Manager scambia uno sguardo di intesa con il team durante un momento operativo, simbolo di leadership silenziosa e comunicazione non verbale efficace.

 

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Nel silenzio dell’azione: uno sguardo tra campo e organizzazione

di Nunzio Novembre

Ci sono momenti in cui non serve parlare.
Nella mia esperienza sul campo, in contesti operativi anche complessi, ho imparato che l’azione più efficace spesso nasce prima della parola. È in quei momenti che la leadership non si misura con il tono di voce, ma con lo sguardo, i gesti, la presenza e la fiducia costruita nel tempo.

Mi è capitato più volte, in operazioni dove ogni secondo contava, di vedere il lavoro svolgersi con precisione e coordinazione, senza bisogno di ordini ripetuti. Nessuno cercava il “comando formale” – c’era una rete di intesa silenziosa, maturata attraverso l’addestramento, l’osservazione e il rispetto reciproco.

Oggi, mentre mi approccio al mondo delle risorse umane e della formazione, mi chiedo quanto di quella dinamica sia riconosciuta e valorizzata nei contesti organizzativi civili.

Gestire persone non è solo una questione di procedure e strumenti. È anche, e soprattutto, la capacità di cogliere segnali deboli: una postura rigida, uno sguardo sfuggente, un silenzio diverso dagli altri.
Sono quegli spazi – spesso ignorati – a raccontare più di un feedback formalizzato.

In una società in cui si tende a comunicare costantemente, credo sia utile riscoprire il valore di ciò che non viene detto. Perché a volte, nel silenzio dell’azione, si nascondono le vere competenze relazionali, la lealtà e la leadership più autentica.

Secondo voi:
• Come possiamo allenare la nostra capacità di “ascoltare” anche ciò che non viene detto?
• Nelle vostre realtà, quanto spazio ha l’osservazione silenziosa nella valutazione del personale?
• Possiamo davvero parlare di leadership, se non parte anche dalla fiducia non dichiarata?

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Nunzio Novembre
Sono un Graduato dell’Esercito Italiano con oltre 20 anni di esperienza operativa, logistica e formativa in contesti nazionali e internazionali. Ho sviluppato competenze nella gestione del personale e nella leadership. Oggi mi avvicino al mondo HR con interesse per formazione, cultura organizzativa e valorizzazione del potenziale umano.

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Nel silenzio dell’azione: uno sguardo tra campo e organizzazione

Nota della Redazione

L’autore rompe con la narrativa dominante della leadership ipercomunicativa, portando l’attenzione su un modello fondato sull’azione silenziosa, la presenza autentica e la connessione non verbale. Si tratta di una prospettiva spesso trascurata nel linguaggio manageriale, che invece meriterebbe maggiore attenzione.

Il testo è animato da un tono autobiografico credibile. Le esperienze in contesti operativi ad alta intensità decisionale forniscono un fondamento reale alla tesi espressa: la leadership non si impone, ma si riconosce nei comportamenti e nella coerenza. Questo contribuisce a rafforzare la validità del messaggio.

L’articolo solleva una questione centrale per le risorse umane: quanto spazio esiste nelle organizzazioni per l’ascolto dei segnali deboli? In un’epoca di digitalizzazione e iper-formalizzazione, il richiamo a competenze percettive e relazionali è quanto mai attuale.

Tuttavia, resta da interrogarsi se l’approccio della leadership silenziosa sia applicabile a tutti i contesti organizzativi. In situazioni in cui i team sono composti da membri nuovi o eterogenei, o dove manca una base consolidata di fiducia reciproca e intesa pregressa, potrebbe emergere la necessità di una comunicazione più esplicita. La capacità di tradurre pensieri e aspettative in parole chiare può diventare essenziale per evitare fraintendimenti e garantire coerenza.

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