Nudging in azienda. a spinta gentile che migliora la performance dipendenti

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Nudging: la spinta gentile che migliora la performance dipendenti

di RisorseUmane-HR.it

Il nudging in azienda è un concetto che sta trasformando il modo in cui le organizzazioni gestiscono le risorse umane e migliorano la performance dei dipendenti. Attraverso piccoli interventi strategici, è possibile influenzare i comportamenti dei dipendenti, promuovendo scelte migliori senza limitare la loro libertà di azione. Questo approccio innovativo si basa su principi della behavioral economics e può essere applicato in diversi ambiti aziendali, dal benessere fisico alla produttività quotidiana, fino alla cultura aziendale. In questo articolo esamineremo come il nudging può essere utilizzato efficacemente in azienda, con un focus sulle risorse umane e le migliori pratiche per gli HR Manager.

  Indice degli argomenti

Introduzione al concetto di nudging

Il nudging è un concetto introdotto da Richard Thaler e Cass Sunstein nel loro celebre libro Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness (2008). Questo approccio si basa sull’idea di influenzare le scelte degli individui attraverso piccole spinte gentili, senza limitare la loro libertà di azione. Tuttavia, il nudging non nasce dal nulla: esso è fortemente radicato nei principi della behavioral economics (economia comportamentale), un campo di studi che esplora come le persone prendono decisioni, spesso influenzate da bias cognitivi e irrazionalità.

Thaler ha tratto ispirazione dai lavori di pionieri come Daniel Kahneman e Amos Tversky, che hanno dimostrato come le decisioni umane siano spesso lontane dalla razionalità economica tradizionale. Integrando questi studi, Thaler e Sunstein hanno elaborato l’idea del nudging come strumento per migliorare le decisioni delle persone in diversi contesti, dalle politiche pubbliche al mondo aziendale.

Inizialmente applicato nelle politiche pubbliche, il nudging ha trovato ampio utilizzo anche nelle aziende, dove si è dimostrato efficace nel migliorare il benessere organizzativo e la produttività dei dipendenti. Questa tecnica si basa su modifiche sottili al contesto decisionale, che facilitano scelte più ottimali in modo naturale, rendendole più accessibili e meno onerose da un punto di vista cognitivo​. [1][4]

Il valore del nudging in azienda

All’interno di un’organizzazione, il nudging rappresenta una valida alternativa agli incentivi economici o alle misure coercitive per influenzare il comportamento dei dipendenti. A differenza dei metodi più tradizionali, come bonus o sanzioni, il nudging utilizza piccole modifiche all’ambiente decisionale per incoraggiare scelte che sono vantaggiose sia per i lavoratori che per l’organizzazione.

Un esempio efficace è l’uso del default nudge, come l’iscrizione automatica ai programmi di formazione o ai piani pensionistici complementari. Questa tecnica aumenta significativamente la partecipazione dei dipendenti senza che essi debbano compiere alcuna azione aggiuntiva. Spesso, il semplice fatto di rendere una scelta automatica induce le persone a mantenerla, riducendo l’inerzia decisionale che potrebbe portare a comportamenti subottimali. In questo modo, il nudging semplifica l’accesso a risorse importanti per lo sviluppo personale e professionale dei dipendenti, contribuendo a una forza lavoro più competente e motivata.

Inoltre, il nudging può contribuire a promuovere una cultura organizzativa inclusiva. In molti contesti aziendali, creare un ambiente inclusivo richiede cambiamenti comportamentali che vanno oltre le semplici linee guida o normative. Attraverso tecniche come la rimozione dei bias inconsci nei processi di selezione, il nudging aiuta a creare un contesto in cui tutti i dipendenti possano sentirsi valorizzati. Ad esempio, l’introduzione di pratiche di selezione anonima può ridurre l’impatto di pregiudizi involontari, favorendo la diversità e l’equità.

