Recruiting Trends Programmatic Recruitment

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Recruiting Trends

Programmatic Recruitment

di Fabrizio Coerezza – RecruitiX

Per capire cosa è il Programmatic Recruitment bisogna partire dalla definizione di Programmatic Advertising: “processo digitale basato sull’acquisizione di dati forniti da cookie e pixel, che consentono di individuare l’utente/cliente in target, registrandone l’azione tipo. Successivamente, in base alle informazioni ottenute, mediante piattaforme tecnologiche ad hoc, sono acquistati, in modalità automatizzata, gli spazi pubblicitari”.

È un processo contrapposto alla tipica attività manuale, non efficiente e totalmente umana, di negoziare, acquistare (spazi pubblicitari) e pubblicare online.

Adesso pensiamo agli annunci di lavoro.

Sapete esattamente dove li pubblicate? In quali bacheche/aggregatori online? Su Facebook? LinkedIn? O forse, più semplicemente, vi appoggiate ad agenzie che fanno questo lavoro per voi?

Il Programmatic Recruitment automatizza completamente queste attività: acquista gli annunci e gli spazi pubblicitari online, negozia l’acquisto in real-time, proprio mentre una persona in cerca di lavoro vuole visualizzarli, e sceglie dove pubblicarli.

La magia del Programmatic Recruitment

Grazie al Programmatic Recruitment, è possibile mostrare l’annuncio di lavoro ai candidati in target, siano essi attivi o passivi, mentre stanno navigando in Internet o si trovano su qualche social media.

Infatti, non tutti i candidati visitano le bacheche dei job board sulle quali avete pubblicato gli annunci di lavoro, ma tutti cercano o navigano in internet.

Ad esempio, immaginate di dover comprare un abito. La prima cosa che fate è cercarlo su un e-commerce o un sito web che vende abiti. Poi, abbandonate il sito, senza acquistare nulla e tornate ad interagire con le le vostre Instagram stories … ed è qui che vi aspetta la magia: la pubblicità dell’abito che avete appena visto vi appare davanti!

Ma come fa Instagram a sapere che vi piace quell’abito? Instagram non lo sa, ma il Programmatic si.

In pratica, il Programmatic Recruitment vi permette di qualificare i possibili candidati incrociando dati geografici, demografici, interessi e comportamenti online (targeting).

I potenziali candidati vengono poi “inseguiti” con banner e annunci personalizzati che rammentano al potenziale candidato l’annuncio adatto a loro (retargeting).

I candidati interessati e qualificati sono indirizzati direttamente alla pagina di candidatura del vostro Career Site o su landing page create ad hoc.

Per contro, i candidati non in target non vedranno nemmeno l’annuncio! Comodo, vero?

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Riassumento

Con il Programmatic Recruitment avrete:

  • una gestione centralizzata dei fornitori: aggregatori, job board, Facebook, LinkedIn e Google (display e search), e coprirete il 100% di internet con un’unica regia, senza dover dipendere da diverse funzioni aziendali;
  • un cruscotto nel quale vedere le performance dei vostri annunci in real-time, per canale utilizzato, per media, per costo, etc … insomma, avrete a disposizione dati mai avuti prima  sulle reali performance delle vostre ricerche, fondamentali per definire future strategie data driven e per capire i canali che sono davvero utili a voi;
  • sempre sotto controllo la spesa, perché l’AI sa quando bloccare gli acquisti in un certo canale o, al contrario, aumentarli, perché c’è interesse da parte dei candidati;
  • una migliore candidate experience, perché quando una persona si candida per una posizione, non vedrà più quell’annuncio. Inoltre, potete limitare la frequenza di visualizzazione dell’annuncio. Se una persona dopo aver visto la pubblicità di un annuncio lavorativo per 6 volte, diciamo, non clicca sull’annuncio, significa che non è interessata. Quindi meglio ignorarla e concentrarsi su altri candidati;
  • la possibilità di modificare qualsiasi parametro della vostra ricerca in qualsiasi momento: la potete mettere in pausa, fermare, far ripartire, modificare il budget, i criteri di spesa, creare dei limiti, aggiungere o togliere media, fare i test A/B degli annunci/banner, etc …
  • l’ottimizzazione dei costi di sourcing. I costi non aumentano, perché si dirotta il budget già stanziato per acquistare gli annunci o fare campagne social, verso l’utilizzo programmatico. Questo significa, a parità di spesa, essere più efficienti in termini di CV ricevuti (mediamente il 30/40% in più), oppure, a parità di CV ricevuti, un risparmio del 30/40% del budget. Nel Programmatic Recruitment – inoltre – si paga solo alla visualizzazione (Pay-Per-Click), quindi se la ricerca non ha successo, non si spende budget;
  • la possibilità di fare anche Brand Awareness ed Employer Branding, perché si gestiscono in modo programmatico anche i video, gli audio (ad esempio in Spotify) e le takeover skin.

Conclusione

Il Programmatic Recruitment non è sicuramente la soluzione a tutti i problemi legati alla mancanza di candidati o alla difficoltà nel reperire determinate figure professionali. Garantisce però una maggiore visibilità dei vostri annunci di lavoro e un’ottimizzazione della spesa, ma non può rendere interessate alle ricerche persone che non lo sono.

Per questo, suggerisco di avvicinarsi al Programmatic Recruitment con un progetto pilota, in modo da definire una strategia ritagliata sulle reali necessità e sulle caratteristiche delle ricerche da effettuare, e fare in modo che la tecnologia auto-apprenda il comportamento di ogni singolo annuncio, e lo ottimizzi.

Gestire una campagna di Programmatic Recruitment non è banale, e bisogna affidarsi a professionisti del settore.

 

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