandono del contesto formativo”;
- fornisce l’opportunità di innescare meccanismi di sana competizione all’interno del gruppo di apprendimento attraverso l’assegnazione di obiettivi, individuali o collettivi, da raggiungere in preparazione degli incontri pianificati;
- incide sul livello di padronanza del discente rinforzandone il livello di sicurezza.
……Repetita iuvant come dicevano i latini o, per dirla alla Knowles, autorevole esperto in andragogia, “l’apprendimento è più efficace se è guidato da una struttura di processo (es. un progetto di apprendimento), piuttosto che da una struttura di contenuto (es. il programma di un corso)”.
Continuità e progettualità piuttosto che episodicità…..
Bibliografia consigliata
- Kathleen Taylor, Brainwashing, Castelvecchi, Roma, 2008;
- Malcom Knowles; Quando l’adulto impara, Franco Angeli, Milano, 2001