Il work engagement: la ricerca della felicità nel posto di lavoro

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Il work engagement: la ricerca della felicità nel posto di lavoro

di Antonio Signorello

Il benessere nei luoghi di lavoro mai come adesso sta acquistando un ruolo fondamentale, difatti sempre più i candidati in cerca di occupazione o che già hanno un impiego, desiderano un bilanciamento vita privata-professionale per aumentare maggiormente il proprio status di benessere.

Se ci troviamo bene nell’ambiente in cui siamo inseriti, siamo in una condizione di engagement, ossia siamo coinvolti, legati nell’azienda in cui siamo inseriti, da produrre meglio rispetto a chi non lo è ad esempio.

La letteratura ci viene in aiuto, tra le definizioni, troviamo quella dello studioso Khan:
un legame dei membri dell’organizzazione ai loro ruoli lavorativi: con l’engagement, le persone si impegnano fisicamente, cognitivamente, emotivamente e mentalmente durante le performance lavorative”.

Se il coinvolgimento viene meno si attiva un circolo vizioso, dove la singola persona proverà prima un senso di malessere interiore e poi successivamente cercherà di andare via il prima possibile dall’ambiente in cui esso è inserito.

Dalla pandemia ad oggi il concetto di felicità è tornato in auge, se prima si associava al mero concetto di danaro, oggi ha assunto la forma del work life balance, ormai componente fondamentale di qualsiasi mansione.

Come essere coinvolti nel luogo di lavoro? Si può essere protagonisti? La felicità ha spazio in azienda?

La risposta non è scontata, rischiamo di trovarci con una demotivazione e calo di produttività proprio perché non si è considerata la persona in toto con le sue aspirazioni e valori, componente fondamentale oggi nelle realtà imprenditoriali. Per essere felici basta adottare delle azioni quotidiane che ci permettono di “sorridere professionalmente” del nostro ruolo.

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Il work engagement

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita (Confucio)”

Si può essere felici del proprio lavoro?

La risposta è sì, fino a qualche anno fa alla nostra professione si associava l’idea di lavoro uguale al concetto di stipendio mensile, oggi complice la pandemia sono cambiate le carte in tavola.

Il work engagement, contribuisce alla salute fisica e psicologica, ma allo contempo migliora la produttività e gli obiettivi assegnati, dato il senso di maggiore soddisfazione che viene innescato.

Quali sono i benefici di sentirsi felici al lavoro?

  • I dipendenti hanno risultati migliori;
  • Il personale è motivato, quindi si comporta in maniera leale ed è meno propenso ad abbandonare la realtà in cui si è inseriti;

Al polo opposto troviamo il burnout, condizione in cui si è privi di risorse ed energie, arrivando quasi all’esaurimento lavorativo, tale da indurre conseguenze molto importanti ed impattanti sulla nostra salute.

Questo concetto da poco è diventato protagonista, le aziende erano impegnate solamente ad occuparsi degli aspetti negativi come l’alto assenteismo o un specifico comportamento, oggi con il benessere psicologico che ha preso piede, la felicità è la chiave di lettura rispetto a molti comportamenti, denotando mancato benessere o un permanente malessere generale.

I work engagers, ad esempio la domenica sera si proiettano alla settimana che sta per cominciare con una quota di adrenalina solida, merito delle condizioni di benessere che l’azienda è stato in grado di creare tra i dipendenti.

Nel caso opposto, in cui il benessere non esiste, come creare la felicità? Innanzitutto diffondendo la cultura stessa della felicità

Come cercare la felicità nel luogo di lavoro

Felicità o produrre: cosa lasciare? Vincono tutte e due, il motto è produrre con felicità.
Al lavoro d’altronde dedichiamo la maggior parte della nostra vita, quindi essere sereni è fondamentale, a partire da piccoli soluzioni da adottare:

  • Identificare le mansioni che ci danno fastidio: per qualsiasi tipologia di mansione esiste una predisposizione naturale, dopo aver analizzato quali sono le nostre aspirazioni, dobbiamo scartare le task che non si avvicinano alla nostra personalità;
  • Essere positivi: fondamentale è il sorriso e la grinta quotidiana che ci permettono di vivere la giornata in maniera tranquilla, a tal punto da catapultarci in maniera del tutto snella già alla fine della giornata lavorativa;
  • Pianificare: la to do list quotidiana serve per organizzarci il lavoro, in modo da distribuire le nostre energie tra priorità ed attività che possono restare momentaneamente in stand by;
  • Gli errori servono: se sbagli non colpevolizzarti, dagli errori si cresce e si diventa persone migliori;
  • Break relazionali: ogni tanto concedersi una pausa, dedicarsi alla conversazione consente di vivere meglio la realtà in cui si è inseriti;
  • Rendi colorato il tuo lavoro: ascoltare musica oppure ogni tanto fare una call personale, permette di non tralasciare le passioni che ci rappresentano.

In chiusura, la felicità al lavoro, farà sentire meglio anche nella propria sfera personale, che di conseguenza si riversa sul nostro benessere psicologico, aumentando la nostra autostima sia come persona che come professionisti.

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Antonio Signorello
Sono un Digital HR e Psicologo del lavoro iscritto all'Ordine della Regione Sicilia, sostenitore del Digital & dello Smart working. Ad oggi mi occupo di Selezione e Gestione profili ICT. Amo viaggiare fin tanto da creare il Blog "Travelling Sicily". Mi definisco una persona proattiva, empatica e amante delle collaborazioni professionali. Appassionato del mondo delle risorse umane, mi interfaccio continuamente con esperti startupper in tema di new business.

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