Vietato gestire il proprio tempo! Siamo proprio smart

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Vietato gestire il proprio tempo!

Siamo proprio smart?

di Antonio Signorello

Basta prendere un qualsiasi quotidiano per capire come il mondo del lavoro ha subito delle sostanziali modifiche radicali negli ultimi due anni a questa parte. La principale vittima resta la produttività, avulsa da una sua componente orientata ad un’assenza di vita personale.

Come esempio possiamo riportare le luminarie storie di molti imprenditori figli di un economia 80 – 90 in cui più si produceva meglio era per tutti, a discapito della vita personale, delle passioni, dei propri desideri.

Valori, principi, aspirazioni personali oggi hanno vinto (in parte), ma siamo sicuri che il proprio tempo sia smart? Siamo sicuri di poter portare avanti le nostre aspirazioni? Facciamo un passo indietro.

Distinzione tra telelavoro e smart working:

  • nel primo caso si tratta di un lavoro svolto nella propria abitazione con orari fissi;
  • nel secondo caso si tratta di un lavoro agile, come dice la stessa parola volto ad una sua caratteristica di autonomia e flessibilità, in cui è possibile organizzare come, quando, dove operare.

In Italia qual è la situazione?

Nella maggior parte dei casi si tratta di lavoro poco agile, contrario ad una propria autonomia nella strutturazione dei propri obiettivi assegnati.

Il concetto di operatività è stato caratterizzato da vari modelli negli ultimi 30 anni, siamo passati da un concetto di presenza fisica sinonimo di prestazioni garantite, ad un ottica in cui se il dipendente non è presente nei fantomatici giganteschi uffici, non è laborioso, né amorevole verso l’azienda, in realtà proprio qui troviamo l’errore.

Questo contributo vuole essere una guida su come gestire il proprio tempo in smart, quale modello operativo adottare per farsi che l’etichetta di fannullone eviti di caratterizzarci.

I modelli operativi dagli anni 2000 ad oggi

Il modello operativo in un’azienda permette il raggiungimento degli obiettivi, con conseguenze sulla crescita o meno aziendale. Il risultato finale è la delivery, ossia la consegna entro date stabilite degli obiettivi assegnati.

L’operatività richiede la strutturazione degli obiettivi aziendali, i cosiddetti KPI e gli strumenti per raggiungerli.

Si aggiunge un terzo elemento oggi, ossia la gestione da remoto dell’operatività. Dagli anni 2000 ad oggi i modelli sono cambiati:

Seconda metà anni 90: l’operatività vedeva un resoconto minuzioso con cadenza frequente. Volto al controllo del dipendente legato al contatto con il PC ad esempio.

Anni 2000: al controllo del dipendente si aggiunge la volontà del far permanere il proprio collaboratore molte ore in ufficio.

Anni 2020: in Italia arriva il Covid, l’operatività entra in crisi, ma viene in aiuto il lavoro da remoto, trasformando i modelli in digital, smart e flessibili. Si è passati da classici file in office a modelli online di condivisione, dove ognuno di noi può vedere l’operato dell’altra persona.

Sulla carta risulta cosi, ma in realtà non tutto è oro quel che luccica, il modello operativo fatica ad essere smart e flessibile soprattutto da quando ha preso piede il lavoro in modalità smart working, ebbene si il modello travestito dal quel controllo da cui rimane fuori l’operatività in molte realtà aziendali è tornato.

Come operare quindi in smart working? Si possono raggiungere gli obiettivi assegnati? La risposta è si, basterebbe adottare un mindset agile, smart.

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La gestione in smart working

Distinguere le urgenze dalle attività demandabili è la prima azione da fare nel modello agile, ad esempio basta crearsi un semplice file excel suddividendo le nostre task da portare a termine.

Una tecnica che ci viene in aiuto è quella del pomodoro dove basta che suddividiamo le nostre attività da portare a termine dedicando ad ognuna una tempistica mirata che copra tutto il lavoro di una giornata, però costellato da brevi pause ricorrenti per farsi che non arriviamo con un livello di stress alle stelle.

Organizzazione e digital sono le parole ricorrenti soprattutto quando lavoriamo fuori dall’ufficio, un ottimo uso informatico dove andiamo a tracciare tutte le nostre attività che abbiamo compiuto.

Smart working nasconde sotto la sua veste, il concetto di imprenditori di noi stessi, pertanto una buona organizzazione resta fondamentale se vogliamo costruirci attorno a noi un buon livello di fiducia che è necessaria per essere molto performanti.

Il lavoro agile vorrebbe che il tempo sia da noi gestito, ma non in tutte le realtà è cosi, questo perché tornando al discorso di partenza, ci si confonde tra telelavoro e lavoro agile, che sono gli opposti gli uni tra gli altri, dove il primo ha orari fissi mentre il secondo è volto al work life balance. Questo ha permesso l’increscioso fenomeno delle dimissioni di cui ancora oggi si parla.

Benessere psicologico o lavoro continuo orientato allo stress? Senza dubbio meglio il work life balance, che permette sia di lavorare che di dare attenzione al proprio benessere psicologico personale.

 

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Antonio Signorello
Sono un Digital HR e Psicologo del lavoro iscritto all'Ordine della Regione Sicilia, sostenitore del Digital & dello Smart working. Ad oggi mi occupo di Selezione e Gestione profili ICT. Amo viaggiare fin tanto da creare il Blog "Travelling Sicily". Mi definisco una persona proattiva, empatica e amante delle collaborazioni professionali. Appassionato del mondo delle risorse umane, mi interfaccio continuamente con esperti startupper in tema di new business.

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