Un altro campo in cui il nudging trova applicazione è la promozione di stili di vita salutari. Negli ambienti lavorativi, spesso i dipendenti sono inclini a fare scelte alimentari basate sulla convenienza piuttosto che sulla salute. Modifiche semplici, come il posizionamento strategico dei cibi più sani nei dispenser delle mense aziendali, possono influenzare positivamente le decisioni alimentari. Questi interventi migliorano il benessere complessivo dei dipendenti, riducendo potenzialmente le malattie legate a cattive abitudini alimentari e, di conseguenza, l’assenteismo.​ [1] [5]

Un aspetto interessante del nudging è che spesso i dipendenti non si accorgono nemmeno di essere influenzati. Questa sottigliezza, lungi dall’essere manipolativa, può essere vista come un modo per facilitare comportamenti che i lavoratori avrebbero probabilmente adottato se fossero stati pienamente consapevoli delle loro opzioni. Ad esempio, rendere l’uso delle scale più attraente rispetto all’ascensore — magari decorando le scale con messaggi motivazionali o visualizzando le calorie bruciate — è una spinta gentile che non toglie libertà di scelta, ma incentiva un comportamento salutare.

Infine, è importante considerare il potenziale del nudging nell’ambito della collaborazione e del team working. Modificare il layout degli uffici per incoraggiare interazioni tra colleghi, o creare spazi comuni che favoriscano il confronto informale, può migliorare la creatività e il problem-solving collaborativo. In questo modo, il nudging non solo supporta il benessere individuale dei dipendenti, ma contribuisce anche al successo complessivo dell’organizzazione, favorendo un ambiente di lavoro più dinamico e inclusivo.[1]

Come applicare il nudging in azienda

Le aziende possono applicare il nudging in vari modi, utilizzando interventi mirati per migliorare il comportamento organizzativo. Le modalità di applicazione spaziano dalla modifica degli ambienti fisici alla promozione di abitudini salutari e alla facilitazione della formazione continua. Di seguito vengono esplorate le principali tecniche:

1. Ambiente fisico

La configurazione degli spazi di lavoro ha un forte impatto sul comportamento dei dipendenti e sulla dinamica del team working. Attraverso la riorganizzazione degli ambienti fisici, come la creazione di aree comuni o spazi di incontro informali, si può incoraggiare la collaborazione spontanea tra colleghi. Ad esempio, l’introduzione di postazioni di lavoro flessibili o di aree dedicate al brainstorming può incentivare la condivisione di idee e la creatività, migliorando sia la produttività che il senso di appartenenza al team​. [1] [2] 

Un caso pratico potrebbe essere quello di posizionare scrivanie in open space dove i team possono interagire più facilmente rispetto a uffici chiusi o isolati. Ciò non solo migliora la comunicazione, ma stimola anche la creazione di nuove soluzioni ai problemi, grazie alla sinergia creativa che si forma durante le interazioni quotidiane.

2. Scelte alimentari

L’alimentazione ha un impatto diretto sulla salute e sulla produttività dei dipendenti. Una delle tecniche di nudging più utilizzate è la ridisposizione strategica degli alimenti nelle mense aziendali. Posizionando cibi salutari, come frutta e verdura, a livello degli occhi e in luoghi facilmente accessibili, le aziende possono influenzare i dipendenti a fare scelte alimentari più consapevoli. Questo semplice cambiamento aiuta a promuovere un’alimentazione equilibrata, riducendo l’assenteismo legato a problemi di salute e aumentando l’energia complessiva durante la giornata lavorativa. [2] [4]

Considerazione importante: offrire incentivi o sovvenzioni per cibi più sani potrebbe non solo migliorare la salute fisica dei dipendenti, ma anche ridurre i costi aziendali legati all’assenteismo. Promuovere abitudini salutari attraverso il nudging non richiede coercizione, ma può portare a cambiamenti sostenibili nel lungo termine.

