Superare il processo di selezione con l’intelligenza emotiva: riconoscere i propri limiti

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Superare il processo di selezione con l’intelligenza emotiva: riconoscere i propri limiti

di Antonio Signorello

L’intelligenza emotiva è una soft skills (competenza trasversale) fondamentale nel mondo del lavoro, questo testimoniato soprattutto dal periodo pandemico dove il mix di emozioni e sentimenti giornalieri è stato rilevante. Se fino a qualche anno fa i numeri erano solo il leitmotiv ricorrente nelle imprese, oggi hanno trovato il loro posto anche le emozioni: cuore e cervello, i numeri rappresentano il cervello, mentre il cuore emozioni e sensazioni.

Essere emotivamente intelligenti, sta a significare prendere contezza delle proprie emozioni, saperle gestire, ma anche riconoscere le proprie risorse in termini di socialità ed adattamento all’ambiente circostante. 

Oggi pertanto non si può escludere l’intelligenza emotiva dalla nostra vita, essa come tutte le competenze trasversali si può allenare ed apprendere quotidianamente.

La gestione delle emozioni piuttosto che la sfera della socialità emergono durante i colloqui di lavoro, se stiamo stati onesti con noi stessi abbiamo guadagnato punti a nostro favore, altrimenti in caso contrario abbiamo fallito il processo di selezione in corso.

Come essere onesti con se stessi?

Leggere i requisiti che riporta la singola job è fondamentale, solitamente si inseriscono perché per quella determinata company, concetti come intelligenza emotiva, gestione dello stress, lavoro in gruppo rappresentano i valori centrali per operare mensilmente. 

Questo errore viene compiuto soprattutto da chi invia CV di massa, senza focalizzarsi quello che l’azienda sta cercando in questo momento

Pertanto questo contributo vuole essere una guida su come legare competenze e limiti personali, senza che il processo di selezione si intacchi in nessun modo, solo chi riconosce i propri limiti, si distingue dal resto della popolazione in cerca di lavoro d’altronde.

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L’intelligenza emotiva legata all’autoconsapevolezza

Emozioni, sentimenti, socialità sono i pilastri su cui l’individualità si evolve in ognuno di noi, una persona che è pienamente consapevole sa dove può orientarsi.

L’individuo consapevole sa quali emozioni e sensazioni prova, riconoscono come i sentimenti influiscono sulla prestazione lavorativa e sanno quali sono i propri valori e obiettivi, dai quali si lasciano guidare quotidianamente. 

Emozioni e valori vanno di pari passo, se pensiamo di scinderle siamo fuori strada, cuore e cervello camminano sempre assieme, questo per sottolineare che prima di trovare delle opportunità professionali, dobbiamo capire quali sono le nostre reazioni davanti all’interlocutore che ci troviamo davanti, come gestiamo la situazione stessa, in che modo facciamo emergere i nostri valori e desideri.

I valori non sono concetti astratti, ma un credo inconscio che non esprimiamo mai in forma verbale, ma piuttosto come sentimenti, ecco che qui si inserisce il legame cuore cervello di cui sopra si faceva riferimento.

Dobbiamo vedere il nostro background professionale attraverso un focus che abbracci competenze, capacità e abilità sia apprese al lavoro che nei vari contesti formali come amicizie, attività sportive, hobby.

Se con la nostra lente vediamo una persona che è emotivamente fragile piuttosto che estremamente poco collaborativo, non possiamo pretendere di andare in un contesto lavorativo che chiede ad es lavoro esclusivamente di gruppo, in team.

La perfezione non esiste, ognuno di noi ha limiti e potenzialità, basta saperli leggere, riconoscerle ed affrontarli, affinché si supera un iter selettivo.

Non bastano più le esperienze al giorno d’oggi, ma essere dotati di una o più competenze trasversali, di cui i giornali ne parlano ogni giorno.

Riconoscere i propri limiti nel processo di selezione

Determinazione, atteggiamento proattivo, comunicazione costituiscono le competenze per superare un processo di selezione, quando si parla di soft skills. 

Non tutti ne sono in possesso nella giusta quantità, configurandosi al contrario come limite che opportunità, il limite non equivale ad una debolezza, ma si traduce in una carenza colmabile con allenamento ed addestramento.

Riconoscere quali sono i nostri è fondamentale? Si, come?

  • Analizzare la nostra personalità: ognuno di noi si porta per il proprio percorso di vita una struttura di personalità composta da credenze, atteggiamenti legati al proprio Io;
  • Capire quali sono i nostri bisogni e desideri: A fronte di vita privata e professionale, dobbiamo comprendere in quale tipo di azienda vogliamo inserirci.

Una volta composto il puzzle, ci resta da definire quali competenze trasversali ci caratterizzano, quali ci mancano, come apprendere le mancanti.

In questo percorso di apprendimento, la sfera amicale, gli hobby possono aiutarci, permettendoci sia di capire bene il nostro Ego che accreditarci presso quella determinata azienda.

Fino a qualche tempo fa, le competenze trasversali erano al margine della società, post covid si sono ripresi il loro posto, dando vita ad una lotta tra esperienze, capacità, qualità, in quanto l’azienda è composta anche da emozioni, sentimenti, rapporti comunicativi. 

Riconoscere i limiti ci permette di fare la differenza rispetto agli altri candidati d’altronde, tutto inizia già nella fase di invio CV, se non abbiamo riconosciuto i limiti, siamo spacciati.

 

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Antonio Signorello
Sono un Digital HR e Psicologo del lavoro iscritto all'Ordine della Regione Sicilia, sostenitore del Digital & dello Smart working. Ad oggi mi occupo di Selezione e Gestione profili ICT. Amo viaggiare fin tanto da creare il Blog "Travelling Sicily". Mi definisco una persona proattiva, empatica e amante delle collaborazioni professionali. Appassionato del mondo delle risorse umane, mi interfaccio continuamente con esperti startupper in tema di new business.

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