Dalla Sharing Economy alla Shock Economy
L’apprendimento continuo del genere umano
Sempre più spesso si parla di Sharing Economy ovvero di un modello di consumo ove i beni e i servizi non occorre possederli, li si usa solo quando se ne ha bisogno, pagando in proporzione.
“Lo stesso economista Jeremy Rifkin ne parla tramite il concetto che “l’accesso” conta più della proprietà.”
Si sta passando dal concetto di “proprietà tradizionale” (old economy) ad una economia che si struttura grazie a piattaforme che consentono l’accesso conveniente a innumerevoli servizi (Google, Apple, Yahoo, Facebook, Amazon, Uber, Airnb etc) che producono grosse ricchezze impiegando poche persone.
Questo sistema – grazie anche alla rivoluzione digitale – sta anche portando ad un nuovo paradigma economico o rottura rivoluzionaria dal punto di vista del capitale sociale (in particolare in America ma la velocità di penetrazione in Europa non è da trascurare): si avranno sempre meno dipendenti e sempre più freelance.
Si pagherà manodopera qualificata e non ad ore o sulla base del singolo bisogno contrattando tramite aste on-line già presenti in America quali Thumbtack?
Questo perché il sistema ci sta portando a spendere sempre meno per prodotti e servizi di qualità, i salari sono bassi, la precarietà aumenta, le tariffe diminuiscono, grosse liquidità sono in mano a pochi soggetti che spesso non le condividono con le comunità.
“Si privilegia l’affitto, il prestito o la monetizzazione a breve termine per servizi limitati a spot.”
Con quali conseguenze?
I rischi e le incertezze o le inefficienze vengono scaricate talvolta su lavoratori o larghe fasce di popolazione “non competitiva” perché non padrona del mondo “immateriale e digitale”.
Questo avrà effetti anche sul welfare state con una riduzione delle pensioni, la riduzione del tasso di natalità già basso in Europa e un processo graduale di impoverimento già in atto.
“Sta finendo un ciclo epocale ma dove stiamo andando?”
La forza creatrice dell’uomo si basa su stabilità, sicurezza e senso di appartenenza.
Ecco che il fondamento che sta alla base dell’economia della conoscenza e della condivisione, ovvero la fiducia e la collaborazione potrebbero declinarsi verso azioni o modelli di consumo e di vita distruttivi.
Siamo ad un bivio, non sappiamo bene dove stiamo andando ma una cosa è certa e vuole essere un messaggio positivo e ottimista: il pensiero umano e il desiderio di apprendere giorno dopo giorno per migliorarci sono i cardini di un nuovo modo di vivere le relazioni sociale ed economiche che dovrà farsi strada necessariamente.
Studiare la realtà sempre più complessa abbracciandone le contraddizioni e le opportunità per crescere “insieme” e sperimentare nuovi paradigmi, soluzioni non distruttive sono un po’ la missione del genere umano… non credete?
Che ne pensate?