3. Formazione e sviluppo

Il default nudge è particolarmente efficace quando applicato ai programmi di formazione. Per aumentare la partecipazione ai corsi di sviluppo professionale, le aziende possono automatizzare l’iscrizione dei dipendenti, lasciando loro la possibilità di disiscriversi solo se lo desiderano. Questo approccio riduce la procrastinazione e l’inerzia che spesso ostacolano la crescita professionale dei lavoratori.

Inoltre, inviare promemoria automatici per la scadenza delle iscrizioni o per i prossimi corsi di formazione offre un’altra opportunità per utilizzare il nudging in modo efficace. Quando i dipendenti vengono regolarmente informati e agevolati nell’accesso alle opportunità di sviluppo, il coinvolgimento aumenta in modo significativo. [1] [5]

Ad esempio, una piattaforma di formazione aziendale potrebbe implementare un sistema di “promemoria intelligenti” che avvisa i dipendenti delle opportunità di apprendimento in base ai loro interessi e alle competenze che devono sviluppare per progredire nella loro carriera.

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I bias cognitivi sfruttati dal nudging

Il nudging sfrutta diversi bias cognitivi per influenzare le decisioni e orientare i comportamenti in modo favorevole. Comprendere questi bias è essenziale per capire come piccoli interventi possano portare a cambiamenti significativi senza la necessità di utilizzare incentivi economici o coercitivi.

1. Bias di default

Il bias di default si basa sul principio che le persone tendono a mantenere l’opzione predefinita, evitando di prendere decisioni attive se non necessario. Questo accade perché, in molti casi, i costi cognitivi o emotivi di cambiare scelta sono percepiti come elevati. Nelle aziende, impostare la partecipazione automatica a programmi di welfare, formazione o piani pensionistici può portare a un aumento significativo del coinvolgimento. I dipendenti che devono compiere un’azione per disiscriversi sono meno inclini a farlo, rispetto a quelli che devono iscriversi attivamente​. [5]

Ricerche in neuroscienze confermano che il cervello umano è cablato per cercare di ridurre lo sforzo cognitivo. Uno studio condotto da David Laibson dell’Università di Harvard [6] ha dimostrato che le persone sono inclini a mantenere lo status quo, poiché il cervello valuta il costo del cambiamento come elevato, anche quando il beneficio del cambiamento potrebbe essere maggiore. Questo meccanismo è legato all’attivazione di specifiche aree del cervello, come la corteccia prefrontale ventromediale, responsabile della valutazione del valore e del rischio associato alle decisioni. [1]

2. Effetto framing

L’effetto framing riguarda il modo in cui le informazioni vengono presentate e come ciò influisce sulle decisioni delle persone. Se una situazione viene descritta in termini positivi o negativi, il comportamento che ne deriva cambia notevolmente. Ad esempio, presentare un corso di formazione come un’opportunità di crescita professionale piuttosto che un obbligo impone un frame positivo, aumentando le probabilità che i dipendenti vi partecipino.[1]

Le neuroscienze supportano questo effetto: il sistema limbico del cervello, responsabile delle emozioni, reagisce in modo più intenso a segnali di perdita o guadagno, a seconda di come l’informazione viene incorniciata. Studi hanno dimostrato che quando un’opzione è incorniciata positivamente (ad esempio, “guadagna competenze” piuttosto che “non perdere questa occasione”), i centri di piacere del cervello, come il nucleo accumbens, si attivano maggiormente, rendendo l’opzione più allettante​.[4]

3. Bias di disponibilità

Il bias di disponibilità si riferisce alla tendenza delle persone a fare affidamento sulle informazioni più facilmente accessibili o recentemente acquisite per prendere decisioni. Le aziende possono sfruttare questo bias fornendo informazioni chiare e visibili nei momenti critici, come promemoria automatici o dashboard aziendali, che rendono i dati facilmente consultabili e immediatamente disponibili​. [2]

Dal punto di vista neurologico, il cervello è progettato per dare priorità a ciò che è facilmente recuperabile dalla memoria a breve termine. Il lobo parietale e la corteccia prefrontale dorsolaterale giocano un ruolo cruciale nel richiamo di informazioni recenti o di esperienze che sembrano più rilevanti, specialmente quando sono legate a contesti frequenti o quotidiani, come la scelta dei compiti lavorativi o delle attività di sviluppo professionale​.[5]

