colloquio di lavoro crisi

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Il colloquio di lavoro è in crisi?

di Solco Srl

Le trasformazioni tecnologiche e digitali hanno spianato la strada a nuove modalità di selezione

È fuori discussione che, a fronte delle recenti trasformazioni tecnologiche e digitali, mercato professionale e processi di recruiting siano in continua e costante evoluzione.

A testimonianza di quanto asserito poco sopra, la sempre maggiore diffusione di pratiche e iniziative di gamification nell’ambito dei processi di selezione del personale.

Un esempio in questo senso viene da Accenture, colosso della consulenza, che nel 2018 è giunta alla terza edizione del Cyber Game: un’iniziativa per neolaureati e laureandi che, divisi in squadre, erano chiamati a sfidarsi in un ambiente di gioco virtuale dove poter dimostrare le proprie abilità e competenze.

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La recente ludicizzazione del processo di selezione del personale ha, di fatto, mandato in crisi quello che a tutti gli effetti possiamo considerare lo strumento per eccellenza cui poter ricorrere in fase di recruiting: il colloquio.

Liz Ryan, esperta di risorse umane, ha cercato di dare una serie di indicazioni affinché il tradizionale colloquio di lavoro, a lungo andare, non diventi uno strumento di selezione del candidato ideale obsoleto, anacronistico.

A tal proposito, la stessa Ryan ha individuato 10 domande che, al giorno d’oggi, un selezionatore/recruiter non dovrebbe più fare in sede di colloquio, perché da considerarsi ormai superate, non più al passo con i tempi:

  1. “Saprebbe individuare la sua più grande debolezza?”
  2. “Dove si vede tra 5 anni?”
  3. “Perché dovremmo assumerla?”
  4. “Qual è stato il suo percorso di studi liceale?”
  5. “Cosa direbbe di lei il suo ex responsabile?”
  6. “Quali sono tre aggettivi che la descrivono maggiormente?”
  7. “È in contatto con altre aziende?”
  8. “Qual è la sua attuale retribuzione?”
  9. “Per quale motivo vorrebbe lavorare qui?”
  10. “Se potesse, quale animale vorrebbe essere?”

Tutte domande, secondo Liz Ryan, che non servono praticamente a niente, perché non dicono niente delle competenze e delle abilità del candidato. Domande inutili, anche perché rischiano di lasciare spazio a risposte aleatorie, prive di reale contenuto in termini professionali. Domande obsolete, che fanno riferimento ad un’idea di colloquio a dir poco anacronistica.

Dalla Ryan viene quindi un prezioso suggerimento affinché i colloqui di lavoro non vengano più a configurarsi quali interrogatori e diventino, in futuro, sempre più delle semplici e altrettanto utili conversazioni informali a scopo prettamente professionale.

Bibliografia consigliata

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