Perché l'alessitimia è un fattore di rischio per lo sviluppo del burnout

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Perché l’alessitimia è un fattore di rischio per lo sviluppo del burnout

di Chiara D’Agnese

La sindrome da burnout viene definita come l’esito patologico di un processo stressogeno, una risposta specifica dell’individuo a seguito di un’esposizione prolungata a stressors legati all’ambiente lavorativo, i cui sintomi principali sono:

  • Esaurimento fisico ed emotivo
  • Depersonalizzazione o cinismo: si riferisce a sentimenti di indifferenza o distacco emotivo dal proprio lavoro. 
  • Diminuzione dell’entusiasmo e del senso di efficacia in ambito lavorativo: si riferisce ad una sensazione di incompetenza o mancanza di realizzazione e produttività nel lavoro.

Maslach e Leiter utilizzano il termine «deterioramento» in riferimento all’impegno nei confronti del lavoro, alle emozioni e all’adattamento tra persona e il lavoro, al fine di sottolineare la gradualità del processo durante il quale la discrepanza tra il bisogno della persona e le richieste del lavoro accresce, fino a raggiungere gli esiti prima descritti.

La letteratura espone una ricca rosa di teorie e ricerche sui fattori organizzativi ed individuali che concorrono all’insorgenza di tale sindrome. Le caratteristiche personali possono svolgere un ruolo chiave nel determinare come gli individui reagiscono e affrontano situazioni stressanti. Uno dei fattori di rischio individuali è l’alessitimia.

Cos’è l’alessitimia e perché è un fattore di rischio

L’alessitimia è un tratto di personalità presente in quei soggetti con un deficit nella consapevolezza e nella comunicazione delle emozioni e si caratterizza per:

  • Difficoltà nell’identificare le emozioni, indipendentemente dal fatto che siano piacevoli o spiacevoli, e nel distinguerle dalle sensazioni corporee che si accompagnano all’attivazione emotiva.
  • Difficoltà nel descrivere agli altri i propri sentimenti.
  • Processi immaginativi limitati, per cui la modulazione delle emozioni attraverso la fantasia, i sogni e gli interessi, viene ostacolata.
  • Stile cognitivo legato allo stimolo e orientato all’esterno, più che alle sensazioni interiori.

L’alessitimia svolge un ruolo fondamentale nel processo di insorgenza del burnout, in quanto, se la persona non è in grado di identificare le proprie reazioni emotive, che rappresentano dei segnali interni o sintomi dello stress, tenderà ad esporsi in maniera prolungata agli stressors, prima di intraprendere delle azioni appropriate per il fronteggiamento della situazione stressante. Inoltre, uno dei fattori protettivi rispetto lo sviluppo del burnout, è la presenza di un’efficace rete di supporto sociale. 

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Dal momento che l’alessitimia implica, oltre ad una difficoltà nel riconoscere le proprie emozioni, anche una mancanza di abilità nell’identificare e rispondere in maniera appropriata alle emozioni altrui, ciò può compromettere la capacità degli individui di ricevere e beneficiare di un sostegno sociale, rendendoli più vulnerabili alle difficoltà interpersonali sul lavoro.

Nell’ambiente di lavoro, queste caratteristiche possono rappresentare un ostacolo nell’affrontare situazioni altamente stressanti e sfidanti, diventando predittore significativo sia dell’insorgenza della componente dell’esaurimento emotivo, che dell’inefficacia professionale. Lo scarso sostegno interpersonale e la presenza di un clima organizzativo deteriorato e non cooperativo, contribuiscono allo sviluppo di tale esisto patologico.

L’altra faccia della medaglia: la consapevolezza emotiva

La consapevolezza emotiva, appartiene ad una delle cinque competenze personali, del costrutto di Intelligenza Emotiva descritto da Goleman: la Consapevolezza di Sé. Quest’ultima comporta la conoscenza dei propri stati interiori, preferenze, risorse ed intuizioni. Nel dettaglio, soggetti consapevoli emotivamente, abilità carente negli alessitimici, identificano quali emozioni stanno provando e ciò che le origina e riconoscono il modo in cui queste, influiscono sulla loro prestazione lavorativa. Da questa consapevolezza ne scaturisce un’altra, che sarà alla base di una gamma di abilità sociali, essenziali sia per la leadership che per il team working, ma anche per la creazione di un clima interpersonale supportivo: le nostre emozioni influenzano le persone che ci circondano.

Un esempio di come la consapevolezza emotiva migliori le prestazioni lavorative è riportato da uno studio dell’American Express Financial Advisor. Uno dei servizi venduti dalla compagnia sono le polizze sulla vita, le quali toccano uno degli argomenti più delicati per la maggior parte degli individui, la morte. I consulenti che riuscivano a riconoscere e sintonizzarsi al meglio con i sentimenti di angoscia e disagio del cliente, derivanti dal tema del servizio proposto, non focalizzandosi esclusivamente sulla conclusione del contratto di vendita, creavano una migliore customer experience ed un miglior rapporto di fiducia a lungo termine col cliente, il che si tradusse in maggiore vendita dei servizi.

Dal punto di vista della prevenzione del burnout, individui con maggiore consapevolezza emotiva saranno in grado di riconoscere i segnali di stress, quali l’esaurimento fisico ed emotivo, uno dei primi sintomi del burnout, rendendoli più abili a mettere in atto strategie di gestione delle emozioni e dello stress funzionali, tra cui anche il supporto sociale.

Prevenire il burnout, pensando al well-being dei propri collaboratori, e creare una migliore employee experience sono ormai alcuni degli obiettivi principali per le aziende, che investono sempre più nella ricerca e nella formazione delle soft skills principali per il successo del proprio business. Le soft skills, sono abilità trasversali che possono essere sviluppate, allenate e potenziate attraverso dei programmi di training, che offrono l’opportunità a ciascun individuo di esercitare una o più competenze specifiche, funzionali al miglioramento della prestazione lavorativa o al raggiungimento di obiettivi aziendali, attraverso il role-playing, simulazioni o l’utilizzo di altre metodologie.

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Bibliografia:

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Questo articolo è offerto da:

Chiara D'Agnese
Laureata in Psicologia Clinica nel 2020, con una tesi sul Burnout nella popolazione dei marittimi della Marina Mercantile, ho sviluppato una forte passione verso il mondo organizzativo e delle Risorse Umane. Ciò mi ha portato sempre più a formarmi in questo settore e condividere le mie conoscenze attraverso siti di divulgazione.

 

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