L’applicazione di questi bias cognitivi all’interno delle strategie aziendali di nudging consente di ottimizzare i risultati, influenzando il comportamento dei dipendenti in modo sottile ma efficace, senza forzature. Integrando tecniche di behavioral economics con le scoperte neuroscientifiche, le aziende possono ottenere risultati concreti in termini di engagement, produttività e benessere complessivo.

Benefici per i dipendenti

L’adozione del nudging in azienda offre numerosi vantaggi sia per le risorse umane che per l’intera organizzazione. Tra i benefici troviamo:

  • Benessere dei dipendenti: promuovere stili di vita più salutari riduce il rischio di burnout e migliora il benessere fisico. Ad esempio, incentivare l’uso delle scale rispetto agli ascensori può aumentare l’attività fisica giornaliera dei dipendenti​.[5]
  • Engagement e retention: il nudging favorisce il coinvolgimento attivo dei dipendenti, riducendo il turnover e migliorando il senso di appartenenza all’azienda [3]
  • Inclusione e diversità: interventi come la riduzione dei bias inconsci nei processi di selezione, attraverso valutazioni anonime o gruppi di valutazione diversificati, possono promuovere una cultura aziendale più inclusiva ​[1]

Misurare l’efficacia del nudging

Misurare l’efficacia del nudging è cruciale per valutare se le iniziative adottate stanno realmente portando ai risultati desiderati. In un contesto aziendale, è fondamentale che queste iniziative siano monitorate attraverso KPI (Key Performance Indicators), che forniscono dati oggettivi sui progressi e permettono di adattare le strategie in base ai risultati ottenuti. Di seguito, esploriamo alcuni KPI chiave che possono essere utilizzati per monitorare l’impatto del nudging.

1. Tasso di partecipazione ai programmi di formazione e benessere

Uno dei primi indicatori da monitorare è il tasso di partecipazione ai programmi aziendali. Il nudging può aumentare significativamente la partecipazione a programmi di formazione e benessere attraverso tecniche come l’iscrizione automatica (default nudge) o i promemoria automatici. Questo KPI è particolarmente importante perché riflette non solo l’interesse dei dipendenti, ma anche l’efficacia delle modalità di invito e iscrizione ai programmi. Le aziende possono confrontare i tassi di partecipazione prima e dopo l’introduzione delle iniziative di nudging per valutare il loro impatto.

Ad esempio, un aumento del 20% nella partecipazione a corsi di formazione dopo l’implementazione di promemoria regolari potrebbe indicare che il nudging sta incentivando i dipendenti a investire nel proprio sviluppo professionale​. [3] [5]

2. Riduzione dell’assenteismo

Il secondo KPI da considerare è la riduzione dell’assenteismo. Interventi di nudging volti a migliorare il benessere fisico e mentale dei dipendenti possono portare a una diminuzione delle giornate di malattia. Ad esempio, incoraggiare scelte alimentari salutari o promuovere una maggiore attività fisica, come l’uso delle scale al posto dell’ascensore, può avere un impatto positivo sulla salute dei dipendenti, riducendo l’assenteismo legato a problemi di salute.

Le neuroscienze indicano che la ripetizione di comportamenti positivi — come scegliere cibi sani o prendersi pause regolari — rafforza i circuiti neurali legati al benessere, migliorando la qualità della vita lavorativa. Monitorare la riduzione dell’assenteismo fornisce un’indicazione chiara sull’impatto del nudging sulle condizioni di salute fisica e mentale​. [1] [4]

3. Livelli di engagement

Misurare i livelli di engagement attraverso sondaggi interni è un altro KPI critico per valutare l’efficacia delle iniziative di nudging. L’engagement riflette il grado di coinvolgimento emotivo e psicologico dei dipendenti nei confronti del lavoro e dell’organizzazione. Le iniziative di nudging che promuovono l’interazione tra colleghi, come la riorganizzazione degli spazi di lavoro o la facilitazione della comunicazione, possono migliorare il senso di appartenenza e l’entusiasmo dei dipendenti.

I sondaggi periodici che valutano il livello di soddisfazione, la percezione della cultura aziendale e l’interesse verso le iniziative aziendali possono fornire preziose informazioni sullo stato di salute dell’organizzazione. Un aumento dei punteggi di engagement post-nudging è un chiaro segnale di miglioramento nella qualità delle interazioni lavorative e della partecipazione ai programmi aziendali. [1] [2]

Monitoraggio e adattamento continuo

Il monitoraggio continuo dei KPI non solo permette di valutare l’impatto del nudging nel breve termine, ma fornisce anche dati per effettuare aggiustamenti strategici a lungo termine. Ad esempio, se un certo tipo di nudging non porta i risultati sperati, i dati raccolti attraverso questi KPI possono indicare la necessità di cambiare approccio o combinare diversi interventi.

Un sistema di monitoraggio efficace dovrebbe essere dinamico e permettere un feedback regolare, affinché l’organizzazione possa modificare le proprie iniziative in tempo reale. Questo ciclo di feedback consente di mantenere alta l’efficacia del nudging, ottimizzando il clima aziendale, l’engagement dei dipendenti e il loro benessere​. [3]

L’utilizzo di tecnologie digitali per facilitare il nudging

L’applicazione del nudging in azienda può essere notevolmente potenziata dall’uso di tecnologie digitali avanzate, come l’Intelligenza Artificiale (AI) e le piattaforme di apprendimento personalizzato. Queste tecnologie permettono di ottimizzare le modalità con cui il nudging viene implementato e monitorato, rendendo le spinte gentili ancora più efficaci e mirate.

1. Intelligenza Artificiale (AI)

L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale di rivoluzionare l’applicazione del nudging in azienda grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e creare esperienze personalizzate per ciascun dipendente. L’AI può automatizzare molte delle spinte gentili, personalizzandole in base ai comportamenti passati, alle preferenze e alle performance individuali. Ecco alcuni modi in cui l’AI può facilitare il nudging:

  • Raccomandazioni personalizzate: attraverso l’analisi dei dati comportamentali, l’AI può suggerire percorsi di formazione o attività salutari in base alle esigenze individuali. Ad esempio, un sistema di AI può inviare promemoria personalizzati per iscriversi a un corso di formazione, ricordando ai dipendenti l’importanza di acquisire nuove competenze per il loro sviluppo professionale.
  • Ottimizzazione del tempo e delle scelte: l’AI può essere utilizzata per individuare i momenti migliori in cui presentare le informazioni ai dipendenti. Un sistema AI potrebbe rilevare quando un dipendente è più propenso a partecipare a una formazione o a fare scelte salutari, basandosi su dati storici di comportamento.
  • Feedback in tempo reale: i sistemi AI possono monitorare costantemente i progressi dei dipendenti e fornire feedback immediato attraverso notifiche o dashboard personalizzati. Questa tecnologia permette di implementare spinte gentili più efficaci, come ricordare al dipendente di fare pause regolari per migliorare la concentrazione o suggerire esercizi fisici da fare durante la giornata.

Un esempio pratico è l’uso di assistenti virtuali o chatbot, che possono dialogare con i dipendenti per fornire consigli utili basati sui dati individuali. Ad esempio, un assistente virtuale potrebbe suggerire come migliorare la produttività o gestire meglio lo stress, in base ai dati raccolti su stress lavorativo o attività giornaliera del dipendente​. [4] [2]

2. Piattaforme di apprendimento personalizzato

Le piattaforme di apprendimento personalizzato rappresentano un altro strumento fondamentale per facilitare il nudging. Queste piattaforme, integrate con AI, offrono corsi di formazione su misura, basati sugli interessi e sulle necessità di sviluppo individuale. Ciò è particolarmente utile in contesti aziendali dove la crescita professionale è una priorità. Ecco alcuni vantaggi chiave:

  • Percorsi formativi personalizzati: le piattaforme di apprendimento possono identificare lacune nelle competenze dei dipendenti e suggerire corsi specifici per colmare queste lacune. Questo approccio, unito al nudging, permette di rendere il processo di apprendimento più fluido e naturale, aumentando la probabilità che i dipendenti seguano e completino i corsi.
  • Notifiche intelligenti: una piattaforma di apprendimento personalizzato può inviare notifiche regolari ai dipendenti per ricordare loro di completare un corso o di intraprendere nuove attività di sviluppo. Queste notifiche possono essere pianificate in momenti ottimali, sfruttando i dati relativi ai comportamenti e alla disponibilità dei dipendenti, rendendo l’esperienza meno invadente e più efficiente​. [5]
  • Analisi dei dati e miglioramento continuo: le piattaforme di apprendimento personalizzato possono anche fornire dati di engagement che aiutano l’azienda a misurare l’efficacia delle iniziative di nudging. I manager HR possono vedere in tempo reale i tassi di completamento dei corsi, l’impatto delle spinte gentili e adattare le strategie formative di conseguenza.

3. Nudging e benessere con le app di monitoraggio della salute

Un altro esempio di applicazione tecnologica è l’uso di app per il monitoraggio della salute. Queste app, spesso integrate con dispositivi indossabili (wearables), possono monitorare l’attività fisica dei dipendenti e inviare notifiche che spingono a comportamenti più salutari. Ad esempio, se l’app rileva che un dipendente è rimasto seduto per troppo tempo, può inviare un promemoria per fare una pausa attiva o una breve camminata. Questi promemoria, basati su dati in tempo reale, aiutano i dipendenti a migliorare il loro benessere fisico senza richiedere un intervento diretto da parte dell’azienda​. [1]

Conclusione

Il nudging in azienda è destinato a giocare un ruolo sempre più importante nella gestione delle risorse umane. Le sue applicazioni non solo migliorano il benessere dei dipendenti, ma contribuiscono anche a creare un ambiente di lavoro più inclusivo, produttivo e collaborativo. Implementare interventi di nudging efficaci permette alle aziende di influenzare positivamente i comportamenti senza compromettere la libertà di scelta dei dipendenti, rendendo le organizzazioni più efficienti e attraenti.

Mentre le tecniche tradizionali come i bonus e gli incentivi economici rimangono utili, il nudging offre una strategia alternativa che può portare a risultati altrettanto validi, ma spesso meno invasivi e più sostenibili nel lungo termine. Man mano che le aziende diventano più consapevoli dell’importanza del benessere olistico dei propri dipendenti, il nudging si dimostra una risorsa chiave per stimolare l’innovazione e migliorare la cultura aziendale.

***

Fonti principali:

Rifletti!

Dopo aver letto questo articolo, ti invitiamo a riflettere su queste domande per migliorare la gestione del personale nella tua azienda:

  1. Quali sono le aree della tua organizzazione dove il nudging potrebbe avere l’impatto più significativo?
  2. Come puoi adattare le strategie di nudging per rispondere ai bisogni specifici dei tuoi dipendenti?
  3. In che modo il nudging potrebbe migliorare il coinvolgimento dei dipendenti nella formazione e nello sviluppo professionale?

 

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altri articoli

 

Risorse aggiuntive

Libri consigliati:

“Nudge: La spinta gentile” di Richard Thaler e Cass Sunstein
Questo è il libro fondamentale sul concetto di nudging. Tradotto in italiano, esplora il modo in cui piccole modifiche all’ambiente possono influenzare le decisioni delle persone. Il libro è una guida essenziale per capire come applicare il nudging in contesti sia politici che aziendali.

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“Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman
Anche se non è strettamente dedicato al nudging, questo libro esplora i processi decisionali umani e il ruolo dei bias cognitivi, concetti strettamente collegati al nudging. Kahneman, premio Nobel per l’Economia, è uno dei pionieri della behavioral economics, e questo libro è un riferimento chiave per chi vuole approfondire come le persone prendono decisioni.

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“Economia comportamentale. Guida alla teoria della scelta” di Erik Angner
Questo libro offre un’introduzione rigorosa, ma accessibile, ai principi dell’economia comportamentale. Il testo confronta la scuola neoclassica con quella comportamentale, mostrando come i modelli decisionali possono essere applicati alla vita quotidiana, al management e alle politiche pubbliche.

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“Il cervello al lavoro. Neuroscienze in azienda: dalla teoria alla pratica” a cura di Riccardo Bubbio
Questo libro rappresenta una guida pratica per chi lavora con le persone all’interno delle organizzazioni, basata sulle neuroscienze applicate al contesto aziendale. Fornisce strumenti utili e immediatamente applicabili, arricchiti da esempi e casi studio, per migliorare la gestione dei team e delle relazioni interpersonali sul lavoro. Il testo esplora come le emozioni e i processi mentali influenzino il comportamento nelle organizzazioni, proponendo nuove mappe e bussole per navigare i cambiamenti organizzativi, soprattutto alla luce delle trasformazioni accelerate dalla pandemia.

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“Playthebrain© neuroscienze al lavoro. Esperienze e strumenti pratici per comprendere le dinamiche relazionali sui luoghi di lavoro” a cura di Riccardo Bubbio
Questo libro esplora come le neuroscienze possano migliorare la comprensione delle dinamiche sociali e relazionali sul lavoro, in un’epoca di crescente automazione e distanziamento sociale. Fornisce esempi pratici e strumenti per affrontare le sfide della collaborazione nei team e promuovere il benessere psicofisico in azienda.

Vedi la nostra intervista all’autore

“Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle” di Charles Duhigg
Questo libro indaga come le abitudini, spesso inconsapevoli, governano gran parte delle nostre scelte quotidiane e influenzano la nostra vita professionale e personale. Attraverso la ricerca in psicologia, sociologia e neuroscienze, Duhigg spiega come le abitudini possano essere cambiate, modificate o mantenute. Fornisce strumenti pratici per trasformare abitudini negative in positive, con applicazioni che vanno dal comportamento individuale all’organizzazione aziendale, rendendolo rilevante per chi lavora nel campo delle risorse umane e della gestione del cambiamento.

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“Le armi della persuasione: Come e perché si finisce col dire di sì” di Robert B. Cialdini
In questo classico della psicologia sociale, Cialdini esplora le dinamiche della persuasione e del perché le persone tendono a dire di sì. Attraverso principi come reciprocità, coerenza e simpatia, l’autore spiega come applicare in modo etico questi schemi persuasivi in contesti professionali e personali. Il libro è una guida preziosa per migliorare le proprie capacità persuasive e per difendersi da tentativi di manipolazione, rendendolo rilevante per chi lavora nelle risorse umane e nella gestione dei team. Questo libro, come gli altri, si collega bene all’argomento dell’articolo, poiché la persuasione e il nudging condividono la finalità di influenzare il comportamento altrui, con la differenza che il nudging si basa su interventi più sottili e non coercitivi.

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“Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana” di Frederic Laloux
Questo libro esplora un nuovo paradigma organizzativo, basato su principi di autogestione e pienezza umana, concetti che si allineano bene con l’idea di utilizzare spinte gentili per guidare il cambiamento e migliorare il benessere dei dipendenti nelle organizzazioni.
Il libro promuove un approccio più umano e consapevole alla gestione aziendale, simile al modo in cui il nudging mira a migliorare i comportamenti individuali senza coercizione. Inoltre, la proposta di creare organizzazioni più evolute e consapevoli riflette l’obiettivo del nudging di rendere più facile e naturale per i dipendenti fare scelte ottimali nel contesto lavorativo.

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